I miei socialisti e il sindaco Coletta: i segni socialisti che il sindaco non fa a cominciare dalla statua a Pertini
11 Ottobre 2020 0 Di Lidano GrassucciAVVERTENZE: in questo testo incontrerete Sandro Pertini, Ignazio Silone, Rosa Luxemburg. Una storia che si è fatta partito dal 1892, storia di galantuomini, storia che coincide con la libertà di ciascuno di noi, con la libertà e la dignità. Mi scuserete ma ci troverete l’orgoglio dei cafoni della libertà nella giustizia.
Incontro il presidente della commissione cultura del comune di Latina, Fabio D’Achille, che ride: “ho pensato a te quando i socialisti hanno espresso la scelta di votare per Damiano Coletta“. Lui viene dalla tradizione comunista e un poco lo schema da monolite lo contagia. Io non ci sono rimasto male per la scelta, ma per la prassi della scelta. Ci dividiamo, noi socialisti, sempre per la “prassi”, mai per il fine.
I compagni socialisti, quelli del Psi di Nencini (la diaspora dei giudici-Tito ci ha dispersi, mal per noi e mal per il paese, ma questa è un’altra storia), sosteranno Damiano Coletta alle prossime elezioni. Noi socialisti non siamo tanti e una parte di noi ancor di meno. Ma tutto fa. Il nodo, non contesto la scelta, ma è “perchè”. Nel senso che io avrei chiesto, in cambio, per il sostegno “segni socialisti”.
Premetto: se incontri due socialisti, hai almeno tre correnti e un litigio d’osteria che fa tremare i muri, con scissione successiva.
Io avrei chiesto, prima di sostenerlo di:
rifare la statua a Sandro Pertini con la scritta sul basamento “Sandro Pertini, socialista”. Perchè omettere che era socialista è negarlo, è negarci è ignobile, è offesa ad una storia di galantuomini che noi siamo;
dire che lui, Damiano Coletta, riconosce ai partiti il ruolo di parti essenziali alla comunità per farla umana e non barbara e noi siamo partito dal 1892;
dire che sta con gli ultimi, i derelitti “i fellahin, i coolies, i peones, i mugic, i cafoni” per dirla con Ignazio Silone, gli ultimi quelli senza amore, quelli per cui noi, noi socialisti, abbiamo senso e non ci vergogniamo di essere;
aprire il teatro e la biblioteca perché è lì che nasce ogni libertà e sono i padroni, i fascisti, i preti che chiudono, noi, noi socialisti, apriamo sempre e nel mondo perchè siamo internazionali.
Ecco, dopo aver accordato, almeno questo, io avrei detto di sì anche a Coletta.
Ma a scatola vuota compero solo Arrigoni, per dirla a parole mie.
Vedete siamo pochi, siamo anche stanchi, forse anche con qualche anno addosso ma siamo l’unico futuro possibile per l’umanità, altrimenti la barbarie.
“Socialismo o barbarie” Rosa Luxemburg (socialista)
Nella foto la statua a Pertini, statua abbandonata
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Info sull'autore
Direttore di Fatto a Latina. Giornalista professionista, laureato in scienze politiche, è stato direttore de Il Territorio, Tele Etere, Economia Pontina, Latina Quotidiano, caposervizio presso Latina Oggi e autore di numerose pubblicazioni.