Appunti di un rivoluzionario ipotetico e scaduto

Appunti di un rivoluzionario ipotetico e scaduto

12 Dicembre 2020 0 Di Lidano Grassucci

Se nasci rivoluzionario senti l’odore della rivoluzione, senti il suo profumo intenso di viole. Ma, se nasci rivoluzionario, senti anche l’olezzo triste delle controrivoluzioni, senti la puzza borghese di chi trama e non rivolta, di chi si fa Pancho Villa e non Robespierre. La rivoluzione è fantasia, bisogno che diventa energia, non rabbia che si fa prepotenza, santificazione. La rivoluzione ha davanti la libertà, l’insorgenza la carriera del generale, le fregole degli ortodossi e la fobia degli eterodossi.

La rivoluzione è amore purissimo per l’idea generosa di un domani di tutti, l’insorgenza la paura profonda ed egoista di perdere quello che si ha, la volontà invidiosa di togliere a chi ha avuto. La rivoluzione non invidia la ricchezza, la rende possibile a tutti. La rivoluzione non chiude ha illusioni sul mondo, non conoscenza di cortili.

la rivoluzione è fare l’amore in due in cui la piacevolezza non è prepotenza di uno, ma intesa di due, dove ciascuno si sente più di se stesso nel noi che è l’estasi più bella. La rivoluzione non è cattiveria che simula la passione, ma passione forte che riesce a sognarsi generosa. Certo la rivoluzione è forza, è implacabile, non è gentile, è sangue perché la vita è questo. Ma non è vendetta sul passato, ma costruzione del futuro.

Certo che è terrore, è terrore per la viltà, per chi teme domani. Ma la rivoluzione non arriva con appuntamenti al buio davanti ad una rotonda, ma all’assalto alla Bastiglia, arriva al suono della Marsigliese che chiama i ragazzi alla della Repubblica, i ragazzi della virtu’ repubblicana a difendere se stessa e quel se stessa è la libertà.

La rivoluzione ha l’appuntamento con la storia non due colonne a pagina 9 di giornali che fanno di pioggia uragano, di onde tempesta, di dolore per uno strage per tutti.

Per fare la rivoluzione ci vuole la serietà dei rivoluzionari, il rigore del Re, l’arroganza di Maria Antonietta, o almeno uno straccio di Zar.

In Italia non abbiamo fatto mai la rivoluzione, per pigrizia e perché abbiamo tutti i pupi a casa, qualcosa da perdere. Perché non sappiamo amare con generosità, ma ci illudiamo di piaceri solitari.

Il resto? Non so dirvi, sono di una generazione che la rivoluzione l’ha sognata, abbozzata, forse ha sparato qualche colpo, ma dietro non c’era mai nessuno.

Ora? Prenderanno il pane al forno, forse bruceranno libri, ma non cambieranno il mondo perché non sono generosi. Uccidere il Re è rivoluzionario, ma la rivoluzione non è uccidere il sovrano ma scardinare le sovranità