Latina trasgressiva dai tempi del bordello di via Milazzo

Latina trasgressiva dai tempi del bordello di via Milazzo

24 Maggio 2020 1 Di Emilio Andreoli

Latina fino al 20 febbraio del 1958, come tutte le città italiane, ha avuto il suo bordello. L’edificio che lo ospitava è ancora visibile in via Milazzo, una casetta giallina ai margini della città di fondazione. Ma facciamo un salto indietro nel passato, cercherò di raccontarvi quali sono state le “zone rosse” di Latina.

Vado in continuazione a caccia di storie della mia città e quando incontro qualcuno che le ha vissute e me le sa raccontare è come se andassi in trance, le rivivo insieme a loro… In questi giorni mi è capitato di passare in via Milazzo e la mia attenzione è stata catturata da una casetta a cui, stranamente, non avevo mai fatto caso. È vero che è un po’ nascosta dalla vegetazione, ma credo sia di fondazione e come avrà fatto a sfuggirmi non lo so.

Così ho chiesto alle mie fonti, qualcuno più anziano di me, e sono stato fortunato perché ho avuto subito notizie. Quando a Carlo, che ha passato da un po’ l’ottantina, ho chiesto di quella casetta gialla mi ha quasi rimproverato:

 

Ma come Emilio, non sai che quella casetta ospitava il casino? Noi ottantenni ci siamo passati tutti lì dentro. Certo non era di prima categoria e le prostitute non erano giovani, ma per noi alle prime armi andavano più che bene” Caspita in che storia interessante mi stavo imbattendo, a quel punto la curiosità è stata forte:

E come funzionava? Raccontami ti prego

C’era una signora di mezza età che ti accoglieva, si chiamava Maria. Ti faceva accomodare, per modo di dire, su una panca in attesa del tuo turno. C’è da dire che il luogo era tenuto pulito, e ogni settimana le prostitute cambiavano, se eri fortunato ti poteva capitare pure qualcuna un po’ più giovane. Chi aveva disponibilità maggiori se ne andava a Roma, dove c’erano i casini di prima categoria che costavano il doppio, ma le ragazze erano decisamente più belle. Poi arrivò la legge Merlin e la prostituzione divenne un vero casino

 

Un po’ di storia e la legge Merlin

La regolamentazione sulla prostituzione di Stato, venne fatta nel 1859 da Camillo Benso conte di Cavour che rimase in vigore per novantanove anni, poi nel 1958 la senatrice Lina Merlin riuscì, con una legge che porta il suo nome, a chiudere le case di tolleranza. Ma non abolì la prostituzione in sé, in quanto considerata parte delle scelte individuali garantite dalla Costituzione. Quindi, un’infinità di prostitute si riversarono sulle strade di ogni città.

Dopo la legge Merlin nacquero i night club in tutta Italia e Latina non fece eccezioni. Era il 1963, in pieno boom economico, quando sotto il Grattacielo Pennacchi appena costruito, inaugurarono il primo night club di Latina, si chiamava 22/28 che erano gli anni dei due proprietari. Sopra c’era il bar e sotto il night. Era un locale molto elegante, dove le band suonavano dal vivo e delle belle ragazze intrattenevano i clienti.

Ingresso del night 22/28 e i due proprietari di 22 e 28 anni, da qui il nome del locale

Carlo mi racconta:

Al 22/28 le bottiglie di champagne venivano stappate in continuazione. Noi lo chiamavamo giro tappo, perché le ragazze ti invogliavano a bere, ma loro erano furbe perché facevano finta e non bevevano sul serio, per non ubriacarsi. Alla fine della serata si beccavano la percentuale sulle bottiglie stappate. Poi se gli andavi a genio ed eri generoso, la nottata era assicurata. Il night non ebbe vita lunga, le mogli di noti professionisti e imprenditori che lo frequentavano assiduamente, si incazzarono e quindi il locale chiuse i battenti”

 Dopo qualche anno dalla chiusura del 22/28 aprì il secondo e ultimo night club di Latina, in via dei Monti Lepini nei pressi di borgo Faiti, il “Lutring” dove facevano anche spettacoli erotici, ma la classe e l’eleganza del primo era stata tutta un’altra storia.

 

Il bordello clandestino in pieno centro

 Arriviamo agli anni ’70 e quindi alla mia adolescenza. La mia memoria mi porta in via Marcucci, quella che incrocia via Don Morosini, in pieno centro. Sul muricciolo si metteva sempre una prostituta e noi adolescenti, con i motorini, andavamo spesso a guardarla. Sicuramente era infastidita dal nostro continuo passare. Poi un giorno a un nostro mio amico, che chiamavamo “capoccetta”, venne la brillante idea di rompere gli indugi e di andargli a dire qualcosa di non gradito. Ma il suo motorino Aspes 50 modificato, che era più veloce di una moto da corsa, ebbe un vuoto di carburatore e si spense. Prese tante di quelle borsettate in testa che da quella volta non passammo più a guardarla.

Il muricciolo di via Marcucci, luogo di “lavoro” di una prostituta negli anni ’70

Dopo qualche anno, noi ragazzi terribili degli anni settanta, venimmo a sapere che proprio da quelle parti avevano aperto un bordello clandestino. Una vecchia casa, ancora esistente, nascosta tra i palazzoni costruiti negli anni sessanta tra via Don Morosini e via Fratelli Bandiera, accessibile da tutte e due le vie. La cosa incredibile che lì c’era anche la scuola media “Aleardo Aleardi”. Insomma un bordello in pieno centro vicino a una scuola.

Un giorno organizzammo la spedizione. Eravamo decisi, dovevamo entrare in quella casa. Partiti dal Palazzo M, nostro luogo di ritrovo, in pochi minuti eravamo già li fuori.  Rimanemmo allibiti nel vedere un nostro amico coetaneo che stava spazzando fuori l’uscio di quella casa:

La casa da appuntamento clandestina vista dall’ingresso di via Don Morosini

Franco ma che stai a fa’ qua?” Lui un po’ imbarazzato rispose:

Ogni tanto vengo a da’ una mano per le pulizie. Ma voi che volete fa’?” Capite le nostre intenzioni cercò di farci desistere, ma non ci riuscì.

Eravamo quasi una decina, e quando ci vide entrare il “magnaccia”, un uomo sulla quarantina un po’ tarchiatello, rimase sorpreso:

“A regazzi’, ma che volete?” Ci domandò cercando di fare la voce grossa.

“Volemo guarda’ che se fa qua dentro” Rispondemmo decisi e senza farci intimorire. Nel trambusto qualche porta si aprì e per la nostra gioia alcune ragazze uscirono a seno nudo. Ci fu un grido unanime di trionfo. Scambiammo due battute con le ragazze e ce ne andammo soddisfatti, e il magnaccia tirò un sospiro di sollievo.

Le prostitute in mezzo alla via

Il bordello clandestino poi venne chiuso, ma di prostitute per la via ce ne sono ancora tante, basta andare sulla Pontina o in molte altre strade periferiche. Mio figlio qualche anno fa, mentre andavamo a Roma, mi chiese:

“Papà, ma quella signorina non ha le mutande?”

“Le avrà dimenticate”

“Ma come si fa a dimenticare le mutande?!”

“A volte capita” Si mise a ridere e io mi tolsi dall’imbarazzo.

 

A Latina Lido l’inverno è zona rossa, come lo è tra Latina Fiori e il palazzo di vetro. Le zone rosse ci saranno sempre, come in tutte le parti del mondo, e non so se fosse meglio prima o adesso. So solo che nei paesi del nord Europa, ma anche nella civilissima Svizzera, la prostituzione è regolamentata dallo Stato. Chissà, forse in Italia il pil, in caduta libera, ne potrebbe trarre beneficio.

 

Ringrazio Carlo che, come tutti gli ottantenni, è patrimonio storico dell’umanità.

Nella foto di copertina, l’ingresso del bordello di via Milazzo