Venerdì santo, la processione e i 18279 che non abbiamo potuto salutare

Venerdì santo, la processione e i 18279 che non abbiamo potuto salutare

10 Aprile 2020 0 Di Lidano Grassucci

Oggi è il giorno in cui “si muore” e in questo giorno, il più intenso di ogni anno, ho voluto pensare a chi non avuto il saluto. Perché oggi, è tempo intenso, ma oggi è l’unico tempo in cui per i cristiani accompagnano i loro morti con la semplicità del lutto. Guardate questo tempo dove l'”accompagno” è cancellato da un mese e più, dove si muore soli.

Dedico questo pensiero a queste partenze senza saluti, viaggi in cui alla stazione di partenza non c’è nessuno, neanche l’amore inghiottito dalla paura di tutti. E da noi ne sono andati così quasi in 20.000, ventimila a cui la paura ha cancellato la dignità dell’amore, la consolazione del saluto. Che non è per chi muore ma per chi vive.

Vengo da un paese dove in questo giorno tutti, attori professionisti esclusi, si facevano atto del credere con una visiva manifestazione della vita di un uomo che alla fine del suo percorso avevi capito Dio nella sua misericordia. Da noi il Salvatore lo dovevi vedere, come si vede nei dipinti nelle chiese, come si vede nel presepe di Greccio, come si vede in tutto il disperato mediterraneo cristiano dall’Italia alla Spagna, passando per la Francia. Il bisogno di vedere la storia di una famiglia che è sacra perché è eccezionale vivere, è miracolo amare.

Era, la processione, una lezione antica, ripetuta. In scena la storia di tutte le storie, la narrazione di tutti i cantastorie, di tutti i preti quando sono generosi nel racconto e non avidi di parola.

E in questo rito sacro la morte è la fine, è l’ultimo capitolo, quel nazareno è avvolto in un lenzuolo bianco. Come ogni uomo che va via da questo mondo. E qui, proprio qui, nel pianto dell’amore di Maria di Magdala inizia il credere.

Perché noi tutti ormai sappiamo
Che se dio muore è per tre giorni e poi risorge
In ciò che noi crediamo, dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, dio è risorto
Nel mondo che faremo, dio è risorto

(Dio è morto, Francesco Guccini)

Ecco da qui in poi non c’è ragione, ma fede devi credere che si possa risorgere, E credere che questo risorgere è un esempio di uno, ma tutti risorgeranno.

Guardatela questa storia oggi, leggetela dentro oggi, c’è la chiave per quello che è.

Sono morti in 18.279 in questa epidemia sino ad oggi, avevano amori, figli, nipoti, amici, paesi, vicini, avevano la vita vissuta e restano qui 20 trenta volte tanti piangenti che non hanno potuto piangere.

Oggi questo scritto è per loro nella “credenza” della mia antica gente.