Latina Jazz Club è festa con Cinzia Tedesco e Bob Dylan

Latina Jazz Club è festa con Cinzia Tedesco e Bob Dylan

12 Gennaio 2020 Off Di Luca Cianfoni

Sala colma quella di venerdì al Circolo Cittadino Sante Palumbo di Latina, dove il Cinzia Tedesco Quartet si è esibito per il primo appuntamento dell’anno del Latina Jazz Club, rivisitando tutti i grandi classici di Bob Dylan in chiave jazz.

La grande festa del Cinzia Tedesco Quartet

“Speravo foste tanti, ma siete tantissimi e questo è bellissimo”

Sono queste le prime parole di Cinzia Tedesco alla sala del Circolo Cittadino di Latina Sante Palumbo, nel concerto inaugurale di questo nuovo anno. Dire che la sala è gremita è dire poco, fino a pochi secondi dall’inizio del concerto si aggiungono sedie, si cercano angoli vuoti in cui far accomodare il pubblico ritardatario, perché i concerti del Latina Jazz Club Luciano Marinelli sono una festa e alle feste non si manda via nessuno. Così si abbassano le luci entrano i musicisti, poi Cinzia Tedesco che inizia a danzare, dolcemente, con pochi passi sul palco. Aspetta che il demone della musica poco a poco entri in lei e quindi inizia la serata omaggio a Bob Dylan con Lay lady lay. Il jazz che nasce dalle mani del pianista Stefano Sabatini, del contrabbassista Luca Pirozzi e del batterista Pietro Iodice è dolce, cresce piano, e la voce di Cinzia Tedesco è limpida e gentile e si diffonde all’interno della musica, si impasta, si confonde, poi riemerge e alla fine domina il brano.

“Abbiamo deciso di omaggiare Bob Dylan – confessa Cinzia – per esaltare il suo essere grande scrittore di uomini, di storie di uomini ai margini e il viaggio che faremo stasera racconta il mondo nascosto dei tempi di Dylan e che ancora oggi rimane coperto tra le pieghe del bel vestito della società, un mondo insomma che non si vede ma che è fuso con la realtà”

Ed il viaggio inizia con il lento invito musicale di Hey Mr tamburine, che poi si avvia spedita nel suo ritmo gioioso e allora cominciano a muoversi i piedi nella platea, tengono il ritmo, fendono l’aria insieme ai colpi di Pietro Iodice e tengono il tempo al ballo di Luca Pirozzi con il suo contrabbasso. Una danza di tom e timpani del batterista poi, introduce il pubblico a cantare Make you feel my love, seguita subito dopo da I shall be released; il suo groove coinvolgente fa saltare il maestro Sabatini sui tasti neri e bianchi del pianoforte. “I see my light come shining”, “vedo la mia luce brillare”, canta Cinzia Tedesco e la luce di questa musica entra all’interno della sala Pietro d’Orazio illuminando tutta la platea. A chiudere la prima parte di questo concerto, pardon, viaggio è Knockin’ on heaven’s door. Le note acute del contrabbasso sembrano far scendere la canzone dal cielo limpido della sera latinense, contagiando anche il pianoforte che sembra aver smarrito le note gravi. È dolce, soffusa, anche nei crescendo, il tempo incalza, aumenta verso la fine della canzone e allora il ritornello gridato dalla voce sempre gentile di Cinzia Tedesco diventa una richiesta accorata, una preghiera.

Uragani musicali e pietre rotolanti travolgono la sala

Si ricomincia forte dopo l’intervallo, Hurricane soffia nelle mani di Sabatini producendo un vento di note che avvolgono le note del contrabbasso, scaraventando nell’aria i colpi della batteria di Pietro Iodice. È l’anima della canzone e l’anima del jazz, l’improvvisazione è sovrana e il pubblico si diverte ascoltando il divertimento in libertà dei musicisti. Dopo la tempesta viene sempre il sereno e Meet me in the morning è lasciata nuda, come vuole il blues, solo contrabbasso insieme alla voce, creando un’unione perfetta, sottolineata dalla sintonia perfetta che si dimostra ancora meglio nella successiva tappa di questo viaggio americano, Just like a woman. Lo swing non risparmia nessuno in platea e il walking del contrabbasso insieme allo scat di Cinzia Tedesco rappresentano insieme la leggerezza della musica, della bambina protagonista del racconto di Dylan e la drammaticità della prostituzione minorile. Un cortocircuito significante che riassume la canzone e il suo senso, quello della storia di una prostituta bambina nella patria dei sogni, gli Stati Uniti. La serata poi si chiude con due grandi classici dylaniani, Blowin in the wind, che assume nel riarrangiamento jazz i contorni di una ninna nanna accompagnata in un primo tempo solo dal pianoforte. Le note si fanno leggere come l’aria, come il vento, anche quelle gravi del contrabbasso; i colpi di batteria sfogano la rabbia di chi come Dylan, come ognuno di noi, a volte non riesce a cogliere le risposte che sfuggono proprio nel vento. Dopo aver emozionato tutti in sala con questa versione commovente di Blowin’ in the wind, la serata non poteva che finire con una delle più famose canzoni di Bob Dylan, Like a Rolling Stones. E allora i musicisti iniziano a correre con i loro strumenti, iniziano a battere sempre più forte il tempo di questa canzone, come se una grande pietra rotolante fatta di note li rincorresse sul palco. Le mani della platea accompagnano tutti i ritornelli, chi a tempo chi no, rispettando a pieno lo statuto di libertà che è consono alla musica. È una vera festa quella del Latina Jazz Club, è stata una vera festa con Cinzia Tedesco Quartet e il loro Bob Dylan jazz.