Latina, la panchina rapita ai giardinetti e la bandiera slabbrata

Latina, la panchina rapita ai giardinetti e la bandiera slabbrata

22 Giugno 2020 0 Di Lidano Grassucci

La politica ha dentro la parola polis, città e la sua definizione bellissima: l’arte di governare la città. Bella, bellissima cosa. Giungo a Latina, la città in fondo non è male, bella non ci si po dice ma è funzionale: spazi aperti, strade larghe, il sole che riempe ogni cosa e la campagna che se fai 10 metri ti viene incontro ed ora “puzza” di paglia e di grano, di nespole che si fanno sostituire dalle prugne e arriva l’aria dal mare.

LA BANDIERA SLABBRATA, LA PATRIA DIMENTICATA

Ma? Sono gli uomini che stonano: la bandiera italiana sul pennone del Comune nessuno l’ha controllata ed è strappata, la Patria strappata non si può guardare, sentire. Ma nessuno ha guardato in altro. Guardo e penso agli ufficiali del Savoia cavalleria che pranzavano nella steppa russa con le posate d’argento. I tedeschi notarono la cosa e chiesero loro la ragione di questo inutili sfarzo, l’ufficiale italiano che si occupava della cosa rispose: “il nostro Re si può presentare in qualsiasi momento, non possiamo essere impreparati”. Pochi mesi dopo per difendere i nostri in ritirata caricarono con i loro cavalli i carri armati russi. Si fecero massacrare per il loro Re, i tedeschi erano già andati via. La Patria è questa roba qui e quella bandiera slabbrata è offesa.

LA PANCHINA ERRANTE NEI GIARDINETTI LASCIATI SOLI

Entro nei giardinetti di Latina dalla strada che porta all’ospedale, davanti l’ex Melarossa oggi Aria e in un angolo abbandonato una panchina divelta dalla sua sede e messa qui per comodità di chi non so chi. Come se le cose della polis fossero cose di chi se le piglia come si diceva delle virtu’ della regina di Castiglia. La panchina sta lì. Passano gli operai di Abc che difendono l’esistente dalla maleducazione diffusa, ma manca l’amore di salvare una panchina perduta.

IL QUADRO ELETTRICO DI PIAZZA DEL POPOLO CHE NON E’ UN QUADRO DI MAGRITTE

Arrivo a Piazza del Popolo e non mi colpisce il giardino con i fili similelettrici, un poco fanno impressione, a protezione di piante nane, che fine triste la grande foresta di Caserta che c’era a questa minutaglia vegetale, han fatto di toro un bove in questa terra indelicata, indomita. Ma? Il quadro elettrico è il monumento evidente al menefrego di questa città Messo al centro della piazza, con ciascun operatore di servizi che ci ha appoggiato il suo come alla periferia di Bombay (per dirla politicamente scorretta), come nelle favelas di San Paolo del Brasile... come a Latina.

Cosa chiederei ad un sindaco? Una bandiera che se si presenta all’improvviso il Presidente mi fa sentire orgogliosamente italiano, una panchina salvata dal rapimento e i quadri di servizio interrati. Costo niente, ma cura tanta come la cura che avevano quei soldati a cavallo che che curavano la forma della dignità.