La conta di chi nasce che nessuno fa nelle città chiuse. Una storia d’amore

La conta di chi nasce che nessuno fa nelle città chiuse. Una storia d’amore

5 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Questo racconto non vuole essere nulla, nulla dire, ma uscire dalla maledizione che fa la paura sì, lo vuol fare.

Arrivo in una Latina vuota, ma questo è normale, solo che adesso appare anche stanca. Le persone sono rade, il parcheggio si trova, e il silenzio che qui è padrone si fa attesa di qualche altra negativa sensazione. In giro c’è il male, il male perfetto per cancellare l’umanità, quello che vede in ogni altro il possibile untore.

Nella vita l’anzianità di porta ad essere maniacale nei riti, diventiamo bisognosi di certezze giornaliere, di familiarità per quelle famiglie da cui veniamo e che più non abbiamo, per il bisogno di essere sempre figli e gli amici a questo servono.

Faccio sempre la medesima colazione, quando posso (possiamo), con il medesimo caffè con il “medesimo” amico di sempre.

“C’è poca gente”, faccio.

“Insomma, sempre uguale”.

Ma lui i questo mica vuole parlare e sposta il tiro: “me stonco a fa vecchio”

Ridimensiono: “ma su, dapo che ci potemo fa”

Lui inforca quello che mi vuole dire: “ma no, me sto a fa nonno”

Lo guardo che sono decenni che siamo figli, che siamo stati nipoti, che siamo stati ragazzi nel vizi e nelle poche virtù. E cambia tutto, in questo tempo che la paura pare gelare ogni cosa, in questo terrore di cose che non si conoscono, c’è amore, c’è l’amore di costruire per amore il domani. Le paure si fanno prudenza, il terrore si fa cattiveria che un bimbo, due bimbi, migliaia di bimbi possono nascere.

Oggi sui giornali c’è la conta dei malati, di chi non riesce, eppure la conta che conta non la riportano i giornali è di quanto amore ha prodotto il domani. Io vi ho annunciato un bimbo, ogni giorno qui in questa Italia sono 2000 i bimbi che vengono, ma non lo troverete mai scritto perché chi scrive, noi che scriviamo, raccontiamo sempre quello che è stato e non diciamo quello che sarà, io ho voluto raccontare un pezzo di felicità, e oggi ogni male si può battere, combattere, abbattere ci sono dei piccoli Parsifal, Lancillotto che  con la loro contraddizione faranno quello che noi non siamo stati capaci di fare, vivere meglio.

I miei colleghi vanno in ospedale e cercano il male, mai uno che passi al reparto di maternità (se non è il primo gennaio) e conta la felicità.