Sto con le sardine perché stavo con gli indiani… metropolitani

Sto con le sardine perché stavo con gli indiani… metropolitani

25 Novembre 2019 0 Di Lidano Grassucci

Mi stanno simpatiche le sardine, ma non per il fatto del loro nemico, ma per il caos dentro un mondo imbecillicamente ingabbiato. Non mi interessa il contro, ma l’incontro.

In tv, sempre gli stessi opinionisti, spiegano la stessa opinione da mesi e non si accorgono che le analisi che confermano a posteriori ciò che è avvenuto sono come “previsioni storiche”, “racconti di banali presenti”. Ma come non aveva già vinto Matteo Salvini in Emilia Romagna? Ma come non eravamo già alle elezioni ad agosto? Sono dentro una generazione, non guardateci come siamo ridotti ma provate a immaginare come eravamo, che scelse di non stare con i soldati blu ma con i pellerossa. Siamo stati indiani tra catrame e cemento, metropolitani, ma con la musica che usciva dalle messe della chiesa e si faceva cuore di “movimento”. Pensammo e non era previsto, immaginammo e non era contemplato. Trovammo tra libri che parevano dire il mondo diritto le ragioni di girarlo storto.

Ma non avevate idee, costrutto, un progetto? Vero, ma avevamo l’anarchia di immaginare il disordine impossibile, avevamo, in stanze da pastiglie trasformate, un modo collettivo di domani. Mi direte, ma avete perso. Io aggiungo e pure di brutto, guardate in che mediocrità viviamo nella palude di idee ripetute, consumiamo Coca Cola, mangiamo male parlandone pure, ma… Sì, c’è una eccezione a questa catastrofe, l’idea che quella sana anarchia, quella bestemmia all’inevitabile fu possibile, è possibile.

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
Fu un generale di vent’anni
Occhi turchini e giacca uguale
Fu un generale di vent’anni
Figlio d’un temporale

(Fabrizio de Andre, Fiume Send creek)

C’è in questo rumore il nostro ricordo, ora che ci penso anche i pellerossa furono sconfitti, abbracciamo una causa persa, ma sentimmo il mondo nuovo così vicino da toccarlo quasi. Credo che i benpensanti questo non l’hanno messo nel conto, loro all’addio diranno “era ovvio avessimo ragione”, noi diremmo “sarebbe stato bello fosse andato diverso” e ci farò compagnia la vita del dubbio e non la certezza della morte in vita. Le sardine domani finiranno? E che fa, ma loro conoscono il mare, si difendono insieme, attaccano collettivo, gli altri resistono egoisti.

I miei amici al bar: “o ci stamo ancora”. Sorpresi di essere vissuti, nonostante noi ed è una sensazione che vale una vita, perché l’abbiamo rischiata.

E’ vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe e che preferiamo morire.
Piuttosto che abbassare la faccia,
è vero, cerchiamo l’amore sempre nelle braccia sbagliate.

(Claudio Lolli, ho visto degli zingari felici)

Mi piacciono le sardine perché non mi piace il resto, la mediocrità inevitabile dei bene pensanti. E se finisce? A culo tutto il resto. Dite la violenza? Guardate come è andata e scoprirete da voi chi ha sparato e chi no.

Poi, ne sono certo, un giorno mi sveglierò e ci sarà un sole così bello, cosi pulito, così forte, il solo dell’avvenire anche se per me non avverrà.