Dante Wiquel e quella voglia di mare che divenne hotel Tirreno

Dante Wiquel e quella voglia di mare che divenne hotel Tirreno

9 Agosto 2020 0 Di Emilio Andreoli

Latina città di mare o Latina città che ha anche il mare? Questo è il dilemma amletico che ha sempre vissuto la nostra città, una crisi di identità perenne. Sicuramente ha prevalso la seconda ipotesi, Latina ha anche il mare. Eppure qualcuno ci aveva creduto, uno di questi un certo Dante Wiquel che di mestiere faceva l’orafo, e io vi racconterò un po’ di lui e di quegli anni, i sessanta, dove le canzoni estive più ascoltate erano: “Sapore di sale”, di Gino Paoli e “Abbronzatissima”, di Edoardo Vianello.

 A Latina nessuno ha mai creduto nella miniera d’oro che avevamo, e che abbiamo tuttora, a una manciata di minuti, il mare. Il nostro mare, che con i suoi chilometri di spiaggia poteva rappresentare il futuro per tutti e invece lo abbiamo lasciato lì, come fosse lontanissimo, quasi inesistente. lo dimostra il fatto che per unire con una strada Latina a Capo Portiere si è aspettato venticinque anni dalla nascita della città. Infatti per andare al mare a Capo Portiere, fino a metà degli anni cinquanta, bisognava passare o dal Fogliano, oppure da via Piave, da quest’ultima dopo aver raggiunto Borgo Sabotino si percorreva tutto il lungo mare, che era poco più di un viottolo di campagna.

In quegli anni l’Opera Nazionale Combattenti aveva messo in vendita dei lotti di terra, e Dante Wiquel decise di acquistarne uno sulla spiaggia. La sua intenzione era di fare una casa sul mare per la famiglia, ma il suo consuocero gli consigliò di costruire un albergo, con annesso uno stabilimento balneare. Dato che ormai Latina distava dal mare solo sette chilometri, non ci pensò poi molto e, da bravo imprenditore qual era, seguì quel consiglio.

 

Dante Wiquel da maestro soffiatore di vetro a grande imprenditore

Dante Wiquel nasce il 6 ottobre 1896 a Resina, oggi Ercolano. Sin da ragazzino è un grande lavoratore e si specializza nella lavorazione del vetro e ne diventa maestro soffiatore. Fonda quindi, insieme ad altri soci lavoratori, una grande cooperativa. Aprono diverse sedi, le più importanti a Vietri, Siena e Livorno, in quest’ultima città conosce la sua futura moglie Marianna.

Nei primi anni trenta ricevono un’offerta irrinunciabile e, d’accordo tutti, vendono la cooperativa all’azienda francese Saint Gobain che è un colosso nel settore del vetro. Ora Dante ha diversi soldi nelle tasche e piano piano ne arriveranno molti altri, perché i francesi si sono accordati, dopo un congruo acconto, per un pagamento mensile. Dante deve solo decidere cosa fare e dove andare ad investire.

Dante Wiquel nella sua bottega, a sx il suo fedele orologiaio Romano, che visse tutta la vita nella famiglia Wiquel

Alcuni amici gli dicono che c’è una città nuova, e che avrà sicuramente un buon futuro, perché lì è tutto da creare. Parte così nel 1932 per Littoria e apre una piccola bottega dove vende gioielli, vetri e affini in piazza Savoia (oggi piazza San Marco). Dopo pochissimo tempo, per avere maggiore visibilità, si trasferisce in corso Vittorio Emanuele III (oggi corso della Repubblica) sotto i portici di fronte la chiesa San Marco. Negli anni cinquanta il trasferimento definitivo in corso della Repubblica di fronte Porfiri, dove ancora oggi c’è il nipote che porta il suo stesso nome, che continua l’attività intrapresa dal nonno.

Licenza commerciale di Dante Wiquel firmata dal podestà

A Capo Portiere nascono gli alberghi.

È la primavera del 1962, quando la famiglia Giacomini inaugura l’hotel Fogliano. Qualche mese dopo è la volta dell’hotel Tirreno di Dante Wiquel e a seguire quella dell’hotel Miramare. A Latina, ora che hanno una strada e degli stabilimenti balneari, scoprono la voglia di mare. L’hotel Tirreno diventa subito il punto di riferimento per l’alta e media borghesia latinense, ma anche per i giovani, spesso infiltrati, in cerca di belle ragazze in bikini.

Dante Wiquel, per gli amici Dantino, ricorda così suo nonno Dante e l’hotel Tirreno:

Mio nonno ci sapeva fare, era un grande lavoratore, una persona solare con la battuta sempre pronta. Aveva combattuto nella prima guerra mondiale guadagnando la croce al merito di guerra, questo gli permise di diventare cavaliere di Vittorio Veneto. Era talmente forte la sua personalità che nessuno dicevaAndiamo all’hotel Tirreno”, ma tutti dicevano “Andiamo da Wiquel”. All’hotel ho passato momenti che non potrò mai dimenticare. Ricordo Biscotto quando scendeva le scalette per andare in spiaggia, e tutte le ragazze, ma anche donne sposate, che lo seguivano con lo sguardo ammaliate dalla sua elegante bellezza. Latina l’estate era tutta lì in quel fazzoletto di spiaggia e io ci sono cresciuto. Sì, un po’ di nostalgia la provo, non lo potrei negare”

Dante Wiquel con il suo nipotino Dantino

Le cabine dell’hotel Tirreno

La leggenda narra di amori, e tradimenti, nati nelle cabine dell’hotel Tirreno. Di ragazze bellissime e di bagnini sempre pronti a soddisfare qualsiasi esigenza, oltre quella di soccorrere persone in mare in difficoltà. Di ragazzini che cercavano ogni spiraglio per spiare un cambio di costume, insomma, proprio come in quei film di Carlo Vanzina, tipo “Sapore di mare”, o di Sergio Citti nel “Casotto” . Certo Latina non era Rimini o Riccione, ma Dante Wiquel faceva le prove per farla diventare una città di mare. E chissà cosa direbbe oggi nel vederla così come allora, senza neanche più la spiaggia?!

Le famose cabine dell’hotel Tirreno

Eh già, da allora non abbiamo fatto più progressi e Latina non è diventata una città di mare come immaginava Dante, ma è rimasta la città che ha il mare. Dante Wiquel morì il 25 aprile del 1974, l’hotel venne rinnovato dal figlio Giuseppe nel 1981 e nel 1988 ceduto ad una società romana. Dopo qualche anno fu rivenduto alla famiglia Destro di Borgo Sabotino. L’hotel continua ancora oggi a essere un punto di riferimento, ma la magia degli anni sessanta e settanta resta irripetibile.

Ho vissuto al mare quattro mesi l’anno per vent’anni, poi finiti i tempi spensierati della scuola, non sono più andato nella casa al mare di famiglia, se non sporadicamente le domeniche d’estate. Poi i negozi li hanno fatti rimanere aperti pure la domenica e addio casa al mare. Ma quest’anno mi sono ripreso un po’ di tempo perduto e come quando ero ragazzino, mi sono addormentato con il rumore delle onde del mare e ho sognato tempi lontani, quelli di quando bazzicavo, di tanto in tanto, l’hotel di Wiquel a sbirciare le belle ragazze in bikini.

 

Ringrazio Dantino Wiquel per i racconti e le magnifiche foto.