L’Antica Sezze e le origini di Setia

L’Antica Sezze e le origini di Setia

14 Aprile 2020 0 Di Rinaldo Ceccano

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Non riuscii a seguire le prove che si dipanavano tra San Pietro, Le Clarisse, Santa Parasceve, Ferro di Cavallo, Sant’Andrea, “Iaringo”, Santa Maria e i vicoli tornati d’incanto alla luce antica, che richiamavano l’Antica Sezze e le origini di Setia. La giornata romana mi aveva sfiancato, ma soprattutto non volevo perdermi la visita al Riparo Roberto e alla monumentale opera di recupero della Cava di Petrianni. Per decenni era stato uno sgradevole biglietto d’ingresso. Oggi è riconosciuta come patrimonio dell’Unesco per la mastodontica opera di riqualificazione completata appena 20 anni fà. Mi concessi una doccia e un’ora di relax promettendo a me stesso che nei giorni seguenti e la sera del Venerdì Santo sarei stato lì, nei vicoli della Città a ricaricarmi di un’energia difficilmente rintracciabile in altre parti del pianeta.

Alla Cava l’antica Sezze e le origini di Setia entrano nella Preistoria

Alla cava sembrava di entrare nella Preistoria, fasci di luce abbaglianti, colorati, proiezioni in 3D, con un veloce e affascinante giochi di realtà virtuali aumentate. Sembrava di stare ai tempi dei dinosauri. Esperienza unica, inenarrabile per la suggestione che sprigiona. Era l’ultimo ingresso della giornata e ne approfittai per scambiare due battute con il responsabile, ormai rilassato. Io avevo voglia di sapere, lui aveva voglia di raccontare.

E’ stata una opera portentosa, una idea utopica realizzata grazie alla sinergia di più componenti. Vedi tutte queste piantagioni intorno? Sono piantagioni di Canapa che in questo territorio era una delle coltivazioni preminenti prima dell’avvento della plastica.

Il seme della canapa viene utilizzato per l’alimentazione, è uno dei migliori nutrienti. La canapa viene utilizzata per la produzione della carta. Parimenti è fondamentale per la Bioedilizia che a Setia è stata resa obbligatoria in ogni intervento murario!

Le Pandemie e la Canapa proiettano Setia nel Futuro

Ma la Canapa è indispensabile per la produzione della Bioplastica utilizzabile per la stampa in 3D ed è stato il componente principale con il quale è stato realizzato il Parco che ha visitato.

Con dei miscelati di canapa si realizzano i materiali portanti della maggior parte dei veicoli che si vedono in movimento. La leggerezza combinata alla resistenza ha sostituito la gran parte dei metalli usati fino al secolo scorso per costruire droni, auto, aerei. Senza dimenticarne l’uso nel campo tessile e nella cosmesi e i benefici ambientali che comporta la semplice coltivazione. Ma nessuna di queste caratteristiche fu il detonatore.

La molla furono le terribili pandemie che si susseguirono all’inizio degli anni 20 del secolo scorso e la scoperta che dalla canapa si poteva ottenere un tessuto antibatterico, indispensabile per gli ospedali e per la sanità di prossimità dove le basse difese igienico sanitarie divenivano un elemento moltiplicatore degli effetti pandemici. Si affidarono tutti questi terreni del demanio ad un gruppo di pionieri che iniziarono per spirito di comunità. Solo in seguito l’associazione si trasformò in Spa, il comodato gratuito si trasformò in canone di locazione e pian piano si è sistemato il territorio, si è recuperato la Cava, si è realizzato quel po’ po’ di cose che ha visitato, si è sistemato il Brivolco che merita un’altra serata.

“Ioso” è un mondo a parte

Il direttore del Parco era un pozzo di conoscenze, amava a tutto tondo il suo Paese e ne conosceva tutte le sue sfaccettature, le evoluzioni, le opere, i progetti. Scoprii dopo che, come tutte le persone appagate del propria esistenza e del luogo che li ospita, era anche un gran burlone. Mi fermai volentieri a bere una birra.

Sono giorni di feste e in Italia di “ponti”, un’attività millenaria capace di lasciarti costruire sulla vita lavorativa spazi temporali di inattività unici. Ci sono veri esperti del ponte, calcolatori umani del piano ferie in grado di scovare ogni genere di trucco e strategia per ottenere con il minimo sforzo il massimo risultato in termine di ozio. Ecco che, mentre chi con 3 giorni di ferie ne fa 15 consecutivi, ci sono quelli incapaci da sempre di realizzare tali progetti ingegneristici o semplicemente con risorse finanziarie talmente limitate da non potersi permettere nemmeno voli pindarici. Figurarsi in aereo. A Setia abbiamo pensato anche a queste due categorie che hanno la possibilità  di staccare dalla routine e di fare un viaggio all’estero senza nemmeno andare in aeroporto.

C’è un luogo a Setia che si chiama “Ioso”.  Appena spingete la porta di entrata si aprirà un mondo parallelo, capace di catapultarvi in un secondo in un “non luogo” assolutamente surreale. Nessuno capirà cosa dite. Voi non capirete cosa vi stiano dicendo. Proverete a parlare inglese. Non sempre servirà. Sarà come trovarvi per un attimo a China Town a New York, quando con la metro scendete a Canal Street, un ventre che si apre all’interno di un mondo di cui credevate conoscere il fondo.

La scala mobile, che vi porta ancora più sotto del sotto umanamente concepibile, stride.

A Setia c’è Budapest, l’Unione Sovietica, Praga, l’Irlanda, …

Come la scala mobile che a Budapest ti porta nel cuore della sua stazione, cigolio che rammenta l’opera del regime sovietico, con le sue opere senza fronzoli, ma funzionali e resistenti a tempo e spazio. Riconoscerete l’odore simile a quello del pesce mischiato alla plastica degli empori di stato di Praga. Incrocerete i volti algidi di donne ucraine, moldave che cercano regali da spedire a casa, si mischiano a veloci e silenziosi commessi dagli occhi a mandorla. Tu chiedi dove siano i pennarelli, ma a guidarti è l’odore di inchiostro davanti a una parete dove l’iride dei colori degrada senza una sbavatura. E tu speri che alla fine di questo arcobaleno ci sia la pentola d’oro della favola tanto cara agli irlandesi. Laggiù, nel cuore della terra dominata dal carciofo alla giudea che sguazza nell’olio, in una giornata che assomiglia a novembre e anche a maggio, si snoda un sistema solare che porta a levante e che non vi chiede di comprare con pubblicità ossessive o musiche ammiccanti come accade, invece, in superficie. Ci siete solo voi e il resto del mondo. Sfido chiunque a pensare che siate sotto l’antica Sezze e le origini di Setia. Voi potreste essere ovunque e dovunque, forse, è uno dei luoghi migliori in cui fuggire. Perché la vacanza è quella che si decide di prendere da se stessi e dal modo in cui decidiamo di guardare alle cose. E non sempre serve fare un biglietto. Spesso basta solo chiudere gli occhi.

 

La debolezza del Pregiudizio, la forza dell’Ascolto, la ricchezza della Sintesi, le architravi de L’antica Sezze e le origini di Setia

Bloccò sul nascere il mio flebile lamento di essere stato buggerato.

Non ti ho preso in giro. Con una metafora ti ho raccontato da dove trae la linfa questa città modello. La fantasia, la volontà di andare oltre, di valorizzare a tutto tondo anche le cose che all’apparenza sono inutilizzabili senza sottovalutare alcunchè.  La seconda, che non sempre chi hai di fronte riesci a coglierlo per la complessità che esprime.

Molte volte si trasferisce sull’interlocutore il pregiudizio che ci portiamo addosso, positivo o negativo che sia. Setia è cominciata a trasformarsi nella bomboniera che stai visitando allorchè i suoi abitanti sono tornati a sognare e hanno abbandonato la sindrome del “prevenuto” che ingenera mere discussioni tra sordi.

La Capacità di Progettare presuppone visione e flessibilità, e richiede di non irrigidirsi sulle proprie idee imponendole agli altri. Per portare avanti un progetto condiviso e efficace occorre essere disponibili ad ascoltare, comprendere le motivazioni degli interlocutori, negoziare per giungere verso un accordo costruito assieme che mantenga centrale l’obiettivo generale. La leggenda narra che questa consapevolezza la dobbiamo ad un nostro “Parroco”, probabilmente una personalità illuminata, di rara intelligenza e di ampia lungimiranza.

La leggenda del Parroco illuminato e della Statua di San Lidano

Aveva donato la statua di San Lidano alla nostra comunità, come segno di riconoscenza verso la sua città e la sua parrocchia.  Voleva posizionarla al Muro della Terra, un posto meraviglioso che devi andare a vedere. Si discusse per anni sulla scelta del sito. Chi era favorevole perché arricchiva il luogo. Chi era contrario perché voleva preservarne l’unicità della veduta. La città era divisa, il consiglio comunale era diviso. All’epoca erano diffusi i social, un universo virtuale e freddo, senza espressione, privo di emozione, che aveva esacerbato la divisione che solo la pandemia aveva attenuato. Fu il Parroco benefattore, con un gesto di grande equilibrio e saggezza che indusse tutta la città a riflettere su stessa.

Ho voluto donare la Statua con l’intento di unificare la città nella figura del nostro Santo Patrono, nella sua storia, nel ricordo di ciò che rappresentava per i nostri antenati. Conta lo Spirito e l’Amore per il Paese che tutti hanno mostrato, non la collocazione. Il posto dove ubicarla decidiamolo insieme!

Il Paese cominciò a ricomporsi, insieme si decise di posizionarla in Via del Guglietto, forse la strada panoramica più bella del Paese. Ugualmente rivolta verso la campagna pontina, comunque vicino alla Parrocchia, in un sito ricavato appositamente sulle mura ciclopiche.

Lo salutai solo dopo che mi ebbe indicato dove mangiare la migliore “bazzoffia”. Il giorno dopo mi aspettava il convegno alla Fondazione Socio Sanitaria.

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