Latina chiusa tra il modello Littoria e la città di Maria Goretti

Latina chiusa tra il modello Littoria e la città di Maria Goretti

21 Gennaio 2020 0 Di Lidano Grassucci

La politica a Latina dalla “fine della politica” (la ventata di tangentopoli) si fa con “rivendicazioni” sul prima, come se con quelle inchieste fosse stata cancellata, non una classe dirigente, ma il futuro. Si chiude con Latina e “ritorna” Littoria (Finestra, Zaccheo, Di Giorgi) , poi si chiude con il ritorno alla fondazione per tornare a Santa Maria Goretti e alla città delle virtù, alla difesa della verginità fino all’estremo sacrificio della morte della città (Damiano Coletta). Scomparso dall’orizzonte il tema della città di domani che tanto appassionò i democristiani (Muzio. Corona) , i socialisti (la città che faceva il foro, che cercava ritrovi, umani dialoghi), e i comunisti nella idea di pianificare ogni cosa con piani quinquennali. Ciascuno nella sua discutibile utopia, ma questo è stato sostituito da “quelli di prima”, e ciascuno ha un prima, ma tutti abbiamo bisogno di un domani, di un altro. La città rincula nei rancori, non sedimenta speranze, si blocca, ghiaccia, si ferma, si cancella per cancellare il pezzo dell’altro si trova senza alcun pezzo.

Il modello Littoria ha svuotato il centro storico dalla vita per farne un monumento ideologico, il modello Santa Maria Goretti ha reso “violento” anche il respirare della città, il combinato disposto è quello che abbiamo un cimitero, perché è il cimitero l’unico luogo dove è bandito il futuro, regna l ricordo, sono tutti onesti e manco di sporca per cui non servono discariche (per incenerire i morti si va altrove).

La città rincula sempre nella Storia, non si lancia in nuove storie. Laicamente.  San’Agostino nella città di Dio metteva la perfezione, nella città degli uomini il bisogno anche delle fogne. Littoria e la città di Santa Maria Goretti, tra questi due estremi servirebbe, semplicemente, la città dei cittadini.