Terracina e Fondi “votano” Coletta: l’unico che non lo fa è lui

Terracina e Fondi “votano” Coletta: l’unico che non lo fa è lui

24 Settembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

Non volevo analizzare il voto di Terracina e Fondi, perchè è voto su cui pesano “vendette”, “rancori”, “mancanze”, è un voto che mi pareva da strapaese più che da scelta politica. Ma poi non  riesco, l’ho sempre fatto e mi pare di mancare a me. Lo faccio come posso con categorie forse vecchie rispetto a questo mondo che va ad altre velocità.

Ma un dato è certo: chi t’è in magni ha vinto (chi ha in mano ha vinto), in tutta Italia con poca eccezione gli elettori hanno premiato chi già “comandava”, hanno bisogno di sicurezze e le avventure non hanno mercato. Coletta a Latina già c’è.

A Fondi e a Terracina non era “candidabili” i vecchi sindaci (diventati entrambi “europei) ma i loro eredi sono primi alle urne, nonostante i fratelli serpenti (gli alleati del centrodestra). Sta di fatto che ribadiscono la “rendita di posizione di chi comanda). E Coletta a Latina comanda.

Ma Coletta è una minoranza a Latina, vero, verissimo anche una minoranza minore ma a Fondi e a Terracina il centrodestra (che anche a Latina è maggioranza) si è diviso, si dividerà, e sta diventando incompatibile con se stesso: anche una grande forza divisa per mille perde davanti ad una debolezza moltiplicata per se stessa. E il secono turno allargherà lo scontro. Fazzone è arrabbiato per Fondi, Procaccini-Calandrini per Terracina, Zicchieri-Durigon per tutti e due e contano anche i vecchi sindaci, se è vero che Parisella rientrando è arrivato secondo a Fondi e a Latina peserebbe anche Zaccheo.

Insomma pare che Coletta sia, sempre per usare un adagio dei miei lepini, come la cocozza (la zucca) che ha il fiore in c… (nel posteriore). Furtunatissimo.

Il Pd? Ha provato a gestire in house la competizione elettorale ma non è entrato mai in gioco e si ripropone il nodo della alleanza per evitare l’irrilevanza. Delle due l’una: o trova un supercandidato o rincula su Coletta. Ci sarebbe un’altra via, giocare la carta del modello Paperon de Paperoni. Iniziare un viatico di allargamento con i 5 stelle, i vari partitini che nascono come funghi in autunno, la rete sociale tradizionale della sinistra, a cominciare dal sindacato, facendo blocco per prepararsi ad ogni eventualità.  Una terza via ardita, faticosa, su un terreno non battuto. Ma nulla è scontato. Un partito che rilancia all’esterno che si fa interprete di pezzi di società: il lavoro, la scuola, i ragazzi abbandonati anche da Coletta.

Tutto pare “colettare” tranne lui, Coletta, che (non so da chi aiutato) pasticcia sulla pace, si marca da solo e non apre i cantieri, bighellona sul teatro, più che piacere si autopiace e diventa, in questo scenario, che lo vede “cocozza” (in senso di fortuna), l’unico vero avversario di se stesso.

Si aggira anche, facciamo vedere di aver letto Marx, per la città il fantasma di Annalisa Muzio che ogni giorno segna un fastidio: era una zanzara, si è fatta mosca, ora è diventata un moscone e l’elefante Coletta deve muovere proboscide, orecchie e coda. Ma capita di aspettare il nemico sulla linea Maginot e quello gira per il Belgio.