Al mio amico Enzo Bocchieri, per tutti “Il Mago”
26 Aprile 2020A Latina di personaggi particolari ne ho conosciuti tanti, alcuni del tutto folli, altri che si alternavano tra follia e realtà. Enzo Bocchieri era uno di questi, ed era un amico a cui ho voluto bene. Ripensando ai suoi momenti folli, avverto la leggerezza della mia passata gioventù.
Enzo Bocchieri era nato a Latina il 20 aprile del 1956, anche se lui diceva a tutti il 21 perché non voleva essere dell’ariete, ma del toro. I suoi genitori, Giovanni e Tanina, erano di origine siciliane ed era l’ultimo di tre figli. Da ragazzo aveva studiato ragioneria, ma poi, dopo aver lasciato gli studi si mise a fare l’elettricista presso alcune ditte che, per ovvie ragioni, lo facevano lavorare a chiamata.
Enzo e le sue innocue follie
Lo avevo conosciuto al “giro di Peppe” in piazza della Libertà a metà degli anni settanta. Enzo era una persona fuori dal comune; istrionico, esuberante, molto intelligente, e soprattutto buono. Ricordo che in quel periodo, al cinema c’era il filone dei film “Mark il poliziotto”, con l’attore Franco Gasparri. Enzo entrava sparato nel bar Di Russo e diceva: “fermi tutti, sono Mark il poliziotto” con la mano a modi pistola, la puntava a tutti gli avventori. Poi proseguiva: “qui sento puzza di droga” e poi tutti a ridere. Perché lui voleva quello, far divertire e un po’ anche sentirsi il personaggio, che in quel momento spopolava al cinema o alla televisione.
Un giorno dal bar prese il tavolinetto, una sedia e una bottiglia di Cynar e si sedette al centro della strada, con le macchine che gli giravano attorno come Ernesto Calindri nella pubblicità che facevano ogni sera a “Carosello”. Rimase per un bel po’ di minuti, finche uno dei poliziotti, che piantonava la Prefettura, non intervenne.
Aveva un po’ esagerato in quel periodo, tanto che finì al CIM del S.M.Goretti e io lo andai a trovare. Era inizio estate, quando entrai nella stanza dell’ospedale. Lo trovai un po’ sedato, ma nonostante tutto ancora pronto alla battuta. Lo avevano messo nel letto accanto a “Mandolino” personaggio del tutto folle.
Enzo si riprese presto e a fine estate era di nuovo con noi, in piazza, sempre cazzarone, ma con moderazione. Un giorno, agli inizi degli anni ottanta, si presentò al Di Russo con la macchina del fratello in cui aveva incollato un telefono della SIP sul cruscotto, quello grigio a disco di quegli anni. Poi aveva infilato una cassetta nello stereo ed era uscito, lasciando lo sportello aperto. Dopo qualche minuto si sentì lo squillo e tutti gli amici rimasero allibiti. E lui con nonchalance andò a rispondere, spegnendo lo stereo senza farsene accorgere. I telefoni in macchina arrivarono dieci anni dopo.
L’inverno Enzo si calmava, ma poi quando arrivava l’inizio dell’estate, scattava qualcosa dentro di lui e l’altro Enzo usciva fuori. Una volta lo incontrai al mare, erano i primi di giugno e gli dissi:
“A Enzo, ammazza che panza che hai messo” E lui:
“E che fa, mo me metto al sole e a fine estate la panza è tutta evaporata” Anche quell’anno dovette farsi curare.
E così l’autunno tornava alla normalità. Le sere d’inverno veniva in discoteca, o al “Noa Noa” o al “Felix” e a un certo punto della serata si travestiva da Renato Zero e partiva lo show, e tutti a ballargli intorno. Talmente era divertente, che non vedevamo l’ora che Enzo facesse la sua performance. Ad un certo punto, visto il successo, chiese un rimborso ai gestori delle discoteche. A parte qualche consumazione, credo non gli abbiano mai dato una lira.
Una volta andammo tutti in chiesa a San Marco, Enzo aveva organizzato tutto alla perfezione, eravamo un centinaio di amici. C’era Peppe Di Nardo, vestito da sposo, con la sua Mercedes d’epoca e Rosetta Patella, anche lei vestita da sposa. Enzo invece vestito da prete, che arrivò fino all’altare per celebrare il matrimonio. Tempo qualche minuto e uscì fuori il parroco infuriato che urlava “fuori di qui” e noi tutti a correre. Quel giorno fu memorabile.
Enzo Bocchieri diventa “il Mago”
Qualche anno dopo venne soprannominato “il Mago”. Telefonò per tre/quattro settimane consecutive a Telelazio, indovinando risultato e marcatori della partita successiva del Latina. Così venne chiamato ad intervenire nello studio televisivo e invitato in tribuna d’onore ad assistere alle partite, dove veniva accolto come una star. Si portava nell’occasione sempre del sale, che spargeva sul campo prima di ogni partita. Da allora divenne “il Mago”
Poi si sposò, ebbe un figlio e io lo persi un po’ di vista, ma ogni volta che capitava di incontrarci, due chiacchiere le scambiavamo volentieri, perché quando c’è l’amicizia il tempo è solo un dettaglio.
L’immagine di Padre Pio sull’edificio dell’ITC Vittorio Veneto
Era una mattina di marzo del 2003, mentre facevo colazione in un bar e sfogliavo distrattamente il giornale, mi cascò l’occhio su un articolo: un tizio aveva visto sui muri dell’Istituto Tecnico Commerciale Vittorio Veneto l’immagine di Padre Pio. Allora, prima di andare al lavoro, ci passai per curiosità. C’era una marea di gente e quasi tutti vedevano qualcosa. Io ci vidi solo delle macchie di umidità. Solo dopo qualche giorno, seppi che quel tizio era Enzo. Chissà cosa gli era passato per la testa.
Addirittura arrivò pure la Rai. Centinaia di fedeli bloccarono il traffico, e i vigili fecero lo straordinario. Poi con il sole le macchie di umido, provocate dalle piogge dei giorni precedenti sparirono e sparì anche l’improbabile immagine di Padre Pio. Enzo rischiò pure una denuncia per procurato allarme, ma poi prevalse la sua buona fede.
Nel 2006 si presentò un ragazzo nel mio negozio che chiedeva lavoro, gli feci personalmente il colloquio e quando mi disse nome e cognome lo guardai e gli chiesi:
“Ma sei il figlio di Enzo?” e lui mi fece un cenno timoroso con la testa. Lo presi subito, mi aveva fatto una buona impressione. Dopo qualche giorno venne Enzo al negozio:
“Ti voglio ringraziare Emilio per aver preso mio figlio a lavorare con te”
“Non mi devi ringraziare, tuo figlio mi ha fatto una buona impressione adesso starà a lui confermarla” Poi mentre andava via aggiunse:
“Guarda che Gianmarco non è come me, è un ragazzo affidabile”
“Ne sono convinto, tu sei unico” E lui mi sorrise.
Enzo se ne andò via un giorno di marzo del 2012, una mattina qualunque, forse un infarto, poi pensai ad uno dei suoi scherzi, invece… Che personaggio, Io che sono allergico a tutte le cerimonie andai al suo funerale, glielo dovevo, perché era un amico.
Dedico questo articolo a Gianmarco Bocchieri che tra un paio di mesi diventerà papà.
Emilio…mi hai fatto venire i brividi…grazie…