I virus e quella paura che hanno gli “immortali”

I virus e quella paura che hanno gli “immortali”

21 Febbraio 2020 0 Di Lidano Grassucci

Un italiano si è ammalato in Italia, di coronavirus. Una cosa seria, che fa presa con scienza, coscienza e conoscenza. Ed ecco il paese “contrario ai vaccini” che diventa “terrorizzato dai contagi”. Come risponde? Come si faceva nel far west quando nessuno credeva al medico ma tutti al piazzista venditore di sciroppi miracolosi per ogni male, ma acqua sporca per ogni preparazione. Qui se stai male ti affidi a Sant’Antonio, dal medico vai dopo per incolparlo di incapacità in caso di morte e di andare a portare l’ex voto al miracolante in caso di guarigione.

Il contagio si combatte isolando i contagiati, non le categorie di chi è stato contagiato. La ragione, qui, non l’abbiamo mai amata, sempre innamorati della superstizione. La peste non era colpa dei sorci, ma punizione a improbabili peccati da parte di un iroso Padreterno.

La scienza è bandita qui, qui contano le sensazioni, i predicatori, le paure. Paure e predicatori, pensateci è sempre così. Si mette uno in piazza, o in tv, o su una “piattaforma”, e urla l’imminente “giudizio universale”, la “fine del mondo prossima” e ci sarà chi andrà negli inferi e chi negli altari.

Nella foto la pagina web del Corriere della Sera, manco fossimo davanti alla spagnola. 

Ma il mondo non finisce, il giudizio universale non è dato, e la morte non è esclusiva del virus ma coinvolge al 100% i viventi.

Il coronavirus ha una probabilità di morte del 2/3%, il vivere ha una probabilità di morte del 100%. Noi abbiamo fatto cordone intorno al virus indifferenti all’altro problema. Paradosso delle paure che ci difendono dai non pericoli e non vedono la pericolosità.

Il mio è un paradosso, ma la risposta al virus e al contagio non è l’isteria, ma la santa ragione della ragione della scienza e il vaccino. Per quanto riguarda l’appuntamento con la morte, resta incerto il tempo, sicuro l’esito ma viviamo nonostante per il tempo restante.