Il libero bacio di Biscotto che Latina non ha voluto provare ma le ragazze sì

Il libero bacio di Biscotto che Latina non ha voluto provare ma le ragazze sì

30 Agosto 2020 0 Di Lidano Grassucci

Partecipo alla presentazione del libro su  Biscotto al Circolo cittadino di Latina (un luogo che il presidente Alfredo De Santis ha ridonato a Latina con rara sensibilità) del nipote Fabio Porzi. MI ha invitato Emilio Andreoli che su Biscotto ha scritto un libro, lo ha resuscitato. E’ la storia di un ragazzo di provincia bello, forse troppo come lo sono i belli quando lo sono, morto presto per incidente d’auto che fa i “belli anche dannati”. Donne, moda, uomini, cinema, auto sfavillanti. Mentre parlano sfoglio il libro foto ingenue di famiglia, foto di una città inconsapevole e foto elaborate di una Italia che dopo 500 anni (dopo il Rinascimento) tornava nel mondo, alla testa del mondo.

Latina era alla testa di un paese che si sentiva in testa, Biscotto (al secolo Francesco Porzi) aveva scoperto la chiave per essere eguali: che non era la nostalgia della fondazione, non era la tragedia della distruzione, ma non era neanche la condanna per sempre alla ruralità, era osare.

Biscotto, ma non fu il solo, capì la fame di bellezza di una Roma che era cinema, moda, bari di ogni risma, libertà sessuali per pochi ma che sarebbero diventate per tutti. Vestiti che non erano la camicia di flanella, il vestito Facis con la cravatta d’ordinanza, ma medaglie e camice sbottonate. Uomini che da rudi contadini dei mugugni si facevano gentili apprezzatori di bellezze americane. Latina, come tutta la provincia italiana, ma qui di più per l’incrocio di razze e per quel senso greco della vita che aveva la nostra gente divenne miniera di bellezza.

Una signora dalla sala ascolta e interviene: “io lo conoscevo, c’era la fila delle mie amiche per vederlo. Era un rito il suo passare, il suo essere, era bellissimo”. Una signora si alza chiede scusa e va via, ha gli occhi di nostalgia. Vedete Biscotto ha cambiato l’ordine delle cose: quelle ragazze si sentivano in “diritto” di avere la bellezza e non più di nascondere le passioni. Erano ragazze che sceglievano e non erano scelte. Oggi è banale, ma negli anni ’60? Qui, a Latina, vivono di nostalgia politiche negando le innovazioni umani.

Un ragazzo aveva il diritto di essere bello, e non forte. Una ragazza aveva il diritto di capire la bellezza.

“Quando passava le ragazze che andavano a scuola a Palazzo M si affacciavano e urlavano, pareva di essere allo stadio”, c’è scritto nel libro. Le ragazze urlavano al mondo che potevano scegliere l’amore.

Questo ha cambiato il mondo, ma il potere collettivo a Latina celebra ancora la retorica di intelletti stanchi a vantare se stessi, a piacersi. IL contrario di Biscotto che non si piaceva perché piaceva.

Ringrazio Emilio Andreoli per l’invito alla presentazione, Fabio Porzi per la gentilezza di avermi sopportato, Maria Corsetti per seguirmi da sempre con una rara intelligenza che sta nelle sue domande.

Vedete esiste una Latina bella che dopo Biscotto ha dato Manuela Arcuri, Elena Santarelli, Tiziano Ferro tutti liberi di essere belli, di essere se stessi e una Latina incartapecorita che pensa ai palazzi, ai dittatori, che urla banali verità che sono bugie raccontare con la tristezza di essere uniche. Una Latina, la seconda, che non può capire la libertà di un bacio scelto come ti va senza pensare ad altro che a sentirlo.