I saggi del Mimì e la preghiera al sorgere del sole

I saggi del Mimì e la preghiera al sorgere del sole

10 Luglio 2020 0 Di Lidano Grassucci

Da piccolo mi chiedevo sempre: ma come saranno i saggi?  Di loro leggevo sui libri e, sempre, avevano come una nuvola intorno come unti da una umidità divina.

Poi dal basso, che è il punto di vista di un bimbo, ho vissuto vecchi contadini che parlavano con indifferenza del cavallo e del mulo, di Paladini di Francia, di Dante e di rivoluzioni contro preti che si erano fatti re e briganti che la facevano da signori. Tiravano fuori il coltello per stabilire l’eguaglianza degli argomenti e il vino li accompagnava a vincere questa vita che era pena.

Sono passati anni, ora sono uomo fatto e anche di più. I contadini miei non ci sono più e anche la città è diversa, se non nelle mie memorie di ex bambino, ora tutto è differente.

Ma? La mattina incontro signori che, solo dio lo sa, hanno la saggezza della conoscenza, hanno le professioni liberali quelle che se passassero oggi gli uomini in camicia nera li arresterebbero per “cospirazione”. Cospirazione che coincide col vizio che hanno architetti, ingegneri, avvocati di cercare la battuta, il ricordo, il richiamo alla conoscenza studiata ed incontrata, nell’esperienza del mondo.

Di mattina presto a Latina all’angolo dei basilischi, davanti al bar Mimì l’afa combatte con il mulinello che fa il vento che si insinua tra palazzi cotti già al sole e strade larghe in via di cottura. Lì i saggi parlano più che bere caffè, testimoniano, usando la bellezza del tempo disponibile che fa la differenza tra i liberali e il cartellino.

Sono lì come corpo vivo di esperienze e si incontrano tra l’auto nuova, e la parsimonia del suo autista, il racconto di un bombardamento a Cori, di quando Latina era più piccola di adesso. Di quelle avventure da villa sopra Firenze in tempi di peste e quando c’è il passo a ciascuno la sua grazia. E’ un pezzo di città che si riconosce al giorno con i suoi riti, così eguali da rassicurare, curare, farsi coccolare.

Un poco come facevano gli indiani d’America che del sole avevano fatto Dio e al suo “risorgere” sapevano che ci sarebbe stato un altro tempo ancora, un altro giorno.

Sono raffinati, hanno memorie che raccontate e riraccontate si fanno memoria condivisa e sul corso del sole parlano con saggezza gli ingegneri, sulla estetica del passo gli architetti sanno di storia dell’arte, sul saper vivere gli avvocati hanno buone regole ma sulla grazia è campo aperto a tutti e si sanno stupire. Mirabolanti storia tra il vero, l’inverosimile e la probabilità ma mai nessuno ne è esente.

E’ un nuovo giorno ciascuno va alla sua libertà, ma il circuito resta “sovversivo”. La la Grazia è dono di Dio e la bellezza la incontri se la cechi… trovandola.