Covid 19/ 627 decessi in un giorno, il peso della morte dei nonni

Covid 19/ 627 decessi in un giorno, il peso della morte dei nonni

20 Marzo 2020 0 Di Lidano Grassucci

627, un numero di tre cifre. 627 è un numero, solo un numero. Ma è il numero dei morti ieri in Italia con il coronavirus. Dicono che avevano quasi tutti altre malattie, e credo sia vero. Ma se giriamo il numero e ci mettiamo a farlo ruotare per fargli vomitare i nomi…

Si chiamavano… Francesco, Giuseppe, ogni tanto qualche Maria. Anziani, dicono, ma mica da vecchi si muore di meno.

Ho visto i camion dei soldati portar via le bare a Bergamo, la via civile era interrotta. Un piccolo frate è uscito dopo i camion, era anziano anche lui, e non sapeva che dire. Lui frate che in ospedale accompagnava chi se ne andava, ora non  può neanche lui dire. Aveva gli occhi di uno che non avrebbe voluto vedere, Dio ti chiama a prove indicibili, ti pone disperazioni per confortare speranze.

Che guerra stiamo combattendo, il nemico non è alle porte, ci mangia dentro. Dicono che una bara era accompagnata solo da un disegno. Il disegno di un nipote ad un nonno e non si vedranno più, resteranno i ricordi per sempre al bimbo.

I nonni sono uomini diversi dagli altri, non si capisce il perché. Forse anche loro sono stati figli, padri, anzi, certamente, si sa.

Diventare nonni è come avere un grado in più, in un ipotetico esercito dell’amore loro sono sempre Napoleone a Lipsia per i nipoti, ma sanno di stare a Waterloo per loro, ma combattono eguali.

Un disegno che il nonno non ha potuto vedere, il virus gli ha tolto il respiro. Il bimbo ora si distrae con nuovi giochi, con l’amore di mamma…. Ma poi si farà grande e incontrerà per caso le parole del nonno, così banali, che venirgli, come il ricordo di una poesia incrociano la prima strofa.  Magari quell’incontro era per dire a quella ragazza che pare così bella chi è lui, come è il suo mondo e, involontariamente, parte dal nonno, dalla carezza, dal suo nome che si fa dolcezza, dalla sua ipotetica grandezza in avventure che paiono non essere mai di questo mondo.

Vi sarà capitato anche a voi  e cominci a star male, cominci a capire che sei solo, non c’è nonno, e da quel momento in poi non ti puoi più distrarre non c’è mamma, non c’è gioco: nonno lo trovi ovunque. Nell’odore del tabacco, nel vino che non ti piace quello dei signori, ma vuoi quello che lui ti bagnava le labbra, le caramelle al bar che ti offrono quelle della tv, ma tu sai che sono solo quelle di menta che lui dava a te con i residui ti tabacco trinciato.

627 dicono che è che siamo un paese di vecchi, io penso che siamo un paese di nonni che sono dei loro nipoti e anche un attimo con loro è una vita da correre tutta.

Mio nonno andò via tanto tempo fa, ora sono vecchio io, per le scale di casa la bara non passava e lo avvolsero in un lenzuolo bianco, come nostro signore giù dalla croce. Poi fatte le scale, al portone lo misero nella bara, disteso con le mani giunte, lui che non amava pregare, lui che imprecava al destino. Lui che se mi aveva accanto si faceva importante e anche più alto. Lui che teneva testa ad un mulo, che aveva mani di cuoio, ma mi insegno delle rose, mai strappandone una.

Ecco perché oggi non respiro, erano soli quei nonni, soli e questa di tutte è la cosa meno umana, e più soli i nipoti. Spero che un giorno scriveranno i nomi, uno accanto all’altro in un monumento alto dove ogni nipote, e poi il bis nipote, possa andare a non sentirsi solo tra mille e mille nonni.  Ma ricordatevi sempre “i bimbi non piangono”.