Latina/ Coletta e frattaglie nel centrodestra che non c’è

Latina/ Coletta e frattaglie nel centrodestra che non c’è

10 Dicembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

E’ Natale, è nato dicono. E’ Natale, siamo tutti più buoni. E’ Natale e tra pochi messi si rivota a Latina per scegliere il sindaco… mi sono sbagliato: per confermare il sindaco che c’è. Le idee politiche sono belle ma hanno bisogno di umane spalle per reggersi. Se a Palazzo Barberini non c’era Giuseppe Saragat sarebbe stata una delle tanti liti socialiste, se a Livorno non ci fosse stato Antonio Gramsci sarebbe stato lo stesso. Se gli inglesi non avessero avuto quel testardo di Winston Churchill saremmo tutti impicciati il sabato a saltare cerchi di fuoco. Servono personalità, se non ci sono non ci sono le idee che dovrebbero rappresentare.

A Latina il centrodestra è forse un gigante di sentimento, qualche cosa elettorale, ma senza un leader catalizzatore è niente, non c’è. Ma poi Forza Italia di Alessandro Calvi che cita Gino Giugni cosa ha a che spartire con le nostalgie di Nicola Procaccini? Calvi e la Meloni sono due “società” diverse anni luce. Il sindacalismo di Claudio Durigon come si concilia con la “sensibilità di classe” di Calvi? E tutti loro che hanno della destra di Vincenzo Zaccheo? A Latina non è mai esistita la destra, ma le destre che governavano con il voto moderato di una “non destra” come era ed è Forza Italia. Perchè non trovano il candidato? Perchè non sono la medesima cosa, ma sono cose diverse. La forchetta, il cucchiaio ed il coltello servono tutte per mangiare, ma non per lo stesso pasto: per gli spaghetti serve la forchetta, per il brodo il cucchiaio. L’equivoco è qui: il centrodestra era un blocco elettorale ma non un “agente politico”. Infatti tutti i sindaci, Di Giorgi e Zaccheo, di centrodestra tranne Ajmone Finestra implodono nel “blocco elettorale” e non risolvono mai l’equivoco politico. Raccontiamola diversa: Forza Italia eredita la tradizione socialista-laica e democristiana che è antagonista alla destra di testimonianza del Msi. I moderati “appaltano” il capoluogo alla Destra per equilibri elettorali (Provincia e altri comuni) ma non “si convincono mai”. Ora cercano un candidato unico per un sentire diverso in un percorso elettorale diverso. Non è questioni di nomi ma di mission e senza la mission comune non c’è candidato comune

Damiano Coletta, invece, c’è. Occupa lo spazio, fa rumore, è come Giuseppe Conte: arriva per necessità, resta per esigenza e l’assenza di altro fa la sua presenza.

Contro ha frattaglie ambizionali, non progetti politici. Le candidature oltre il sindaco uscente (sino ad ora) sono autopromozioni come se in mancanza del chirurgo il macellaio si propone perché sa anche lui tagliare la carne.

E’ Natale: Coletta ha fatto le luminarie gli altri guidano a fari spenti contromano pensando di ricordare la strada a memoria.