Coronavirus e l’antivirus: il diritto alla pigrizia viziata

Coronavirus e l’antivirus: il diritto alla pigrizia viziata

5 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

E fermiamoci, ma che sarà. La notte dormiamo, poi ci svegliamo e si ricomincia. Fermarsi mica è un peccato, anche quando andavano di moda le Alfa Romeo del boom economico si contava il tempo da casello a casello, ma ci si fermava per pisciare?

Ci fermiamo a scuola, ma ci sono i libri che si possono leggere e mica le parole attaccano i virus. Fermiamoci senza pensare che il nostro fermarsi ucciderà il mito del movimento. Prende fiato il corridore alla corsa, l’amante all’amata, il fedele alla fede. Ma che sarà, tutto è una possibilità, nulla è la fine, si prende fiato. La nostra società prende fiato, che sarà mai. L’orso non ha paura di nulla, poi il gelo lo fa dormire e a primavera ritorna il padrone che era. Passano le cose nere, anche quelle rosse. Passa tutto e questo non farà eccezione, quel che è morta è la nostra presunzione di evitare ogni preoccupazione. Quel che muore è l’arroganza di sapere tutto e pensare che il mondo ruoti intorno a noi, mentre lo fa anche senza i noi.

Ci fermiamo un poco, ma che fa, respiriamo forte, sentiamo l’acqua bollente della vasca, guardiamo le margherite, facciamo cose impensabili nella nostra corsa quotidiana, il diritto alla pigrizia almeno per un poco.

E quel virus che ha fretta sarà battuto dalla nostra lentezza, dalla pigrizia, al vizio romano di avere tempo nella mano e riposa anche l’orologio stanco, e si fa molle come piaceva a Salvador Dalì. Tempo per noi, poi si riparte, ma è un altro libro, quello di oggi è antidoto pigro.

 

Orologio molle, Salvador Dalì