Latina e il suo silenzio rumoroso del concerto di capodanno
2 Gennaio 2020C’era gente ieri a Latina, le persone affollavano Corso della Repubblica con i suoi negozi aperti anche il primo dell’anno ma in questo moderno concerto di capodanno, fatto di luci e rumori uno strano silenzio avvolgeva la città.
Latina e il suo silenzio moderno
Nelle strade del capoluogo pontino ancora domina l’aria di festa, anche se una piccola nostalgia inizia a invadere i cuori dei più, quella nostalgia che fa di capodanno, il primo giorno di un anno nuovo, ma l’ultimo di festa con la testa già al ritorno al lavoro. Piazza del Popolo è viva, le luci che la contornano fanno quasi sentire meno il freddo che si era fatto dimenticare nei primi giorni di dicembre dopo un novembre piovoso. La pista di ghiaccio è piena di grandi e piccini che si rincorrono, cadono, scivolano, si rialzano e imparano un nuovo modo di camminare, più fluido, più liscio del normale, imparano un nuovo equilibrio instabile. Il Poeta è pieno e il fumo che sale dalle tazze sui tavoli parla di tisane digestive o caffè di incontro consumati in una lenta fretta prima del ritorno al tavolo familiare. Su Corso della Repubblica i chioschetti attirano gli occhi dei passanti sui vari gadget e dolciumi vari che ci fanno sentire ancora poco sazi di cenoni e pranzi festivi di questi giorni. Una bancarella di libri usati crea un capannello di persone in cerca dell’occasione libresca sfuggita ad altri occhi e nella foga culturale si accendono e si spengono le luci degli occhi degli avventori, come delle vere e proprie luci natalizie. Più si va avanti e più la gente si fa rada, il brusio, sempre sommesso e mai chiassoso di festa, si fa sempre più basso e anche le conversazioni in strada tengono un volume sempre più basso. Piazza San Marco è deserta, i portici invece restano l’ultimo baluardo di presenza umana. Da qui fino al bar Friuli, il rumore dei passi diventa sempre più presente e il suo eco rimbomba nelle arcate di cemento e marmo. È qui che inizia a colpire il silenzio.
Il concerto di capodanno mancato di Latina
È qui che il fresco ricordo di un moderno concerto di capodanno fatto di luci e di brusii sbatte violentemente contro il ricordo del vero Concerto di Capodanno di Latina, quello che ogni primo gennaio il teatro d’Annunzio era solito ospitare, quello organizzato dal Campus Internazionale di Musica che invitava ad esibirsi i migliori artisti internazionali. Manca il Concerto di Capodanno fatto di note, in una Latina vista da occhi esterni come “fredda” e senza storia ma che invece la sua storia ce l’ha e l’ha dimenticata o la nasconde per vergogna del presente. Perché il Concerto di Capodanno di Latina era diventato antagonista nel suo piccolo di quello viennese trasmesso in tv, era diventato alternativo al Bel Danubio Blu e alla Marcia di Radetzky suonati nella Musikverein di Vienna, era diventato un momento di incontro della città nel quale non si godeva solo della musica, ma in cui si stringevano amicizie, ci si conosceva, si prendeva atto della comunità della città, ci si incontrava per l’ennesima volta, per la prima volta nell’anno, era un momento in cui si facevano progetti. Da ormai due anni purtroppo, a causa della mancanza del teatro, Latina soffre di un concerto di capodanno rumoroso, fatto di brusii, di un silenzio quasi assordante; è in questi momenti che Latina manca un appuntamento della sua giovane storia, lo nasconde, si gira da un’altra parte per non vergognarsene. Si spera dunque che quest’anno, il 2020, con la sua cifra tonda che è sempre utile a inaugurazioni o aperture, porti con sé la riapertura del d’Annunzio e con esso tutte le attività collegate a un teatro, per ridare a Latina una Casa della Cultura, per rendere a Latina un pezzo della sua storia, per tornare a incontrarsi con la musica e le persone al Concerto di Capodanno del Campus, sempre che non sia stato già dimenticato.
Latina, la città invisibile,vittima dell’incuria e dell’indifferenza che,sommate,creano un vuoto culturale. Il Campus ha rappresentato una cellula “impazzita”, una extravaganza di lusso che ha dato lustro,ha comportato benessere non solo musicale ma anche socioculturale. Sì, i Concerti di Capodanno,in un luogo deputato in cui si riverbera il senso civile di una comunità: il teatro. La Musica, linguaggio universale, fruibile da tutti senza differenze ci censo o di razza. Riccardo Cerocchi ha introdotto e perseguito tenacemente sul “campo”, è il caso di dire, l’opera di trasfusione e diffusione del fatto musicale proponendo uno stile e un metodo di “conduzione” che,fosse stato recepito per il teatro cittadino,quasi sicuramente non saremmo arrivati a tanta desolazione o vergogna. Buon anno gente, sperando che la comunità prenda coscienza di tanto scempio e abbia il coraggio di riscattarsi!