Covid 19/ Storie di solidarietà setina prima del virus e le radici di Marzia e Federica

Covid 19/ Storie di solidarietà setina prima del virus e le radici di Marzia e Federica

19 Marzo 2020 0 Di Rita Berardi

In questo periodo di covid 19 I bei dolci ricordi della Sezze di un tempo si confondono con ricordi di oggi. Ormai anche noi siamo entrati in quella fase che si dice ”bògni tempi”.

I ricordi non vengono più dettati nel sentire un profumo, nel saluto di un vecchio amico di scuola, nel passeggiare tra i bei vicoli di Sezze dove si scorrazzava bambini o da una battuta al bar.

Gli antichi ricordi si mescolano con i recenti perché’ era già ieri il nostro passato, quello della storia contemporanea del XXI secolo mentre quelli del “il secolo breve” il XX come scriveva lo storico britannico Eric Hobsbawm, il secolo dei cataclismi che pensavamo essere il peggiore tra i tutti, sembra svanire e allontanarsi come una barchetta di carta gettata in uno stagno.

Proprio quando sono li, per lasciarli andare ecco che basta leggere un articolo del direttore sulle due giovani consigliere che hanno fatto il ”gesto” di portare dolci setini agli anziani delle case di riposo che riagganciare quel tempo lontano è stato un attimo. E sembra ieri che quel ”gesto” di dolcezza fosse comune e parte fondante della consuetudine di una cultura rurale e contadina.Si perché Sezze non è mai stata una città moderna nel vero senso della parola e nemmeno industrializzata tanto che fu coraggioso il ”gesto” del Sindaco Alessandro Di Trapano, il famoso “Bufalotto” di mantenere la dolcezza e il coraggio contadino di coltivare la Pianura Pontina da Portaturo, alla Roana fino alla Catena.

Tanto amato quanto odiato, disse ai cittadini “ma tanto le fabbriche ve le fao a tiro de schioppo a Sermoneta e a Latina, e a chi ce ne té , che zappasse”

E cosi questo paese andò avanti a ”gesti antichi” dalla campagna fino al paese tra terra, ricami e farina.Oggi ogni ”gesto” sembra straordinario, ma per noi di quel tempo erano normali, facenti parte della nostra vita quotidiana. Ed era “gesto” normale quello di tenere I vecchietti in casa I nonni o qualche zio o zia “signurini” restati soli senza famiglia propria, mentre quelli della già città industrializzata e metropolitana li portavano ”all’ospizio” dell’ex Convento dei Cappuccini dove oggi abbiamo la sede del Liceo Classico “Pacifici De Magistris”‘.

Nel convento, c’era prima l’orfanatrofio maschile della Colonia Agricola Pontina per orfani delle spagnola degli anni ’20 poi anni ’60 l’antico ospedale, ma questa è altra storia .Oggi è la storia dei “gesti dolci e gentili” verso la catena debole della società. E le consigliere non per propaganda, ma certo, per educazione hanno riacceso in me il ricordo di quanto fare un gesto gentile verso “i vecchi” era educato e normale.

Faceva parte del nostro vissuto e mai dire di no ad una vecchietta che dalla finestra ti chiamava e: ” bella figliù tocca vámme accattà lo latto da Quintina curi accomme agli vuento”, e cosi correvo davvero come il vento saltando da un marciapiede e l’altro di Via Resistenza da sotto a sopra e il pomeriggio era tra giochi e ”fa i cummanni” tra questa e Viale dei Cappuccini e come se non bastasse, al chiosco di mia nonna il mio compito era di accogliere i vecchietti che potevano uscire e camminare dall’ospizio, tenuto dalle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida di Thouret, quando fu spostato al vicino palazzone dell’ex Asl, l’edificio ancora oggi presente con le serrande verdi,sempre nel parco della Macchia dove fino agli inizi anni ‘ 80 ospitava l’orfanatrofio femminile delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue, diretto da Suor Lina, ma anche questa è un altra storia.Il mio gesto gentile era far sistemare un vecchietto con la carrozzella e aiutarlo a prendere il caffè, mentre l’altro,quando diventai più grandicella di non far prendere in giro dai primi avvisagli di ragazzi maleducati il famoso “zio Vittorio” un omino che mi faceva pensare a Charlin Chaplin per come era strutturato entrato più che giovane all’Ospizio ci era diventato vecchio ed era cresciuto li con noi bambini e ragazzi della Macchia; fino a quando, questi gesti si conclusero non solo nel collaborare con l’eccellente assistenza domiciliare, fiore all’occhiello dei servizi sociali setini, ma ancora prima in adolescenza’. Fu proprio in quel periodo che riuscii ad entrare in quell’Ospizio visto sempre dall’esterno con le mie amiche dell’ACR ogni sabato, quando Sergio Baratta ,un ragazzone dei colli facente parte dell’AC adulti ci portava a parlare con le vecchiette e per noi quel ”gesto” che oggi potrebbe sembrare straordinario era di ordinaria educazione sociale ,civile e familiare e non mi sono stupita affatto che qualche “vecchio seme” di quel tempo passato sia sbocciato come due fiori , quali Federica e Marzia , di gentilezza, in questo difficile periodo invece, verso il “cattivo gesto” fatto in Spagna dove hanno abbandonato una casa di riposo e tutti i vecchietti sono morti, ecco di quello, mi sono stupita tanto.

PS . ringrazio Filomena Danieli per precisazione storiche fatte attraverso una piacevole telefonata

 

Nella foto la “Chiesa dei cappuccini”, archivio capitolare della concattedrale di Sezze