Dopo covid 19/ Le infrastrutture sociali, la possibilità rimossa e il totem del pareggio di bilancio

Dopo covid 19/ Le infrastrutture sociali, la possibilità rimossa e il totem del pareggio di bilancio

22 Aprile 2020 0 Di Lidano Grassucci

Quando la macchina è ferma e la batteria è morta, devi dare al motore d’avviamento la forza di una batteria che non c’era, che ha energia nuova. Abbiamo scoperto, ahi noi, che in questi anni per le politiche di “pareggio di bilancio”, e di timore europeo “dell’inflazione”, abbiamo seguito il corso di una economia che stentava (gli altri Cina, Usa, Giappone facevano ben altro) continuando a stentare. Quando abbiamo avuto bisogno della forza del motore quello ha risposto come poteva, a stento. In Italia c’erano, pre covid 19, meno di 5000 posti, in Germania erano 25 mila. Non solo, abbiamo scoperto che mancavano medici perché la “scuola” ne sforna pochi (e a numero chiuso, che è una bestemmia per chi concepisce la società come opportunità e non  come garanzia…), abbiamo scoperto che non sapevano come gestire i malati non gravi ancora non guariti per assenza di patrimonio abitativo sociale.

Insomma ci siamo accorti che mancavano le infrastrutture sociali, mancava la rete che è la spina dorsale del modello sociale europeo (ante neo liberismo) che è lo stato sociale. Quello costruito dalle socialdemocrazie europee in anni di lotta per il “riscatto sociale” e che è stato considerato “inutile”, “pesante”,. rispetto alla lievità del profitto, alla sua velocità.

Ci siamo accorti, invece, che era quella rete che rendeva “vivibili” le nostre società, ma soprattutto le rende umane. Oggi è necessario un “ritorno” sociale, una riallocazione di risorse verso le infrastrutture sociali: ospedali, strutture sanitarie, scuole, edilizia pubblica, nuove strutture per la terza età.

Il pareggio di bilancio è semplicemente una idiozia in un paese che ha si, un alto debito pubblico alto (ma inferiore di gran lunga rispetti a Cina, Giappone, Stati uniti e per certi versi anche Germania) ma ha anche un risparmio privato elevatissimo (solo il Giappone fa meglio), risparmio immobilizzato per la strutturale debolezza della nostra imprenditoria privata. Quindi? Lo Stato deve “muovere” quel risparmio in investimenti capaci di dare risposte ai bisogni e creare economia positiva, con la conseguenza di rafforzare anche l’imprenditoria privata.

Un piano casa, un piano ospedali, un piano scuola sono strategici oltre agli investimenti nelle infrastrutture dei servizi, logistica, trasporti. Solo così si può uscire dalla crisi che dal 2008 è latente nel continente e ci ha escluso, tutti (Germania e Olanda comprese) dalle partite nuove: l’Europa non investe in scuola ed é fuori da decenni dalle nuove tecnologie, importa innovazione.

O si tornano a politiche “sociali” o si muore di “profitti privati”.