Visti da Glenda: i bimbi no, per favore no

Visti da Glenda: i bimbi no, per favore no

26 Novembre 2019 0 Di Glenda Castrucci

Metto il telegiornale e sento che una bambina è stata lanciata dal balcone di un palazzo dal padre, apro i giornali online e leggo di una mamma che ha assassinato il figlio, accendo la radio e un bambino di due e mezzo è stato picchiato a morte dal genitore. Mi si stringe il cuore, mi sale il magone, scoppio in lacrime.

Ieri c’è stata la Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne, e ne ho lette di ogni. Il 20 novembre si è svolta la Giornata Mondiale Dei Diritti dei Bambini, e personalmente ho sentito poco parlare di un argomento sul quale vige ancora tanta omertà: quello sulla violenza dei minori.

E badate che per “violenza” non intendo lo schiaffetto educativo o la sculacciata sul sedere, perché tutti ne siamo stati “vittime”. Intendo, invece, proprio quella violenza feroce che ammazza i bambini, quella violenza che quando ne sentiamo parlare ci lascia l’amaro in bocca, ci disgusta.

In Italia, nell’ultimo anno, se ne sono sentite tante di storie di violenza sui minori, anche a Latina ci sono stati casi di abusi nelle scuole, ma pochi se ne interessano. Le cause scatenanti sono le più disparate: il bambino piangeva troppo, faceva i capricci, aveva privato mamma e papà dell’intimità coniugale, si era comportato male al parco, si era rifiutato di mangiare, e potrei continuare con una lista infinita.

Ricordiamo tutti, spero, Il delitto di Cogne, la cui vittima, il piccolo Samuele di soli 3 anni, è stato assassinato per mano della mamma, Anna Maria Franzoni, e il caso più recente dell’omicidio di Loris, ucciso, anche lui, dalla mamma Veronica Panarello, ora finalmente condannata a scontare 30 anni di reclusione.

Sono infiniti i casi di violenza e maltrattamento contro i minori, e mi chiedo cosa mai possa scaturire tanto odio nei confronti del proprio bambino, cosa abbia mai fatto il proprio figlio per essere sottratto alla vita, quale meccanismo entra in circolo per ripudiare ciò che si è creato, che ha il nostro stesso sangue, che è “fatto” da noi.

Ci si nasconde spesso dietro a delle patologie, ma non è sempre vero che chi commette il crimine sia davvero affetto da malattie psichiche, anzi, c’è chi ci gioca sopra per farsi dare l’infermità mentale. Esiste la depressione post-partum che colpisce le neo-mamme, una brutta bestia spesso difficile da sconfiggere, che non sempre viene captata dai papà o da chi vi sta intorno, e che se non presa in tempo può dilagare in maltrattamenti verso il proprio neonato. Tante donne se ne sono servite per “uscirne pulite” dall’abominevole reato commesso, poche ne soffrivano davvero. Voi tutti, che scusanti avete per la vostra scempiaggine?

Sono arrivata al punto di pensare che prima di mettere al mondo un bambino le coppie dovrebbero andare da un terapista per capire se effettivamente sono in grado di crescere un figlio, che le maestre di scuole materne ed elementari dovrebbero obbligatoriamente partecipare a sedute con psicologi per riversare le frustrazioni e nervosismi che comporta il loro lavoro, così da non sfogarsi sugli alunni.

Ci sono donne che desiderano figli ma non possono averne, ci sono famiglie a cui viene negata l’adozione, genitori che si son visti portar via i propri figli da malattie infami e incidenti automobilistici. Voi, invece, che avete ricevuto il più bel dono del mondo, lo buttate via come fosse niente.

Guardiamoci tutti intorno, stiamo attenti ai segnali di allarme dei genitori orchi, denunciamo chi fa del male ai minori, scegliamo attentamente le scuole per i nostri figli, proteggiamoli fin quanto ci sia possibile. Si sta in silenzio per paura, ma questo silenzio va spezzato.

 

Il mio pensiero va a tutte le piccole vittime di genitori diavoli, di mamme streghe e di papà mostri. Non esiste cosa più bella sull’universo dei bambini, della loro gioia, della loro spontaneità e delle loro sonore risate. Grazie piccoli amici, perché ci insegnate ancora a sognare.

 

Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco

e attende che i bambini,

attratti dalla sua luminosità,

vengano a impregnarlo dei loro colori.

(Fabrizio Caramagna)