Referendum/Scelgo il No: la rappresentanza è meglio del risparmio

Referendum/Scelgo il No: la rappresentanza è meglio del risparmio

2 Settembre 2020 0 Di Fatto a Latina

Preferirei di No, è il titolo di un libro (che consiglio fortemente di leggere)  pubblicato da Einaudi nel 2017 e scritto da Giorgio Boatti; ripercorre le storie umane e professionali dei dodici (diconsi dodici) professori universitari che
si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo l’8 ottobre 1931. Chiaramente i dodici persero la cattedra e furono costretti all’oblio accademico ed in molti casi alla povertà. Solo alcuni di loro ebbero una parziale riabilitazione dopo la caduta del regime mussoliniano.
Erano persone poco conosciute se non in ambito universitario. Appartenevano ad ambienti sociali differenti e nemmeno si conoscevano tra loro. Dal punto di vista ideologico, alcuni erano genericamente di sinistra, altri
monarchici, qualcuno liberale e cattolico. Nessuno era un leader politico o intellettuale di riferimento di aree politiche specifiche. Potevano, quindi, farsi gli “affaracci loro”, dire si al fascio e continuare la loro dignitosa carriera negli
atenei. Tutti gli altri cattedratici italiani (ovvero 1188 su 2000) invece giurarono fedeltà al fascismo.
Tra costoro molti erano ufficialmente o lo sarebbero diventati dopo l’8 Settembre del 1943, campioni dell’antifascismo.
I motivi che “i giuranti si” addussero per giustificare il poco nobile gesto furono svariati e tutti validissimi ovvio.
Qualcuno di loro, vicino ai rossi, disse di si al fascismo perché glielo avevano chiesto Togliatti e Nenni in ottica di battaglia interna al regime (Togliatti e Nenni non hanno mai confermato la richiesta).
Qualcuno lo fece con palese disprezzo usando i guanti bianchi e gettando a terra la penna un secondo dopo la sottoscrizione del giuramento (lo stipendio invece continuò a percepirlo e non gettarlo a terra, seppur lo spese
con disprezzo). Qualcuno giurò perché teneva famiglia (i più onesti secondo me). Tutto sommato nulla di particolarmente scandaloso in questa scelta, visto che coinvolse milioni di italiani in vari settori.
Il coraggio è bello e “facile a tavolino” ma in concreto è arte difficile da praticare, quindi pur ammirando chi non giurò fedeltà nel 1931 non mi sento di essere troppo severo con chi non lo fece; tranne quei professori universitari
che poi diventati con l’avvento della Repubblica importanti figure pubbliche, si sono messi a fare le “vestali dell’antifascismo” (più di qualcuno con la bandiera rossa attorno al collo).

Mi è tornato in mente il no dei “dodici coraggiosi” quando ho cominciato a pensare cosa avrei votato al Referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari del prossimo 20 Settembre: La riposta è no. Chiaramente non perché questo voto sia assimilabile al No dei professori a Mussolini (ci mancherebbe), ma perché mi ha fatto pensare a cosa sia la democrazia rappresentativa.
Ovvero una cosa terribilmente imperfetta ma molto migliore di qualsiasi dittatura o “democratura” che spinge le persone a calpestare la propria dignità per non diventare dei “paria in patria”.
La democrazia parlamentare ha enormi difetti, fuori discussione. Per esempio in democrazia ti puoi ritrovare un sindaco incapace di riaprire un teatro inagibile (dopo averne annunciato la riapertura dieci volte) che si fa
fare una petizione dai propri adepti come se la responsabilità fosse d’altri. Una cosa pessima certo. Ma il sindaco in questione puoi rimandarlo a fare il suo lavoro precedente al momento delle elezioni ammnistrative.
Tra i parlamentari possono essere eletti dei ladri o dei perfetti idioti (buoni esempi di questa genia li trovate anche tra i parlamentari che sostengono la riforma da votarsi), ma puoi rispedirli a “non fare niente” con un bel colpo di
matita dopo cinque anni. Una democrazia in cui si riducono i rappresentanti (soprattutto se non si
prevede una riforma organica) ci fa risparmiare un euro e trentacinque centesimi l’anno a testa ed aumenta i poteri e la forza di “tecnici ed esperti” non votati da nessuno. Una riforma che riduce i parlamentari e basta, diminuirà il peso dei “battitori liberi” nelle camere ed aumenterà quello dei “soldatini nominati”. Pensandoci bene, preferirei di no.

Davide Facilepenna