Viene il compagno Martelli a Latina: “metto il garofano rosso”

Viene il compagno Martelli a Latina: “metto il garofano rosso”

26 Febbraio 2020 0 Di Lidano Grassucci

“Vorrei fare una sceneggiatura per uno spettacolo su Giacomo Matteotti“. Giancarlo Loffarelli, commediografo teatrale e intellettuale setino cattolico, mi sorprende. Non mi aspettavo di certo una attenzione per gli eretici menscevichi, per i senza dio socialisti, per queste teste vagabonde nella libertà, tanto vagabonde che ci odiano gli altri e ci facciamo male noi. Mi chiede di Matteotti, della moglie Velia: “lo vorrei fare intorno al loro rapporto”.

Ci ha colto, il socialista è uomo umano, umanitaria idea politica che ha nelle passioni e nell’amore non l’antipolitica della ragione, ma la politica della comprensione.

In America c’è un omino Bernie Sanders, ha 78 anni, ma piace tanto ai ragazzi americani. Come si è presentato? Dicendo che era “socialista”, e convince con la richiesta di”: più equità sociale, sanità per tutti, regolamentazioni più stringenti per Wall Street e per le banche”. 

In Italia esce un film su Bettino Craxi, Hammamet, che non è un film politico ma umano. Non cerca le ragioni o i torti del leader socialista, ma “spiega” la solitudine, il tempo che scorre, la Patria lontana, e l’inumanità del moralismo integralista per gli altri, tollerante e peloso per se. L’Italia risorgimentale e libera, contro le sottane che riempiono le chiese la domenica mattina dopo il sabato pagato a ore, e la prenotazione per la sera stessa del medesimo servizio, ma basta non farlo sapere.

Vado a prenotare una sala per presentare il libro di Claudio Martelli, L’antipatico, su Craxi. Il direttore della sala: “ma quando? Mi fa piacere immenso, ci sarò anche io. Un altro livello”. Esco incontro un antico compagno, Fortunato Lazzaro, che “informo”, un signore si avvicina, ha ascoltato: “verrò con la cravatta rossa ed il garofano, la conservo da tanto tempo”. Sta con la moglie che gli sorride e mi dice: “è vero”.

Alla Feltrinelli, debbo organizzare i libri, il direttore si preoccupa: “guardi lo abbiamo fatto a Roma, in piazza Colonna questo evento, sono venute 500 persone”.

Io, figlio di tanto tempo con le idee e non con le masse, dico “ma saremo pochi”. Lui serio: “no, no, credo proprio di no”.

Poi attraverso questa mia città, dal ’92 senza socialisti, diventata museo di se stessa, senza nessuno che pensa vanti: la retorica della dittatura sostituita dalla banalità della onesta pubblica, come non fosse solo coscienza privata di ciascuno.

Mio zio cispadano si alzava ogni primo maggio nella sua Piazzola sul Brenta e metteva il garofano rosso. Lo aspettavano i fascisti, puntuali gli davano lezione di “onestà e buona educazione”, lui l’anno dopo puntuale lo rifaceva. Emigrò in Belgio dopo anni, li è morto in esilio. I socialisti sono così per il vizio della libertà.

“La mia libertà equivale alla mia vita”

Bettino Craxi, socialista