Borgo Carso, l’ Atlanta cispadana di Delio Redi

Borgo Carso, l’ Atlanta cispadana di Delio Redi

6 Giugno 2020 0 Di Lidano Grassucci

Di borgo Carso non sapevo neppure l’esistenza, andavo al mulino al Faiti. Mi fecero vedere la chiesetta di San Michele dove si sposarono i miei. Ma il Carso no, restava una battaglia della guerra, della grande guerra, per me che amavo la storia e me ne nutrivo.

Poi mamma vole venire ad abitare a Latina, faceva di cognome Bergamin di nome Bruna, e la confusero (forse) con qualche famiglia cispadana come lei,  così che votava al Carso e per un errore conobbi questo posto.

Un posto che non era normale, perchè in questa campagna di case piccole aveva, invece, casermoni grandi e un mulino gigante come quelli di Don Chisciotte.

Una sorpresa perchè mica te lo aspetti. E mica sapevo che questa gente di qui, cispadani grossi, donne fatte a forma di donna preparavano il riscatto. Sì, qui è nato l’eroe dell’emancipazione dei cispadani, una sorta di Martin Luther King di questa gente che cercava radici ma che aveva sempre in testa un fattore, un cacchio di pesatore delle cose che li schiacciava. Questa è la terra di Delio Redi, primo sindaco cispadano di Latina, poi si aggiungerà anche Maurizio Mansutti, ma lui è il primo come Saragat primo socialista presidente e poi Pertini.

Questa storia mi viene in mente per una foto pubblicata su “Sei di borgo Carso” con la foto del palazzone, con la madonnina. Una cosa che non ti aspetti qui dove, dicono, tutto è nato nel ’32 e prima niente.

E’ la foto del palazzo dei Ceatani, signori “feudatari” di queste terre. Una memoria scomoda nella retorica che ci invade dagli anni ’90 del secolo scorso. Perchè quando tornarono i nostalgici, i borghi ingombravano, Redi da mite democristiano divenne eversivo, perchè erano tornati i fattori e i coloni dovevano tornare a star muti al massimo era concessa la nostalgia di Venezia.

Dovrebbero fare un monumento a Delio Redi (a lui nulla mi lega, anzi, ma è stato un simbolo un capo della patri cispadana) e restaurare questo patrimonio. Farebbe del Carso la Atlanta cispadana, ne farebbe una città nell’anima complessa di una grande Latina

IL PALAZZONE

Così lo descrive Lella Favero in un posto : Il palazzone……troppo bello ricordi della mia infanzia mi ricordo tutte le famiglie che vi abitavano compresi i miei zii…al piano terra c.era il consorzio andavo sempre a giocare con mia cugina sarebbe bello se fosse restaurato peccato che la metà disabitata sia fatiscente e abbandonata a se stessa . È stato costruito dai Caetani fine 800..

PS: ringrazio sempre Roberto Lodi, detto l’assessore, per avermi riavvicinato a queste storia. Eredità e pregi di Treno dixit