Gli esuli venetomilanesi e la quarantena promessa

Gli esuli venetomilanesi e la quarantena promessa

26 Febbraio 2020 0 Di Maria Corsetti

Mettiamo che uno decide di passare un paio di giorni a Milano o a Venezia, magari sceglie lo scorso fine settimana per qualsiasi motivo, secondo i propri gusti. Nella città di Sant’Ambrogio, per il calcio, di tifosi l’Inter ne conta in tutta Italia, o per il Carnevale e quindi sceglie la Serenissima. O per tanti altri motivi, di lavoro, di studio. E’ sabato, ma già che uno ci sta, anticipa di qualche giorno, pregustando l’aperitivo ai Navigli o il cicchetto in laguna.

Arriva che ha amabilmente chiacchierato in treno con gli sconosciuti compagni di viaggio circa il Coronavirus, c’è chi che ha sostenuto essere poco più di un’influenza, chi dice che stecchisce solo gli anziani e meglio così un costo in meno per la società, chi se la prende con i cinesi, su whatsapp si inviano solo vignette a tema. Scende dal treno, la valigetta in mano, raggiunge il B&B o l’ostello, dà un’occhiata alle ultime notizie e scopre che è scoppiata la guerra mondiale. L’attacco chimico del Coronavirus non risparmia. Dopo aver falciato più di duemila di cinesi (in tutto sono un miliardo e quasi quattrocento milioni, che vivono in condizioni piuttosto lontane dai nostri standard, in città notevolmente inquinate, senza il mare che li arieggia da tutte le parti), si registrano le prime vittime in Italia. Non è una bella notizia. Scattano i piani di emergenza, che un senso ce l’hanno a patto che siano gestiti in maniera sensata.

Ma torniamo nelle nostre amate città del nord, la scena è stata la stessa, solo con ventiquattro ore di distanza, prima a Milano e poi a Venezia: valigia richiusa in fretta, treno preso al volo, rientro frettoloso. Insieme a chi nelle due città ci vive abitualmente, come gli studenti ai quali i genitori terroni intimano il rientro a sud.

Eccoci, tornati nel sud. Che bello, sai che festa che ci fanno.

A Sezze il comitato di benvenuto fornisce saio (per coprire le immonde membra) e campanelli ai reduci dal Carnevale di Venezia affinché stiano fuori città (o meglio a casa propria) e segnalino con i campanelli il loro arrivo.

A Tuscania i genitori scoprono che la bidella di una scuola ha festeggiato il Carnevale a Venezia, lo scoprono grazie a Facebook, e invocano la chiusura e disinfezione della scuola. E il sindaco esegue.

Alla luce di tutto questo, chi fa parte dell’esodo Venetomilanese, che deve fare? Prima di essere lapidato su pubblica piazza (a debita distanza), e il corpo, raccattato da condannati a morte che tanto devono morire lo stesso, bruciato su grandi pire, forse è il caso di fare una profilassi, di chiedere un controllo, di avere qualche indicazione.

Se hai un dubbio chiama il 1500. Ci hanno bombardato con questo numero e ora il popolo ricambia con lo stesso bombardamento. Quindi la risposta è: a causa di elevato numero di chiamate pervenute le linee sono impegnate. Si prega di richiamare più tardi. In ogni caso consultare il sito del Ministero della salute.

Il ministero della Salute consiglia di lavarsi le mani, ma non dice niente su chi rientra dalle zone evacuate.

Però se avete i sintomi non andate al Pronto Soccorso, chiamate il 118. E i sintomi quali sono?

Un raffreddore vale come sintomo? Una tosse da fumatore è indicativa? Chi può dirlo?

Ma se uno deve rientrare al lavoro e sta in perfetta salute che fa? Intanto inizia a sentirsi un untore e continua a cercare una risposta. Chiama il medico di famiglia. Lei avverte sintomi? No. allora vada a lavorare. E con i colleghi come la mettiamo? E se uno ha contatti con il pubblico che fa?

Sa che il 118 va allertato solo se ci sono sintomi e poi al 118 hanno cose ben più gravi alle quali pensare. Si chiama il 118. Lei ha sintomi? No, nessuno. Torna dalle zone rosse? No, però torno da Milano. O da Venezia. Allora stia a casa, per lei scatta la quarantena. Va bene, ma con il lavoro come faccio? Lo scrivete da qualche parte? Sarete richiamati dalla vostra Asl di riferimento. Che richiama e chiede: siete stati nelle zone rosse? No. Tornate dalla Cina? No. Avete sintomi? No. Allora andate a lavorare. Si può avere per iscritto? No, per iscritto si mette solo il contrario.

Furbizia: si può chiamare il 118, dire che si avvertono i sintomi (quali?) e avere un tampone. Intanto il sito dell’Ansa riporta: “Da oggi verranno eseguiti i tamponi per il coronavirus “solo sui soggetti sintomatici”. Lo ha detto il direttore del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli alla protezione civile. I tamponi effettuati finora hanno dato nel 95% dei casi esito negativo, ha spiegato, confermando che il rischio contagio “è elevato nei soggetti sintomatici mentre è marcatamente più basso nei soggetti asintomatici”. Da qui la “scelta di eseguire i tamponi solo sui soggetti sintomatici, visto che siamo in un periodo di pandemia“.

Nel frattempo sono diventati tutti minimalisti. “Attenzione, non scateniamo l’allarme sociale”. Già fatto.

Nelle scuole è il panico, c’è chi annulla il Collegio dei docenti (meglio, una rottura di c. in meno). I genitori sono indecisi se trattenere i figli a casa oppure mandarli a scuola, risparmiandosi tante grane.

C’è chi si mette in quarantena volontaria, tanto non lavora oppure fa un lavoro che glielo consente.

Superstar il telelavoro, la formazione a distanza.

In alcuni supermercati finisce l’acqua. Perché proprio l’acqua? Alle brutte si può utilizzare quella del rubinetto, potabilissima.

Sulle mascherine circolano almeno dieci ipotesi, ecco le principali: 1. La mascherina è utile 2. La mascherina è inutile 3. La mascherina è utile se indossata al contrario 4. La mascherina funziona ma deve essere di quelle con filtro 5. La mascherina è utile ma non si trova più in commercio, mettiamo la sciarpa di fronte a naso e bocca.

Grande boom di vendita dell’Amuchina. Le scorte finiscono, evvai con le ricette fatte in casa. Una miscela di alcol, acqua ossigenata e glicerina. Dopo essere stati virologi ed epidemiologi ci scopriamo tutti piccoli chimici.