Aldo Moro nella umanità che fu “dimenticata”

Aldo Moro nella umanità che fu “dimenticata”

9 Maggio 2020 1 Di Lidano Grassucci

Non sono democristiano, mi ha sempre irritato la loro melassa e l’inceso si sentiva da lontano.

Poi Aldo Moro era prolisso, complicato, incomprensibile per un ragazzo (allora eravamo ragazzi) che aveva un appuntamento con la Storia non con la politica del nulla muovere, lenta, lenta, fatta di ragioni di stato, tutela di fedi.

Il giorno del rapimento, e dell’uccisione della scorta, stavo facendo il compito in  classe di matematica (frequentavo il liceo Grassi a Latina). Una prova titanica col professor Briganti. Sentimmo venire da fuori l’aula un gran trambusto, ma il compito di matematica per noi, e per il professore, era sacro come cimentarsi con l’interpretazione della Torah. Solo a compito finito scoprimmo che la Storia era nostra contemporanea.

Che fare, noi, noi ragazzi di sinistra non amavamo i democristiani, Moro poi. Noi avevamo una fascinazione per la rivoluzione, per cambiare tutto e vedevamo nella galassia di una sinistra nuova un vento fresco. Militavo nella Federazione giovanile socialista, eravamo a differenza dei comunisti attenti alle cose alla nostra sinistra, non li temevamo come loro, perché non cercavamo esclusive rivoluzionarie, ma umani bisogni nuovi.

La scorta erano uomini che stavano lavorando e stava cambiando tutto, furono uccisi subito. Quel vento che, confessiamo, avevamo cercato di capire, da libertari dando loro anche con dignità di tribuna si faceva sporco di sangue e non c’era la rivoluzione.

Un bivio per noi, da che parte stare? Ero dentro una sinistra riformista di governo, lo Stato aveva dentro regole e speranze anche nostre, ma volevamo cambiare il mondo ingiusto.

Che fare? La cosa si fece militare subito, i comunisti non esitarono, ma noi non eravamo militari, non avevamo gli ordini, ma le ragioni, le riflessioni. Con fatica cercammo in questa disgregazione dell’umanità di cercare l’umanità che era la nostra radice, cercammo di salvare le vite che c’erano. E la vita che c’era era quella di Aldo Moro.

Uno stato è forte non quando mostra i muscoli, non quando si fa intransigente, ma quando, appunto, salva le vite, quelle che “restano”. Non era facile, e infatti fummo sconfitti.

Da un lato una barbarie che si ammantava di rivoluzione, dall’altro uno Stato che metteva la ragion di Stato sopra la possibilità di uno, che pure era uno dello Stato e si chiamava Aldo Moro. Furono giorni strazianti per l’Italia, c’erano mitragliatrici sui cavalcavia, blindati per strada.

Non c’erano ragioni, i democristiani e i comunisti erano rigorosissimi nell’intransigenza, le ragioni umane di uno erano fuori possibilità per chi da un lato aveva una ragione rivoluzionaria, e chi una fede incrollabile. Loro guardavano i brigatisti assassini già, noi il Moro da salvare, forse.

Bettino Craxi, il segretario socialista, si trovò isolato (ma ai socialisti capita di sovente) insieme alla voce fievole ma fortissima del Papa Paolo VI che parlò agli “uomini delle brigate rosse”, non agli assassini, cercava di far breccia nella loro umanità, per salvare l’umanità che si poteva ancora salvare. Non ascoltarono neanche lui.

Sapete come è andata la storia, Moro fu assassinato. Ciascuno ottenne la sua purezza, ma Aldo Moro fu ucciso.

Non so mica se avevamo ragione o torto, so che esiste sempre una via umana alle cose ed è dovere di chi crede nell’uomo perseguirla, e questa ragione umana è più dello Stato, della Fede, celando un’altro valore: che vale ogni uno, ogni singola vita. Lo ribadisco ora che i morti non si elencano ma si contano.

Non condivido nulla di Aldo Moro, la sua lentezza era snervante, la sua prosa lunga e rituale, ma era l’umanità che bisognava salvare. Giancarlo Loffarelli in un’opera teatrale su Moro ha scelto per titolo un pezzo di una sua lettera alla moglie ” Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo”.

La luce fu spenta dal delirio delle brigate rosse, ma poteva, forse, restare accesa da uno Stato umano e non etico, puro, e forte, sarà che noi socialisti amiamo l’impurezza, amiamo la contraddizione.

Questo dovevo a questo giorno, e con l’assassinio di Moro finì anche la speranza di tanti ragazzi che un mondo diverso, non democristiano, non comunista, impuro ed errante, fosse possibile.