Il mondo sta ripartendo ma noi, noi qui a Latina, stiamo baloccando su di chi è la colpa. Come se la nostra storia non fosse in comune ma ciascuno avesse il suo pezzo. Quelli contro il sindaco attuale, Damiano Coletta, segnano tutti (ed ahimè evidenti) i limiti dell’amministrazione nel tempo presente. I tifosi dell’amministrazione rimandano a “quelli che c’erano prima”. Quindi siamo legati ad un mediocre presente dopo un mediocre passato, ma dentro, e sempre, ci sono i cittadini, la mancanza dei servizi e l’agonia di una città che muore senza che alcuno, (quelli di prima, quelli di oggi in questo sono eguali) abbia una idea di domani, di futuro.
Dice, ma c’è la crisi, ma è una crisi epocale. Mentre noi balocchiamo di questo, non in Cina, non a Dubai, non nell’America di Trump, ma nella italiana Milano stanno rifacendo la città
“Milano, arriva la “Scheggia di vetro”: il grattacielo che riduce la CO2 come 10 ettari di bosco
Centoventi metri di altezza, 26 piani e seimila metri quadrati di pannelli fotovoltaici. A Milano sarà inaugurato nel 2020 Gioia 22 (già ribattezzato “Scheggia di Vetro”), la nuova generazione di complessi per uffici ecosostenibili. Un palazzo con ampie vetrate, per sfruttare la luce naturale, autosufficiente grazie all’energia prodotta dai pannelli e in grado di ridurre la produzione di anidride carbonica quanto 10 ettari di bosco”
La Repubblica, 4 gennaio 2020
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non dice mai è colpa di Carlo Tognoli, o chiama in causa Marco Formentini, o Letizia Moratti. Lì fanno da dove gli altri sono arrivati. Da lì in poi non negando alcuno dei problemi presenti, non cercando colpe ma il cacciavite per risolverlo.
Va di moda, tra i colettini, la scusa “ma abbiamo pagato i debiti”. E certo perché c’era la possibilità di non pagarli? Gli impegni di una città sono della città, non di chi li ha fatti. Ma le colpe? Sono già state risolte dai cittadini che non hanno votato quelli di prima, ma messo in campo quelli di oggi.
E chissà come sarà lui domani
Su quali strade camminerà
Cosa avrà nelle sue mani, le sue mani
Si muoverà e potrà volare
Nuoterà su una stella
Come sei bella
E se è una femmina si chiamerà Futura
E’ il testo di Futura una canzone di Lucio Dalla del 1980, 40 anni fa. Dentro c’è la politica che è sempre idea di domani. Capite la ragione per cui la politica non è cosa di volenterosi, non è cosa da boy scout, da oratorio, da dame di San Vincenzo, la politica è idea della città.
Milano la stanno “reinventando”, la stanno costruendo, faceva panettoni, automobili e acciaio, ora immagina le cose che non ci sono, ora ripensa la sua bellezza per aggiungere alle cose la bellezza. E non ha mai chiuso il suo Teatro alla Scala, anche sotto le bombe, ha immaginato il domani in un teatro “piccolo”. Senza scuse ha cantato l’Italia che non c’era, e lo fa da sempre, e l’ha pensata includendo da Lampedusa a Bolzano, qui da noi sei straniero se solo sei di Bassiano.
Buon inizio dell’anno nuovo, io spero nelle ragioni, ma troverò tifosi di niente, vendicatori di alcun torto. Insomma povera gente.
Nella foto Torre Gioia 22, detta Scheggia di vetro, verrà aperto quest’anno
Naturalmente ci sarà sempre il genio che commenterà, ma cosa c’entra con Latina la scheggia di vetro. Come se Latina non fosse in questo mondo ma una fossa a parte. Marco Polo per capire e fare grande Venezia andò nel Catai, conobbe la seta e fece più grande Venezia… e il Catai.
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