Latina ore 12, la città si arrende e chiude. Le immagini

Latina ore 12, la città si arrende e chiude. Le immagini

10 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Così non ti ho vista mai, neanche al tempo dell’austerity o delle partite della nazionale di calcio. Ha cercato di reggere la città, ostinati che volevano ostinarsi, ma tra le 12 e le 13 Latina si è rassegnata a questo tempo terribile. Saracinesche giù,

(nella foto la fermata del bus di via Duca del Mare)

bus vuoti, auto rade, bar solitari e in via di “arresa”. Un nulla che si impossessa del tutto. Non c’è vociale, spariscono uno ad uno, anche gli umarel, gli eterni girotondisti del centro storico. Il silenzio, già, Alberto Moravia definì le città del piano, “città del silenzio”, ora lo capisco in questi spazi vuoti, larghi, senza vento, senza vita.

 

(nella foto veduta dai giardinetti a piazza San Marco)

I contorni degli edifici si fanno più netti, qui a differenza di altri posti non ci sono anime nascoste, fantasmi che escono dai vicoli, le dimensioni sono troppo grandi anche per loro e  il niente è l’unico fantasma che c’è. E il sole con le sue ombre è l’unico movimento possibile.

(nella foto la strada che costeggia le ex autolinee)

Chi si ricorda l’anima della città in quelle autolinee, oggi definite vecchie, piena di rumore in un martedì feriale di marzo al primo sole. Di quel mondo resta solo, il sole e alberelli che “forse” diverranno alberi grandi, per ora sono soltanto alberelli soli.

E il simbolo di questo sconforto sono i portici fatti per far stare la gente comoda alla pioggia, difesa dal sole e vivida allo struscio, sono ora “puliti” di umanità.

Ho fatto un viaggio vero dentro un quadro di De Chirico e mi sento solo.