Vincenzo De Gregorio, un uomo come una montagna

Vincenzo De Gregorio, un uomo come una montagna

31 Agosto 2020 0 Di Maria Corsetti

«Mi hanno detto: Vincenzo era come una montagna: è solida, la vedi, ti orienta, c’è».

I tempi sono quelli del Covid, un’epoca che urla compostezza, che non è possibile lasciarsi andare ad abbracci e lacrime, che nasconde i volti dietro una maschera.

Un’epoca poco letteraria, che ha abolito l’acqua nelle acquasantiere e il segno di pace, messo al bando il confessionale.

Vincenzo De Gregorio c’è. Si sente nella chiesa che gli dà l’ultimo saluto. Nella Chiesa del Sacro Cuore di Latina, dove si incontrano sull’altare i due parroci che rappresentano Latina e Doganella di Ninfa, comunità che hanno visto Vincenzo De Gregorio protagonista, mai di secondo piano. È il sacerdote a dirlo durante la funzione: Vincenzo era come una montagna: è solida, la vedi, ti orienta, c’è.

La chiesa è piena, e non è una chiesa piccola. È piena, ma tutti rispettano le distanze, tutti rispettano le regole perché trasgredirle anche in nome di un ricordo sarebbe un gesto che Vincenzo De Gregorio avrebbe considerato deprecabile.

Dietro le mascherine si riconoscono tanti volti, quelli della borghesia che ha scelto Latina come un luogo di opportunità, di crescita, dove far crescere i propri figli.

Vincenzo De Gregorio aveva i terreni e una casa bellissima nelle campagne di Doganella, ma aveva una casa altrettanto bella a Latina. Perché la campagna richiede lavoro e non concede ferie, ma se il lavoro lo vuoi fare guardando oltre le tue proprietà, se vuoi credere nell’agricoltura mentre tutti si affannano a organizzare tavole rotonde per raccontare quanto sia importante il comparto agricolo, ti devi sporcare le mani di terra. Ma poi te le lavi, indossi la giacca e ti siedi nei tavoli veri, anzi li crei. Guardi le persone dritte negli occhi e stai una spanna sopra di loro perché oltre ad aver studiato – liceo classico negli anni ’50, di certo non potevi confonderlo con citazioni in latino – hai anche l’idea esatta di cosa sia il lavoro sui campi, di quali siano le difficoltà e di come funzioni il mercato.

Negli anni ’80 era andato in Florida per vedere le coltivazioni intensive – lo avevano impressionato dal punto di vista estetico, ma il sapore dei prodotti non lo aveva entusiasmato per niente – e, sempre negli anni ’80, era stato in Nuova Zelanda per conoscere da vicino la coltivazione del kiwi e qui sì che il suo pensiero era stato più che positivo, al punto da farsi promotore del kiwi Latina IGP.

Il resto è una storia che conosciamo, il nord della provincia di Latina è leader mondiale per la produzione di kiwi.

 

Vincenzo De Gregorio era nato il 26 maggio 1934 a Benevento, dove aveva frequentato il Liceo Classico. Laureato a Portici in Scienze Agrarie, era arrivato a Latina perché il padre aveva comprato i terreni a Doganella di Ninfa. Nel 1965 aveva vinto il concorso a cattedre per insegnante di estimo, prendendo servizio presso l’Istituto Tecnico per Geometri di Latina.

È stato cofondatore e Presidente della Libera Associazione degli imprenditori agricoli, presidente del Consorzio agrario e del Consorzio di Bonifica. Ha progettato il Parco San Marco e per anni ha curato il verde pubblico di Latina.

Sposato con Anna Nocerino, hanno avuto quattro figli: Franco, Antonella, Daniela e Gabriella.

 

Il ricordo dei figli nella lettera che, questa mattina in chiesa, ha letto Antonella De Gregorio:

“Caro papà,

oggi abbiamo avuto il bisogno di salutare quel grande uomo che sei stato, che ha lasciato il segno sia nella famiglia che nella società di Latina.

Ieri sono stati pubblicati diversi articoli che parlavano di te come: Insegnante, Agronomo stimatissimo e agricoltore di primissimo livello.

Sei stato Insegnante, cofondatore e Presidente della Libera Associazione degli imprenditori agricoli, Presidente del Consorzio Agrario, del Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino…ma soprattutto tu eri per tutti il Professore!!!

Hai sempre messo la famiglia e il lavoro al centro della tua esistenza con un impegno ed una visone che ti hanno contraddistinto in tutto quello che hai fatto.

Ogni ruolo che hai svolto, per te non era un lavoro, ma molto di più: era una missione che dovevi compiere nella consapevolezza che avresti fatto la differenza.

E la differenza l’hai fatta:

– COME INSEGNANTE: trasmettendo ai tuoi alunni non solo competenze ma anche passione per il loro futuro lavoro, tanto che molti di loro hanno avuto il piacere di continuare a farti visita fino ai tuoi ultimi giorni – I tuoi alunni ti chiamavano ZIO (anche se tu questo non lo sapevi);

Ancora La differenza l’hai fatta come AGRONOMO dando alla tua professione uno slancio notevole che ti ha portato ad essere anche Presidente dell’Ordine per diversi Mandati.

Sei stato per il mondo dell’agricoltura pontina un punto di riferimento portando avanti, insieme agli altri agricoltori, importantissime battaglie: come la formazione di Associazioni e Cooperative convinto che solo nell’unione di categoria si potevano raggiungere degli importanti obiettivi.

Inutile dire che la tua famiglia ti ha condiviso sempre con i ruoli che di volta in volta hai ricoperto.

Sei stato un lavoratore instancabile, per te non esistevano orari di lavoro né giorni di riposo, ma noi sapevamo che questo eri tu!

Nonostante la tua instancabile passione per il lavoro sei riuscito ad essere un ottimo PADRE e un ottimo MARITO.

Sempre affettuoso e presente in ogni momento della nostra esistenza. In simbiosi perfetta con mamma, avete condiviso ogni singola scelta della vostra vita.

E come Papà che dire? Per ognuno di noi un ricordo, come se fossi stato un papà personale, con particolari, con sfumature e colori diversi, ma che alla fine si riassumono sempre in TE.

Noi quattro siamo stati fortunati ad avere te come Papà: indubbiamente sei stato il nostro punto di riferimento, fin da piccoli sei stato per noi una figura indispensabile sia nelle piccole che nelle grandi situazioni della vita. Avevi sempre una parola o un consiglio giusto da darci.

Con il tuo esempio quotidiano ci hai trasmesso il rispetto di valori come l’importanza della famiglia, dell’onestà, dell’amicizia e dello studio (che per te era fondamentale) per te non c’erano sfumature ma solo valori assoluti.

Caro papà, il tuo affetto e quello che ci hai trasmesso rimarranno per sempre, nel cuore di mamma, di noi figli, e dei tuoi nipoti, ma sono convinta anche di tutti quelli che ti hanno amato ed apprezzato.

Con affetto i tuoi figli: Franco, Antonella, Daniela e Gabriella”.