Documenti: a 21 dalla scomparsa la bonifica (Malefica) vista da Alessandro di Trapano

Documenti: a 21 dalla scomparsa la bonifica (Malefica) vista da Alessandro di Trapano

27 Agosto 2020 0 Di Lidano Grassucci

21 anni fa, era il 5 agosto del  1999 moriva Alessandro Di Trapano, lo storico sindaco comunista di Sezze. Lo vorrei ricordare riproducendo una mia intervista del 18 dicembre del 1996 pubblicata nell’inserto di Latina Oggi per i 66 anni dalla fondazione di Latina. Parla di un altro punto di vista rispetto alla retorica “bonificarda”  sulla piana pontina, un’intervista di 24 anni fa.  La ritengo utile e un modo per discutere di una storia complessa, la nostra, un documento. Lui la bonifica la chiamava la “malefica”. E’ una testimonianza di una storia complessa, sempre da rileggere, sempre aggiungendo e mai sottraendo

L’INTERVISTA

“La bonifica l’hanno fatta i montanari”. Con questa affermazione lapidaria Alessandro Di Trapano, ex sindaco comunista di Sezze, rivendica con orgoglio il ruolo della sua gente nella costruzione del nuovo. Ma le osservazioni puntuali di Di Trapano vanno oltre, non solo affermazioni del ruolo dei lepini nella bonifica, ma anche contestazione del modo in cui la bonifica è stata fatta.

“Nessuno afferma – sostiene Di Trapano – che la palude non doveva essere battuta, ma occorre anche sottolineare, ed in questo sono confortato da illustri luminari, che il modello di bonifica scelto non ha funzionato”

Due sono gli ordini di contestazione dell’ex sindaco di Sezze: “innanzi tutto  va detto che con la bonifica è stata cancellata la macchia di Caserta, una fascia verde che dalla Campania arrivava a Terracina e da qui a Roma seguendo la costa , un immenso patrimonio verde che svolgeva un uomo importante per regolamentare il clima nell’area pontina.

Di Trapano ricorda che questa fascia verde proteggeva dai venti ed assorbiva l’umidità. l’averla eliminata ha lasciato la piana senza protezione  e le trombe d’aria di questi giorni testimoniano le conseguenze di quella scelta operata.

Oggi di quella immensa distesa verde non è rimasto che un pallido ricordo nella zona del Circeo che resta l’unica priva di come avrebbero potuto convivere città e bosco.

Il sindaco non dimentica il ruolo economico svolto dalla macchia di Caserta: Il bosco è una ricchezza, andava difeso”.

Di Trapano ricorda le potenti macchine che azionate a vapore portarono a compimento l’opera di disboscamento: “noi fornivamo l’acqua alle vaporiere che strappavano le radici degli alberi dal terreno scavando solchi di un metro e mezzo”

Anche l’ubicazione di Latina, allora Littoria, è contestato: “poteva essere costruita più verso la collina e così la fascia verde poteva essere salvata”. E sbagliato è il modello di agricoltura scelto da fascismo bastato sulla monocultura del grano. Esistevano, per il sindaco di Sezze, numerose varianti possibili rispetto a questo modello, tra cui l’acquacoltura a cui non è mai pensato oltre alle attività tradizionali di allevamento.

Le contestazioni di Di Trapano si fanno più tecniche: “Parlano sempre di bonifica eppure ci sono zone, penso all’area intorno a Mazzocchio dove la palude pare non essersi mai ritirata dove ad ogni pioggia di una certa consistenza centinaia di ettari vengono sommersi”.

Per l’ex sindaco è stato commesso l’errore di convogliare le acque del Semprevisa verso il punto più basso della pianura che è Mazzocchio: “Restiamo un territorio a rischio, se piove un poco più del solito l’acqua torna a farla da sovrana”.

“Ma la nostra non è una critica distruttiva – afferma Alessandro Di Trapano – vogliamo lavorare insieme per correggere gli errori commessi”. Ricostruire le linee frangivento, riprogettare la gestione idrica del territorio sono i punti principali di azione”.

Riguardo al lavoro svolto per far nascere la pianura, la memoria di Di Trapano è puntuale: “abbiamo lavorato noi delle montagne aiutati dagli operai abruzzesi e casertani e abbiamo fatto tutto a mano, la prima Roston, una draga di produzione inglse l’ho vista nel 1935, lavorava sul Selcella ed ha fatto un solo argine di 400 metri, il resto tutto lavoro di braccia”. Il primo trattore che ricora il sindaco è uno Spa, visto al lavoro sempre nel 1935, il resto è memoria di duro lavoro”.

“I funzionari fascisti – ricorda Di Trapano – pagavano gli operai con una pistola sul tavolo, e queste cose non si dovrebbero mai dimenticare”

“Le genti del nord – continua – arrivarono dopo, quando fanno gli appoderamenti e molti di loro non erano mai stati contadini”

Nell’assegnazione delle terre i lepini vengono esclusi: . La bonifica ha rappresentato anche la rovina per molti allevatori locali, le conseguenze della crisi economica del 1929 si sommano alle scelte sulla bonifica: “i prezzi della carne subirono un tracollo – ricorda Di Trapano – . Mio padre fu costretto a vendere due puledri da 1000 lire l’uno di allora, a 700 tutti e due, si rovinarono in molti, scomparve l’allevamento di maiali”

Infine Di Trapano sottolinea la sottrazione di migliaia di ettari di terreno ai danni di Sezze, Priverno e Terracina: “A Sezze furono tolti 5000 ettari, arrivavamo fino al Sisto e a Tor Tre Ponti, terre emerse da secoli dove c’era una economia e una vita sociale intensa”

“Hanno tolto le terre a Sezze, a Priverno e Terracina i paesi degli operai che hanno prosciugato la palude”

Lidano Grassucci, Latina Oggi 18 dicembre 1996 (speciale 66esimo fondazione di Latina). Ringrazio il direttore Alessandro Panigutti per la collaborazione

 

IL CAPO DEI CONTADINI SETINI E IL RISPETTO

“Qui tutti quelli che sono arrivati hanno trovato le nostre porte aperte e la dimostrazione di quello che dico sono le centinaia di matrimoni misti tra abitanti dei lepini e le genti venute dal nord, qui abbiamo dato un esempio di rispetto reciproco, le venature razziste dei lumbard non ci toccano neanche lontanamente . Matrimoni misti e vita insieme che non esclude il nostro diritto di ribadire verità storiche negate per decenni”

Alessandro Di Trapano

COME ERA

“Si coltiva il grano nelle zone completamente emerse, il granoturco praticamente ovunque da maggio a settembre quando le acque si ritiravano. Nelle zone pedemontane si coltivavano i carciofi. Il pezzo forte era l’allevamento alo stato brado: suini erano così tanti che non ne conoscevano il numero neanche i proprietari. L’allevamento era gestito dalle università agrarie di Sermoneta e Bassiano. Da Filettino scendevano gli allevatori di pecore, gregdi di 2000 capi ciascuna che svernavano qui per tornare in montagna a marzo.

Con la bonifica è nato si un mondo nuovo, ma c’è anche un mondo che è scomparso.

 

Nella foto da sinistra: Alessandro Di Trapano, Luigi Longo, Titta Giorgi e Sabino Vona (Il Territorio)