Latina, il carnevale e noi terribili ragazzi degli anni ‘70

Latina, il carnevale e noi terribili ragazzi degli anni ‘70

2 Febbraio 2020 0 Di Emilio Andreoli

Tra poco è carnevale e inevitabilmente si parlerà dei carri, se sono in regola,  se sfileranno in piazza del Popolo, insomma qualche polemica uscirà fuori come sempre. Ma negli anni ’70 i carri non esistevano. E come festeggiavamo, noi ragazzini e ragazzi, negli anni ’70 il giovedì e il martedì grasso? Con manganelli, uova e gavettoni. Una vera guerriglia urbana…

 

Chi dice che i ragazzi di oggi sono terribili, dimentica quello che combinavamo noi ragazzi di Latina degli anni ’70 il giovedì e il martedì grasso. Ricordo che quando uscivamo da scuola, in quei due giorni succedeva di tutto. Manganelli di gomma riempiti di carta, o con l’ovatta, buste piene d’acqua, uova possibilmente marce e fialette puzzolenti. Eravamo armati fino ai denti, una vera e propria guerriglia urbana.

Eravamo il terrore dei commercianti, il giorno dopo li vedevi pulire le vetrine dei negozi, sporchi di farina e uova, quando gli diceva bene, perché se erano stati colpiti dalle fialette puzzolenti era ancora più complicato. Accadeva perché le ragazze si rifugiavano lì da loro e noi attendevamo con pazienza, però appena si affacciavano fuori era il delirio.

Ricordo le battaglie di gavettoni al Polo e in piazza della Libertà. Gli attacchi erano improvvisi, entravamo nel portone accanto al bar Di Russo e dal cortile interno, lanciavamo le buste piene d’acqua ai ragazzi del Polo. Ma la polizia e i vigili mica stavano a guardare, era un inseguimento continuo, e uno di quei tremendi martedì di carnevale arrestarono “Pollicino”.

“Pollicino” era un ragazzo che veniva dalle case popolari. Riccio, basso di statura, ma con una forza incredibile. Un giorno lo vidi, nella saletta di fronte al bar Di Russo, mentre alzava con la schiena un tavolo da biliardo. Quando lo arrestarono, andammo tutti sotto la questura a gridare “Pollicino libero”. Due ore a gridare finché non lo vedemmo spuntare dal portone della questura, e l’applauso scattò spontaneo.

Quel memorabile carnevale del 1978

Vi voglio però raccontare del carnevale del 1978, l’anno di “Born to be alive” (nato per essere vivo), cantata da Patrick Hernandez, di “I will survive” (sopravviverò) di Gloria Gaynor, mentre Lucio Battisti cantava “Una donna per amico”. Quell’anno organizzammo il più bel carnevale che io ricordi.

Preparammo il primo carro di carnevale in assoluto della città, ma era un carro funebre con tanto di bara vera ed epigrafi per il nostro amico Savino. “È morto Savino” c’era scritto nell’annuncio funebre. Ci incontrammo in piazza della Libertà, tutti mascherati. Savino dentro la bara  con il vestito da morto, Elio travestito da donna che faceva la parte della moglie e Adriano la parte dell’amante, Filiberto vestito da prete con un carciofo in mano che dava la benedizione. Andrea vestito da arabo nella parte del parente ricco che distribuiva petroldollari.

L’epigrafe del “funerale” di Savino

Il carro funebre partì per il centro della città e centinaia di ragazzi, vestiti da carnevale, appresso al feretro. Le due “donne” gridavano il loro dolore e si prendevano a borsettate, il morto ogni tanto si alzava con gli occhi sbarrati. Il carro funebre era preceduto da due motociclisti con la scritta “polizia”. In Corso della Repubblica uscirono tutti dai negozi a vedere cosa fosse successo. Dopo un primo momento di costernazione la gente rideva, qualcuno applaudiva al morto che salutava.

Il traffico era paralizzato, e quando vedemmo i vigili pensammo subito che il gioco fosse finito, invece loro, per nostra grande sorpresa, rimasero sbigottiti e ci fecero passare. Forse capirono che se ci avessero fermato, qualche casino sarebbe successo e quindi furono comprensivi. Noi finimmo il “Giro di Peppe” e togliemmo il disturbo. Purtroppo non sono riuscito a trovare nessuna foto di quella giornata memorabile, mica  esistevano i cellulari…

Giuro che Latina una volta è stata allegra, noi ragazzi terribili degli anni ’70 sapevamo ridere perché avevamo la giovinezza dalla nostra parte e il futuro sapeva di buono. Vorrei che fosse così anche per i giovani di adesso e vorrei che Latina tornasse a sorridere, perché è diventata triste e rancorosa. Sta a noi dare quella speranza che è stata anche la nostra.

Messaggio per i giovani

Ragazzi, quando qualcuno della mia età vi dice che la gioventù di ieri era meglio di quella di oggi, non dategli retta. La gioventù è bella sempre, quella di ieri, quella di oggi e lo sarà anche quella di domani. Cogliete l’attimo e vivetela, perché poi non torna più.

Buon carnevale a tutti

 

Foto di Francesco Pezzella