Giornata della disabilità, quel bisogno di amore

Giornata della disabilità, quel bisogno di amore

3 Dicembre 2019 0 Di Glenda Castrucci

Il 3 dicembre, si celebra la Giornata Internazionale della Disabilità, istituita dall’ONU nel 1982.
Lo scopo di questa giornata è quello di sensibilizzare la pluralità delle persone verso chi è affetto
da disabilità, promuovendone il benessere e ricordando il principio di uguaglianza. Non è una
novità e nemmeno un segreto, che moltissime delle persone affette da disabilità vivano spesso in
uno stato di abbandono, soprattutto gli anziani, che stando alle ultime statistiche, sono in numero
di gran lunga superiore rispetto bambini ed adulti. La maggior parte di loro ha limitazioni gravi e
vive in isolamento e trascuratezza, non potendo contare nemmeno su aiuti dall’alto. È per questo
motivo che dal 1° gennaio 2020 verrà istituito un ufficio permanente per le persone con disabilità
presso Palazzo Chigi, strumento che servirà per coordinare il lavoro delle varie amministrazioni,
fornendo una rete su cui contare in caso di bisogno.

Ma ci sono tantissimi altri gravi problemi che affliggono chi è affetto da disabilità. Uno di questi è,
da sempre, il bullismo, di cui sono vittime bambini e ragazzi, sia nelle scuole che al di fuori. La
probabilità che un bambino con disabilità venga picchiato, insultato e beffeggiato, è quattro volte
maggiore rispetto ai bambini non disabili. Questo a causa dell’ignoranza che genera
discriminazioni e disprezzo, e della mancanza di sostegno sociale per chi si prende cura di loro. Un
altro grande stigma per le persone con disabilità è l’emarginazione, perché si crede erroneamente
che essendo “diversi”, non abbiano umanità, non sappiano dialogare, fare amicizia e donare il loro
affetto a qualcun altro, si dà per scontato che siano incapaci di fare qualsiasi cosa e quindi un
peso. Non è così: ci sono persone disabili che han vinto premi e medaglie nel campo dell’atletica,
chi invece dipinge meglio dei “normali”, chi suona, chi canta, chi si è dedicato alla danza o al
decoupage.

Sanno amare come tutti noi, sanno essere nostri amici, sanno ascoltarci e consolarci,
hanno anche loro dei sentimenti, e sebbene sia difficile da credere, hanno un gran cuore e
avvertono l’indifferenza e la cattiveria che li circonda. Ebbene la cattiveria è anche causa delle
barriere architettoniche, che limitano ogni giorno la loro libera circolazione e il loro libero vivere:
partendo dai mezzi di trasporto impossibili da utilizzare, visto che la grande maggioranza non è
dotata di pedane e dove ci sono non funzionano, si continua nelle attività commerciali, ristoranti,
bar, negozi, che non dispongono delle accortezze per persone disabili. Nella nostra città, Latina, è
stato più volte fatto presente che arrivare in spiaggia per chi soffre di disabilità è impossibile, a
causa delle passerelle obsolete e decadenti, senza però alcun riscontro. Così come le lamentele
per luoghi di ritrovo non correttamente adibiti, ma nessuno fa niente. Non è forse cattiveria
questa? Madre della discriminazione e cugina dell’indifferenza.

Ed è proprio a causa dell’indifferenza dei più, che oggi tiro in ballo l’argomento disabilità, giacché
che se ne parla poco, ed essendo una tematica che riguarda una minoranza, interessa quasi nulla.
Bisognerebbe metter su una scuola di sensibilizzazione, dove si dica che non esistono diritti
differenti tra “noi” e “loro”, che non sono mostri bensì persone come noi, che meritano il rispetto
di tutti, dal bambino all’anziano, oltre che la nostra solidarietà ed il nostro amore. Di malvagità ne
è pieno il mondo, purtroppo, ma ogni persona dovrebbe scavare nel proprio animo e tirar fuori un
minimo di umanità e donarla a chi è più debole. Insegnate ai vostri figli il rispetto per il prossimo,
facendogli capire che la “diversità” non è immonda, scontratevi con i vostri compagni quando a
scuola bullizzano una persona disabile, e non ridete se per strada o al supermercato vi trovate
davanti chi “non è come voi”.

Siamo tutti uomini e donne, bambini e bambine, anziani e anziane, ognuno con la propria pelle, le
proprie ossa, ma soprattutto il proprio CUORE.