Racconti d’estate / Il battesimo di Rosa e Celeste

Racconti d’estate / Il battesimo di Rosa e Celeste

9 Agosto 2020 0 Di Maria Corsetti

Inizio oggi a pubblicare questi racconti scritti 13 anni fa. Praticamente in un’altra vita.

 

Il giorno del battesimo di Rosa e Celeste si presentò un problema che fu risolto brillantemente: per evitare il ripetersi all’infinito della domanda «Quale è Rosa e quale è Celeste?», la mamma aveva acquistato due vestitini bianchi identici, ma uno con i bordi rosa e l’altro con i bordi celesti. L’idea le piacque tanto da indurla ad abbinare al nome delle figlie anche il colore dei confetti, pur sapendo che per le femmine si usano rosa e basta. Questo provocò un certo stupore, misto a commiserazione, da parte degli invitati che già trovavano troppo originale mettere a due sorelle, gemelle per giunta, i nomi di due colori. Ora Rosa e Celeste erano esattamente i nomi delle due nonne. Più tradizione e meno originalità di così non si può. Ma il risultato suonava comunque come una fantasia moderna che le piccole avrebbero rinfacciato ai genitori una volta diventate signorine. E poi diciamolo: da quando quella era diventata così attaccata alla famiglia da volere a tutti i costi i nomi delle nonne per le figlie?

 

Durante il battesimo insieme ai “Rinuncio a satana” da parte delle madrine, volavano occhiate di intesa da parte del pubblico. Scelte tra le più giovani del parco cugine, le madrine erano due diciottenni costellate di piercing con tatuaggio indelebile formato affresco sul fondoschiena messo in risalto dalla gonna (per l’occasione avevano evitato i jeans) a vita bassa e la camicetta corta. Calate nel loro ruolo di seconde madri delle piccole, le due ragazze avevano al collo un nastrino rosa l’uno e celeste l’altra, così che si potesse capire subito a quale bimba corrispondeva tale madrina. Per uscire dalla chiesa, orgogliose dell’investitura ufficiale le due ragazze avevano preso in braccio le figliocce. Dopo la cerimonia fu la volta del ricevimento. In casa. Anche questa scelta era stata serio motivo di conversazione tra gli invitati. La domanda che ci si poneva era se la scelta casalinga fosse stata una strategia per risparmiare. In tal caso sarebbe stato opportuno risparmiare sul regalo. Anche se la scelta era stata dettata dal fatto che il battesimo si sarebbe tenuto alle 10 del mattino, finendo presumibilmente alle 11. Troppo presto per un pranzo in un ristorante. Meglio una colazione in casa. In ogni caso c’è un risparmio per chi invita, quindi deve esserci anche per chi è invitato. In casa erano già apparecchiate tovaglie di lino finissimo e candido ricamate a mano, argenteria, servizi di porcellana preziosa. Fuori si era scatenato un temporale di quelli che all’improvviso oscurano il cielo e dall’autunno ti precipitano nell’inverno.

 

Rosa e Celeste dormivano beate tra le braccia delle loro madrine, incuranti che tutto quello era stato organizzato per loro. Le madrine si accesero una sigaretta, incuranti del fatto che non si dovrebbe fumare in presenza di bambini. La madre si girò e vide le figlie sonnecchiare mentre una nuvola di fumo si formava sopra di loro. Pensò che non era il caso di intervenire: una sigaretta il giorno del battesimo è ammessa. In fondo si inizia la vita. La nonna le aveva detto una volta che, finché non è battezzato, un bambino è come “una bestiolina”. Si può ben celebrare il giorno in cui da bestia diventi uomo con una sigaretta. Le bestie non fumano, gli uomini sì.

 

Gli invitati videro le madrine che fumavano con le gemelle in braccio e corsero ad intimare l’alt. Sequestrate le bimbe, le madrine furono mandate a fumare sotto la pioggia.

La cioccolata calda, una crema densa e nera, fu versata nelle ciotole sottili con i decori cinesi. Per accompagnarla furono portati grandi vassoi di savoiardi. Arrivarono i servizi da tè: le tazze abbinate alle teiere panciute, ai piatti con sopra le fettine di limone già tagliato, ai bricchi del latte. Lo zucchero fu presentato sotto forma di tante piccole zollette colorate, una variante che piacque molto ai bambini invitati alla colazione. Le madri intervennero repentinamente per bloccare la marcia verso la carie dentaria.

Semplice e nello stesso tempo sontuosa, arrivò una composizione di babà. C’era la grande ciambella con i ciuffi di crema sopra e sopra ogni ciuffo di crema una ciliegina. Dentro il buco della ciambella c’erano tanti babà mignon, che finivano con una montagnetta rifinita ancora di crema e ciliegine. Le madrine, tornate in possesso delle gemelle, misero le bimbe nei passeggini per poter gustare la loro porzione di babà. Le gemelle non si irritarono affatto, anzi guardavano attente le madrine e i loro cucchiaini d’argento che affondavano nella pasta sofficissima e bagnata di quel dolce così profumato. Per quanto piccole Rosa e Celeste conoscevano bene il cucchiaino, sapevano che nel cucchiaino c’era qualcosa da mangiare. Talmente sorridevano e seguivano con gli occhi il cucchiaino che le madrine si guardarono, indecise se offrire o meno alle piccole un pezzetto di babà. I denti ancora non c’erano. No, il babà no, meglio un po’ di succo di babà. Rosa e Celeste succhiavano felici quei cucchiaini così dolci. La madre si girò e vide le figlie beate mentre catturavano qualche goccia di acqua, zucchero e rum. Pensò che non era il caso di intervenire: una microgoccia di alcol il giorno del battesimo è ammessa. E’ come un brindisi alla vita.

 

La scena non sfuggì agli invitati che tolsero con ardore i cucchiaini dalle bocche di Rosa e Celeste, urlando che per i bambini l’alcol è veleno, che provoca danni al cervello, che massacra il fegato, che non si può dare lo stesso cucchiaino con il quale ha mangiato un adulto, che è pieno di germi, di infezioni, che forse era il caso di far vomitare le bimbe. Rosa e Celeste scoppiarono a piangere. Ecco, vedi, l’alcol gli ha fatto male. Una camomilla, quello che ci vuole è una camomilla. Arrivarono i biberon con la camomilla, alle madrine fu permesso di riprendere le gemelle in braccio, ma solo sotto la stretta sorveglianza degli invitati. Furono serviti i piatti salati: pizze rustiche, frittura mista, verdura fresca tagliata a listini e cubetti con pinzimonio. Per presentarli in tavola erano stati usati vassoi d’argento coperti dalla carta gialla porosa che assorbiva l’unto del fritto e lasciava asciutte le verdure. Nei bicchieri fu versato Satèn di Franciacorta. Le bollicine e il colore dell’oro chiaro nei calici rinvigorirono il buon umore. Si cominciò a parlare del futuro delle gemelle. Affermate professioniste, esperte d’arte, single fino a quando l’età ancora permette di indossare la minigonna. E poi accoppiate e madri a loro volta mentre la mamma diventava nonna e le madrine madri. Un invecchiamento collettivo nel giro di pochi minuti.

 

Le madrine guardarono bene le bimbe che tenevano in braccio per essere sicure che il mondo non stesse correndo così veloce. Entrarono in sala le composizioni di frutta. Dal cocco alle ciliegie era rappresentata ogni stagione e ogni latitudine. Già lavata, tagliata e servita con una spolverata finissima di zucchero a velo.

 

Era arrivato il momento delle bomboniere. La circostanza che fossero rosa e celeste aveva già fatto discutere, ma la curiosità di vedere l’oggetto allegato ai confetti, ultimo parametro per capire quanto si era stati opportuni nella scelta del regalo, era talmente alta da far passare in secondo piano la bizzarria dei colori dei confetti abbinati ai nomi. Due cesti enormi fecero il loro ingresso. Due nuvole di tulle con tante nuvolette: rosa da una parte e celeste dall’altra con i nastrini che tenevano fermi i veli del colore contrario rispetto al tulle. Legato ai nastrini un sacchettino con dentro un orecchino montato in oro con una pietra rosa o celeste a secondo della gemella corrispondente. A ogni invitato toccò una bomboniera rosa e una celeste, di conseguenza un orecchino rosa e uno celeste. Per gli scambi necessari per avere due orecchini rosa o due celesti, sembrò educato aspettare di essere fuori. La consegna della bomboniera è un po’ come il lasciapassare per chi vuole andare via: la cerimonia è conclusa.

 

Tutti avevano fretta di avere gli orecchini appaiati. I saluti furono molto brevi, ci si soffermò qualche istante in più sui ringraziamenti. Usciti dal portone, iniziò lo scambio. Attento e scaltro, pronto a rilevare ogni difetto nell’orecchino dell’altro, con momenti di grande indecisione su quale colore prediligere. Dopo aver salutato le bimbe, le due madrine si allontanarono orgogliose indossando ognuna un orecchino rosa e uno celeste.