Covid 19/ Resto a casa, l’alleanza umana tra preghiera e bestemmia

Covid 19/ Resto a casa, l’alleanza umana tra preghiera e bestemmia

12 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

Mica è facile, ma è necessario. Ho coltivato, su queste colonne, la speranza. La speranza è una “forza di volontà”, non è una possibilità della ragione.

Dicono che colpisce gli anziani, e questo razionalmente, è meglio che tutti, ma umanamente resta devastante.

Dicono che colpisce i già malati, e questo razionalmente è meglio che tutti, ma umanamente resta devastante.

Sono figlio di una idea di mondo che dice “nessuno deve rimanere indietro”, nessuno. E non vengo meno a questo ora.

“Da ciascuno rispetto alle sue possibilità, a ciascuno a seconda del proprio bisogno”, è la nostra ragione di vivere insieme ed oggi l’umanità, i malati, i deboli, e gli anziani hanno bisogno e tutti noi siamo chiamati a dare anche la libertà per tempo della necessità. Libertà profonde.

Hanno chiuso le Chiese, non credo, non ho questo dono che invidio. Razionalmente è quello che si deve fare, ma ho raccontato di una pestilenza a Bassiano in cui i vivi rimasti hanno sfidato la sorte dietro l’effige di San Rocco e si sono salvati. Storie vecchie, storie che si sono fatte leggenda, ma nella speranza che qualche forza misteriosa ci può aiutare. Umanamente capisco queste storie.

Hanno chiuso i bar e mi risuona nella testa l’unica ipotesi mai contemplata di chiusura dei bar quella di Francesco Guccini

Ma i moralisti han chiuso i bar
e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
è bello ritornar “normalità”,
è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!

Ma qui a chiudere non è stata la morale, ma la paura di poter morire, è stato il dovere di sopravvivere.

Come cambiano i parametri della vita, ti sorprende sempre. Mio padre non mi disse mai niente sulla mia vita, era figlio di gente dura, era sciampagnone anche lui, ma un giorno mi vide seduto ai tavoli del bar davanti alla redazione del giornale per cui lavoravo. Mi rivide dopo qualche giorno: “Lì, ma a ti te pagheno pe sta agli bar…”. Gli risposi che “so m’parato da ti” e lui “ma i fadio”. Sono cresciuto nelle osterie sulle ginocchia di nonno, ed ho capito il mondo da lì. Quando Giuseppe Conte diceva “dobbiamo chiudere i bar”. Sono ghiacciato, il bar equivale alla mia libertà, per parafrasare Bettino Craxi. Nei caffè è nata l’Italia, nei caffè il socialismo, la rivolta all’ingiustizia, le cose che ho più care. E mi è venuto da piangere, ma le lacrime non salvano. Non andrò al bar, per il tempo che debbo, che dobbiamo.

Fateci caso: le chiese dove si prega, e le osterie dove si bestemmia la vita. Vedete per me setino la chiesa e l’osteria coincidono con la vita, sono la vita. Per dirvi il grave di oggi per la salvezza di domani, per dirvi perché, ostinatamente, difendiamo il diritto di pregare mentre bestemmiamo, e bestemmiando vogliamo pregare.

“A Dio piace discutere con noi. Qualcuno mi dice: ‘Ma, Padre, io tante volte quando vado a pregare, mi arrabbio con il Signore …’: ma anche questo è preghiera. A Lui piace, quando tu ti arrabbi e gli dici in faccia quello che senti, perché è Padre”.  

Sono parole di Papa Francesco del 2017, e noi le riusciamo a capire nel profondo perché ci siamo nati dentro queste cose e le valli piemontesi da dove venivano i nonni di Francesco non sono poi così diversi da questa antica terra nostra.

Ne siamo usciti 1000, e 1000 volte. Non andrò al bar, chi crede pregherà dentro chi soffre bisticcerà dentro. Ma non mi lamento, perché prima c’è la vita. Poi, se sarà, riprenderò. E se l’ho capita io che non ho mai avuto legge, dobbiamo sentirla tutti, se solo un uomo di meno salveremo avremmo fatto grazia a Dio se pregate, o onore all’umanità se, come me, non credete.

Ma questo lo prometto: tornerò a bere, tornerò a guardare storto il prete giudicandolo guardiano del torto in questa terra ma invidiando la sua strada al paradiso.

Il virus? Abbiamo battuto il Papa re il XX settembre 1870, cosa vuoi che sia un mostriciattolo cinese. Ma ci batteremo per risentir messa e odore d’incenso

 

Nella foto: Tintoretto, San Rocco in gloria (Venezia)