
Setia, l’antica Sezze e la Sacra Rappresentazione nel duemilacentoventi
12 Aprile 2020Sbarcai all’aeroporto di Setia, l’antica Sezze nel duemilacentoventi del 12 aprile alle ore 21.15, nella settimana della Sacra Rappresentazione.
I Carciofi, l’Oro dei campi di Grano Antico, le geometriche piantagioni di Visciole
Lo scalo setino ha un fascino particolare: immerso nello splendore della campagna pontina, crea quel contrasto mai invasivo tra alta tecnologia e ambiente. Poche piste di atterraggio e decollo circondate dai campi di carciofo che si alternano mirabilmente con l’oro dei campi di grano antico e geometriche piantagioni di visciole; gli interni, in rigoroso stile aeroportuale, ma con quel tocco di locale orgoglio riflesso negli splendenti rivestimenti cosmateschi dei numerosi artisti locali.
Non voglio dire che sentivo caldo, ma rispetto al freddo della primavera padana, lasciata a Malpensa, adesso Setia sembrava quel paradiso che tutti sognano a 7 giorni dalla Pasqua.
Vivere la Sacra Rappresentazione di Setia, l’Antica Sezze, è un sogno
L’autista della navetta che collega l’aeroporto al centro città ci aveva avvisato:
“Arrivare a Setia durante la Settimana Santa è come entrare in un sogno da cui difficilmente vi vorrete svegliare”.
E salendo le coste capimmo subito perché.
Il Paese era dentro una bolla di luci, con la Croce che svettava meravigliosa. La strada risultava illuminata a giorno tanto che si vedevano nitidamente i colori sgargianti dei mandorli e dei viscioli in fiore.
Passati davanti alla valle della Cunnula dove apparivano gli antichi resti delle ville romane e l’antica via romana piastrellata, sparimmo dentro un ascensore per auto.
E fu così che arrivammo puntuali al capolinea, un grande centro di smistamento passeggeri. Tre piani nel sotterraneo e in superficie le zone riservate ai taxi, auto rigorosamente a idrogeno, le uniche che potevano circolare nel territorio setino e che avrebbero condotto i bagagli al mio hotel “da Gianna”.
A Setia i taxi che accolgono i visitatori, hanno un canone concordato e puoi prenotarli contestualmente al volo ed al trasferimento verso il centro città: una sorta di all inclusive che saldi al momento della prenotazione dell’aereo.
A Setia con la Sacra Rappresentazione, tutti sono mossi da una ancestrale regia ultraterrena
Erano ormai le dieci e trenta e la speranza di colmare il vuoto allo stomaco con una tipica cena mi sembrava una chimera. Lasciai i bagagli nella hall dell’hotel e mi avventurai senza meta tra i caratteristici vicoli medievali tutti “pastelli antico”.
Era notte, ma l’antica Sezze stava sbocciando come un fiore alle prime luci dell’alba. Ad ogni angolo donne e uomini, ragazzi e ragazze, infanti e infante. Tutti, sicuri nei gesti e come mossi da un’ancestrale regia ultraterrena, si muovevano all’unisono. Mettevano, uno dietro l’altro, ad intervalli regolari, dei piccoli lampioncini digitali che fungevano anche da microfoni, e insieme una serie di immagini Sacre, che scaldavano quei vicoli e che, con grazia e prepotenza insieme, si infiltravano all’interno di mattoni e pietre, divenendo anima dei muri e delle strade cittadine. In pochi minuti Setia risplendeva di un’orgogliosa bellezza difficile da raccontare.
Io, proprio sotto ad una immagine liturgica, nella capostipite delle osterie locali, in piazza delle Erbe, trovai ristoro per il corpo e per la mente. Agnello a scottadito, accompagnato da carciofi arrosto e carciofi alla giudea, tutto bagnato da un modesto, ma dignitoso, vino rosso del autoctono vitigno cecubo.
L’oste mi aveva anticipato alla mia inopportuna richiesta di cena a tarda serata:
“ Setia è tornata a splendere quando abbiamo riscoperto l’agricoltura e siamo riusciti a farne uno dei motori del nostro turismo sostenibile. Non possiamo permetterci di chiudere le cucine alle dieci e mezzo. In questi giorni, inoltre, in cui tutto il Paese dà vita alla Sacra Rappresentazione per cui siamo conosciuti in tutto il Mondo, sarebbe folle non garantire una seria e prolungata accoglienza”.
E così fu: accolto e soddisfatto!
Setia aveva saputo proiettare nel futuro tutte le sue bellezze
Finalmente intorno alla mezzanotte raggiunsi la mia camera d’albergo; appena entrato, accendendo la luce, si era automaticamente messo in funzione lo schermo al plasma appeso alla parete. Cercai di spegnerlo, ma poi mi accorsi che faceva parte di quella voglia di buona accoglienza che la città fin da subito mi aveva fatto percepire. Un video di pochi minuti mi forniva e mail, numeri di telefono, siti internet, canali social a cui far riferimento per poter visitare le maggiori attrazioni culturali della città. Rimasi colpito dalla App che in automatico veniva scaricata sul mio smartphone che mi avrebbe raccontato e descritto ogni luogo, semplicemente orientando la fotocamera.
Scorrevano immagini della splendida Conca di Suso, del Duomo, del Teatro Italiano, dell’Antiquarium, del Museo del Giocattolo, delle Mura Ciclopiche, del Parco dei Dinosauri, delle Antiche Ville Romane, del Monastero delle Clarisse, delle tante Chiese e della bellezza che solo città come Setia hanno saputo conservare e portare nel futuro. E poi la Sacra Rappresentazione, le sue regole di base ed il modo migliore di approcciarsi alla sua secolare emotiva tradizione. Il video si interruppe in modalità pause e con le opzioni rivedi, tv, spegni impresse sullo schermo.
Lasciai in sospeso la decisione e aprii la finestra, Setia era meravigliosamente pronta a riviversi! Mi addormentai così, tra una prova recitata in lontananza che proveniva dal Monastero delle Clarisse e il riflesso della luce della Croce a farmi compagnia.
Autonoma e interconnessa, indipendente e accogliente, identitaria e integrata, una città modello
Setia è una bellissima città, fiera della sua autonomia ma interconnessa con il mondo. Economicamente indipendente ha fatto dell’accoglienza una ragione di vita. Carica di una identità culturale che fonda la sua forza su una miriade si associazioni e di padri illustri, è parte integrante dell’hinterland latinense. Con la razionale espansione urbanistica figlia della politica del riuso del territorio delle due rispettive realtà laziali, durante il secolo scorso, la distanza tra i due centri più importanti della provincia pontina, si è accorciata, divenendo ormai invisibile, se non per la differente caratteristica dei rispettivi centri storici, anche per quello spirito di campanile che ancora alberga soprattutto nei setini.
La mattina dopo mi alzai di buon’ora per raggiungere Roma dove mi aspettavano quattro ore di riunione con i massimi rappresentanti del settore turistico asiatico. Dopo una meravigliosa colazione in hotel, sfruttai la solita formula all inclusive e in 30 minuti mi trovai a Termini. La vecchia linea ferroviaria ammodernata una trentina di anni prima, tagliava come un razzo su rotaia, la periferia e la campagna e, in 30 minuti, univa la stazione setina alla Capitale.
Una bella comodità per i turisti, “ma non solo” – come mi aveva anticipato la notifica dell’app –
“Soprattutto è una bella opportunità per i giovani che in questi anni hanno potuto allargare le loro possibilità di studio e lavoro, trovandosi improvvisamente abitanti insieme di una grande Metropoli e al contempo di un Paese che ha mantenuto la sua identità e che della cultura ha fatto il proprio motore anche per il settore del turismo, dell’enogastronomia, dell’accoglienza, della moda, del digitale, dell’artigianato e dell’agricoltura, in un quadro di assoluta sostenibilità ambientale”
La Sacra Rappresentazione è il cuore antico e contemporaneo di Setia, l’antica Sezze
Il lavoro mi prese gran parte della giornata e quando a tardo pomeriggio rientrai a Setia, quella sensazione della sera precedente era esplosa, più che sbocciata. Un fiume di persone stava seguendo le prove della Sacra Rappresentazione. Letteralmente le accompagnava con sguardi colmi di commozione. In quel momento nessuno avrebbe potuto aver fretta, in quell’istante capii che l’efficienza della modernità di Setia, lasciava il passo al cuore antico della città, quello sempre vero, sempre attuale e sempre contemporaneo.
Setia, l’antica Sezze, con la Sacra Rappresentazione tornava al 1950: «Sono i figli di Sezze gli interpreti più adatti del Dramma Divino, e ciò che più stupisce e commuove, è la innata maturità artistica di questi volontari attori. Respirano un’aria di dignità, di maestà»
Nel voler stare al passo con i tempi, cercando perfino di anticiparli, Setia non aveva perso le proprie radici. La costruzione del bellissimo aeroporto in mezzo ai carciofi e ai campi di grano non aveva stuprato l’identità cittadina. L’alta velocità verso il mondo non aveva condizionato quel sano sentire della vecchia città della Passione.
Setia, dietro a quei Quadri interpretati dal suo popolo, raccontava molto di più di quello che la stessa Rappresentazione riesce a trasmettere. Nella “Passione” si legge la capacità di saper seguire i tempi di un mondo in continuo movimento e contemporaneamente la possibilità di concedersi, una settimana all’anno, una pausa per riconoscersi senza dimenticare chi siamo e da dove veniamo.
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