La festa del papà, quella catena strana dei “tata”

La festa del papà, quella catena strana dei “tata”

19 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

E’ la festa dei papà. Non si direbbe in questo caos, non si direbbe in questa paura, ma è la festa del papà. Me lo ricorda il mio amico Damiano che mi manda la foto di suo papà che si chiamava Lidano come me. Già, un gesto tenero, e capisco quanto gli manca, quanto ci manca.

 

Lidano Di Tullio

Nati già figli siamo. Lui, papà, mica è arrivato subito, dopo un poco. I papà del nostro tempo si mettevano da parte il giorno del venire al mondo, sapevano la discrezione e che la loro funzione sarebbe stata a latere, da noi fanno tutto le mamme. Ma poi, poi, erano costanti ad insegnarti il lavoro con le mani, la storia dal seme al frutto, e i sacrifici per farci meglio di loro.

Era con soddisfazione che quando si incazzavano inveivano dicendo “i te so mannato puro alla scola”. Rivendicavano una scelta che a loro era stata negata dal tempo, dalla guerra, dal mondo diverso. Non erano teneri, non potevano esserlo, a noi ci insegnano “i bimbi non piangono”, e a forza di dirlo da generazione inghiottiamo lacrime che non escono.

La vita ci ha portato un giorno ad essere orfani di tutto questo, soli con i ricordi di una scuola contadina. Di una scuola che andava di padre, in figlio che poi si faceva padre e la catena non si spezzava, ma ora non siamo più contadini.

Penso ora a quanti figli in questi giorni non hanno potuto salutare i loro papà, i loro nonni, per la fretta cattiva del virus.

Salutai mio padre nel letto di un ospedale, lui mi guardò aveva occhi azzurrissimi che incrociati con quelli marroni di mamma sono diventati verdi ramarro in me, che film la vita. Mi guardò e mi chiese di predendere la motosega che c’era da fare del lavoro insieme. Gli dissi: Ma siamo in ospedale papà… lui sorrise aveva capito che non avremmo tagliato il fico davanti casa. Ecco, oggi negano a figli questo ricordo ed è inumano.

Mio padre ora lo ricordo che sotto la finestra di nonno  Lidano con cui vivevo, arrivava e chiamava “Tata, tata”. Perchè da noi papà di chiama così tata, e nonno rispondeva sempre duro per non far vedere che gli piaceva essere chiamato dal figlio.

Padri e figli sono destinati ad un amore strano, come clandestino, come non dicibile. Poi nonno rientrava e si arrabbiava con papà che non ne faceva una giusta, come lui avrebbe fatto a me.

Ciao papà, ciao tata.

 

PS: ho messo le foto di Lidano Di Tullio e di mio papà con mamma e me piccolo perchè penso che la vita non sia fatta di eroi ma di uomini normali, lo dedico ai figli che in Lombardia e in tutta Italia non hanno potuto salutare i papà, I nostri papà erano come i loro, noi figli siamo tutti uguali.