Latina, il mio appello alla politica della parola contro l’ipocrisia moralista

Latina, il mio appello alla politica della parola contro l’ipocrisia moralista

3 Gennaio 2020 0 Di Lidano Grassucci

Ci sono stati luoghi, a Latina, in cui si pensava, si chiacchierava a vanvera per poi trovare cose sensate, cose che cambiavano la vita. C’era la libreria Raimondo, c’era il negozio di  Raffaele Muzio, c’era il club Turati e relativa libreria, o la Fenice. C’erano i partiti, ma va be quelli erano altra cosa, ma erano luoghi del parlare a vanvera. Facendo così a Latina scrivemmo il nostro “Dalla Terra alla Luna”, il nostro “20000 leghe sotto i mari”. Insomma immaginammo e ne usci un Teatro comunale che non c’era (e ora l’incapacità amministrava tiene chiuso da sei anni), prima una città che diventava industriale da rurale che era, e poi post industriale da bere. Oggi? Mi sono illuso che la sede di Lbc in corso della Repubblica diventasse un luogo “sostitutivo” dei luoghi, dei partiti… l’hanno chiuso in nome della prassi amministrativa, dando vita ad un inutile ciclo amministrativo, e non mi si dica che è amministrazione pagare i debiti, quello è dovere e non è alternativo a tappare le buche. Di fatto in città si è passato dai caffè, le osterie, i teatri dove si “pensava l’Italia”, ai bar dove, in piedi, si consuma il solo scorrere del tempo. La politica è diventata un surrogato del diritto amministrativo, il confronto non  è tra idee diverse ma tra ipotesi di reato, le idee sono state sostituite da ipocrite virtù e i sindaci si sentono giudici e carabinieri, salvo ridiventare garantisti quando alla porta bussano i carabinieri.

Il primo gennaio del 1980 moriva il compagno Pietro Nenni, lui aveva fede politica, quando fu nominato ministro all’atto dell’insediamento si presentò in ufficio il comandante dell’aliquota carabinieri del ministero. Nenni si alzo e andò a prendere il cappotto, l’ufficiale sorpreso: “Ma che fa eccellenza?”. “la seguo”, rispose Nenni. Lui era rivoluzionario e non comandava le guardie, la le guardie arrestavano le sue idee.

Piango Nenni a 40 anni dalla scomparsa, e piango la mia Italia che non ha Nenni.

Latina si salva se torna a pensare, se torna a parlare a vanvera, se cerca idee diverse, se non ripete riti, se passa dall’essere protagonista di cronache ad essere confronto di futuro.

A noi non interessa quanta virtù c’è in un cristiano, ma ci interessa quanta fantasia ha nel costruire le cattedrali a Dio.

Vi immaginate tornasse in vita Nino Corona e qualcuno gli raccontasse che Latina non ha il teatro, ma è ancora aperto il Cinema dei preti? Io mi vergognerei, anzi mi vergogno.

 

Nella foto il caffé Pedrocchi di Padova