Congresso Acli di Latina e la cultura del servire

Congresso Acli di Latina e la cultura del servire

13 Febbraio 2020 0 Di Fatto a Latina
Riceviamo, e pubblichiamo, da Nicola Tavoletta, direttore provinciale delle Acli, un contributo a margine del congresso provinciale dell’associazione
Il XXII Congresso delle Acli provinciali di Latina è stato concepito per esprimere i propri frutti nel tempo.
Un Congresso voluto nella dimensione classica, nel quale è stata elaborata una sintesi che ha assunto l’impegno di mandato politico per la classe dirigente eletta.
Una assemblea congressuale ricca di confronto, attenta ai ragionamenti e alle riflessioni, che ha alzato il livello di attenzione e di tensione ideale.
La capacità dei partecipanti è stata quella di adeguarsi ad un gioco al rialzo del livello del dibattito, senza mai banalizzare.
Ogni relatore, ospite o delegato, ha abbandonato il “livello social” per affrontare le complessità.
Le Acli hanno chiamato tante organizzazioni provinciali a condividere la giornata congressuale per rafforzare la rete dei corpi intermedi.
I numeri sono stati evidenti, 40 delegati, 300 partecipanti e 22 rappresentanze intervenute, ma sono stati i contenuti a porsi come patrimonio di questo appuntamento.
Cerchiamo di disegnare in questo articolo la mappa programmatica che è affidata al nuovo governo aclista.
Due questioni le abbiamo immediatamente chiarite per disegnare il perimetro culturale nel quale ci muoviamo.
La prima riguarda la natura politica della comunità della quale siamo parte attiva, quella pontina, che storicamente è definita di destra; abbiamo sottolineato che la provincia di Latina non è certamente di sinistra, neanche pienamente di destra, ma è certamente sempre stata composta da lavoratrici e lavoratori cristiani, sin dal 1932 per quanto riguarda l’area di Bonifica.
La seconda riguarda la natura della proposta politica delle Acli, che è declinata tramite i principi della dottrina sociale cristiana e tramite di essa sfidano il “polo della indifferenza”.
Il mandato politico associativo si basa su alcuni punti sostenuti dalle relazioni e dalle tesi congressuali così declinati.
Al primo punto la riscoperta della funzione sociale del lavoro, che si eleva rispetto a quella economica, perché equilibra ed armonizza la società verso l’uguaglianza, il benessere e la sicurezza.
Anche lo schiavo lavora, ma è la funzione sociale del lavoro a realizzare l’uomo e la comunità.
Infatti il valore del lavoro non è apprezzabile solo per produttività economica, ma appunto per funzionalità sociale.
A questo punto si aggancia un diritto da anni sostenuto dalle Acli, quello del diritto alla formazione professionale.
Il secondo punto si basa sul metodo cooperativo per sviluppare i percorsi lavorativi, anche qui per stabilire processi condivisi che armonizzino ed equilibrino, evitando anche gli sprechi.
Il terzo punto è la centralità della famiglia nelle politiche economiche, anche delle amministrazioni locali, promuovendo anche forme di welfare aziendale o di comunità.
Al quarto punto vi è il ritorno a sostenere e promuovere la Costituzione Repubblicana quale regolamento della partecipazione democratica e politica, anche locale, dove si confondono funzioni e poteri.
Questo tema focalizza anche la funzione fondamentale dei corpi intermedi per garantire rappresentanza e libertà, ma anche la irregolarità di movimenti non rispettosi della Costituzione stessa per natura giuridica.
Al quinto la volontà di condividere in un ampia rete un “nuovo patto educativo”, che orienti la formazione integrale dei giovani sui quattro precedenti punti.
Il patto educativo è reso necessario anche per affrontare tre criticità sociali: l’etica della responsabilità, l’etica della affidabilità e l’etica della legalità.
Tre criticità evidenti nell’era dei social, dove tanti affrontano tutto senza impegno.
E’ stato un Congresso che ha approfondito ognuno di questi passaggi e che ha voluto rinnovare il lavoro delle Acli per servire la Comunità