Il Natale delle donne: anche in una tragedia c’è chi paga di più

Il Natale delle donne: anche in una tragedia c’è chi paga di più

24 Dicembre 2020 0 Di Rita Berardi

Questo Natale mi dovete dare atto che è particolare e strano. Particolare perchè siamo nel pieno di una crisi mondiale economica e sanitaria a causa della pandemia, strano perchè nonostante questi nodi c’è chi continua a vivere come nulla fosse, se pur pochi, sono comunque tanti a creare difficoltà oggettive che ostacolano una buona riuscita. Dicono che siamo in guerra contro il virus, ma tra le mie estemporanee riflessioni come fossero un quadro che vorrei dipingere, ma tempo e salute non permettono questa libertà, ecco che il pensiero va alle donne. Si parla di tutto e di tutti in questa guerra, ma le donne, genere di cui faccio parte per mia fortuna, se non per cronaca, dai media fino al web restano e continuano ad essere solo una cornice di bellezza e consumo, nei maggiori dei casi. In ogni guerra che si rispetti la vittima per eccellenza è la donna e poi i bambini e allora, in questo Natale strano a Sezze e non solo, mamme e nonne (che Dio le benedica sono ancora vive e non colpite dal ” bastardo Covid”) sono lì a fare agnolotti lasagne panettoni biscotti e tutto ciò che è tradizione per il Natale di cultura occidentale. Un tripudio di odori, sapori anche per un Natale che ci vedrà ristretti, niente famiglie classiche, niente famiglie aperte e allargate, ognuno dovrà stare a casa con max due invitati a famiglia e niente amici. E allora, a che vado a pensare per il mio quadro estemporaneo ” a brullo”? Non a come eludere le regole di Natale come fanno in tanti, ma durante mie necessarie pause, dietro la lista della spesa di Natale, inizio disegnare la primula che disegno sempre da 2009 eredità dal corso da tatuatrice, scoprii la primula, oggi simbolo di rinascita, ad un tratto mi viene da pensare alle donne, non alle nostre mamme e nonne indaffarate tra i fornelli che se pur per pochi cucineranno per un esercito “nze sa mai tenessa vuení cacoduno a straforo”. Il mio pensiero estemporaneo e quindi, post ricerca su Google è andato sulle Donne che in tempo di guerra e quindi di pandemia, sono le vittime per eccellenza. Donne che devono restare chiuse in casa con i propri aguzzini o quelle donne prostitute che non possono essere accolte nelle Case Rifugio e ancora quelle che in queste case ci vanno, ma poi il 12% di esse abbandona il percorso e ritorna tra le loro mure domestiche dove verranno di nuovo molestate, violentate e forse anche uccise, come se essere maltrattate come animali fosse meno peggio di morire. Ecco ho trovato un articolo di novembre del Sole 24 ore, dove spiegano bene che le donne continuano ad essere vittime e, che il lock down anche se ha visto in calo femminicidi da 89% a 81%, quello familiare, vittime di conviventi è salito dal 49 al 54 %, a dimostrazione che la convivenza in casa in questo anno è stata per le donne difficile e mortale. Vedere poi, da chi di dovere e potere, ma anche dal mondo della stampa, che il problema esiste solo quando vi è un fatto eclatante, fa male, perchè se mamma, nonna e zia a Sezze sono buone a fare le crostatine di visciola e “la caciata” (crostata di ricotta) e tante altre cose, sono buone anche ad educare i propri figli, nipoti e mariti a rispettare le donne, perché dopotutto a Sezze alla fine dei giochi la famiglia è matriarcale e le donne si fanno rispettare in maggior parte, però da un po’ di tempo ci siamo dimenticati di fare uno sportello donna e magari tra le tante case di riposo, qualche casa rifugio, qui dove la cultura di genere è forte, non farebbe male dando anche rifugio a donne con svantaggio psichiatrico o che fa usi di stupefacenti o con figli maggiori di 14 anni ;ed ecco i famosi 14 anni, importanti in questi giorni perchè, se hai due figli di 15/17 anni non possono passare il Natale con la famiglia da raggiungere sia essa di nonni, zii come sono esclusi anche dalle Case Rifugio dati i criteri di esclusione, dove il 7,8%delle donne finisce il percorso mentre 9,8% lo abbandona.E allora come diceva mia nonna Vincenzina “la guera è guera ed è cattiva come cattiva è la gente,non te fida’” invece vorrei dire a tutte quelle donne che in questo mio articolo e quello del 24 ore sono state calcolate in percentuale secondo loro sofferenze, di tenere in mente il numero del 1522 e di non aspettare che chiamino per loro i parenti, i figli, gli ex partner(perchè dopotutto non tutti gli uomini sono maledetti) che tra marzo e aprile 2020 hanno fatto salire a 5mila 031 le chiamate di aiuto, ma essere: “te donna a chiedere aiuto se a Natale nessuno ha pensato a te e sei li sola, indifesa, impaurita, sperduta tra le tue paure, tu donna in quanto tale devi chiedere aiuto a chi te lo può dare perchè tu, non sei un antica matriarca setina certo, ma sei donna come lei e da lei devi prendere esempio che ‘niscùno te teta mette i pedi n’ capo’(nessuno deve metterti i piedi in testa) perchè tu sei donna, madre, nonna, zia, figlia, sorella e amica, sei la matrice della vita, dai vita alla vita e in quanto tale meriti rispetto e amore”