Alessandro Poeta, il padre di tutti i bar di Latina

Alessandro Poeta, il padre di tutti i bar di Latina

17 Gennaio 2021 2 Di Emilio Andreoli

Littoria stava in via di realizzazione e il commissario del governo dell’Opera Nazionale Combattenti, il conte Valentino Orsolini Cencelli, girava instancabilmente in tutti i cantieri, ma mancavano alcuni dettagli non trascurabili. In Piazza del Littorio (Piazza del Popolo) assolutamente non poteva mancare un bar. D’altronde si era assunto l’onere di fare la città al posto del borgo rurale immaginato dal Duce, e quindi non poteva sbagliare, doveva essere tutto perfetto. Per la conduzione di quel bar voleva gente seria, fu così che gli venne in mente di chiamare un suo amico che gestiva, insieme alla famiglia, un albergo bar ristorante nel suo stesso paese di origine, Magliano Sabina.  L’amico si chiamava Alessandro Poeta.

 

 Le storie di Latina sono fantastiche, si intrecciano incredibilmente, e poi sono ancora vive perché le abbiamo ereditate dalla memoria dei nostri padri o dai nostri nonni. In queste storie ci casco dentro e mi sembra di farne parte, perché ogni storia che racconto è una piccola parte di me.

Vi ho già raccontato del Bar Mimì, del Turi Rizzo, del Bar Cifra, del Bar Friuli, del Bar Di Russo, non poteva mancare all’appello il padre di tutti i bar di Latina, il Bar Poeta. Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo capirete del perché lo considero il padre di tutti i bar. Intanto vi vorrei accompagnare in giro per la città, quella di tanti anni fa, ricordando alcuni bar che sono rimasti ormai solo nella mia memoria.

Alessandro Poeta, nel piccolo riquadro la moglie Alessandrina Vittori

Non ho mai nascosto la passione per i bar, che nella mia vita ho frequentato tantissimo, alcuni di questi sono spariti e a qualche attempato come me piacerà sentirli ancora nominare. Sotto i portici di Corso della Repubblica ce ne erano due, il Bar Sergio che stava accanto al negozio delle sorelle Cinelli, e poco più avanti il Bar Osvaldo, che poi divenne Bar San Marco, oggi negozio di intimo. Ancora più avanti sul lato sinistro il Bar Centrale. In via Umberto I° il Bar Ezio, ma ce ne era anche uno fuori dalla circonvallazione, in via Isonzo, che era molto frequentato, il Bar Liternum. Un altro bar alla moda era il Bar D’Angelo che poi chiamarono Bar Martini. Di tutti questi bar conservo i dolci ricordi dell’adolescenza e della giovinezza.

La storia di Alessandro Poeta e del suo bar

Ma ora veniamo al primo bar della città, il Bar Poeta, a cui tanti altri bar sono legati. Questa è la sua storia, quella di Alessandro Poeta che arrivò a Littoria qualche mese prima dell’inaugurazione. Lo aveva chiamato il conte Valentino Orsolini Cencelli, commissario del governo dell’Opera Nazionale Combattenti. I due si conoscevano perché entrambi di Magliano Sabina, un piccolo comune in provincia di Rieti, dove Alessandro gestiva, insieme alla sua famiglia un albergo bar ristorante.

Alessandro, classe 1894, ha trentotto anni quando arriva a Littoria. Il suo compaesano Cencelli lo ha convinto a trasferirsi. È l’unico bar della nuova città e sta nella piazza principale. Non poteva rifiutare un’opportunità così invitante, tra l’altro gli hanno messo a disposizione l’appartamento proprio sopra al bar e accanto hanno aperto l’albergo Littoria. L’intuizione è stata giusta, la città si popola sempre più e a due passi c’è anche la fermata delle corriere.

interno Gran Caffè Poeta, da dx Bortolo Pellegrini, Giuliano Noce, Bernardino Viccioni, Natalino Fortin e Filiberto Chiumera

Non poteva sperare di meglio da quel bar che conduce instancabilmente insieme alla moglie Alessandrina, da cui ha avuto tre figli, Claudia, prematuramente scomparsa, Valentina, tra le prime nate nell’ospedale appena realizzato, e Bruno nato nel 1935. Alessandro è anche un appassionato di ciclismo ed è uno dei primi a organizzare una corsa ciclistica a Littoria denominata come il suo bar “Gran Caffè Poeta”.

Don Torello benedice il bar Poeta dopo la ristrutturazione nell’immediato dopoguerra. Il bambino in giacca e cravatta è Bruno Poeta

Gli anni trascorrono e nel frattempo hanno aperto altri bar, ma il Poeta è sempre il punto di riferimento per i cittadini di Littoria e per chi arriva da fuori. Poi arrivano gli anni bui della guerra e quando finisce, Alessandro pensa che il peggio sia ormai passato, ma il 4 ottobre del 1945 purtroppo muore, probabilmente di malaria. Il bar continua a mandarlo avanti il suo fido dipendente Riziero Santi che si fa aiutare dal nipote, d’altronde il figlio Bruno è ancora troppo piccolo, come lo è la figlia Valentina.

Bruno Poeta

Una menzione speciale la merita Bruno Poeta, anche se del bar non si interessò mai, perché sapeva che quella vita era troppo sacrificante per uno che amava muoversi ed essere libero. Iniziò infatti a vendere porta a porta, poi venne assunto in una azienda di Priverno dove producevano materiale edile, e dove divenne direttore commerciale. Dopo di che si mise in proprio aprendo un’agenzia di rappresentanza, sempre di materiali edili.

Bruno Poeta con il figlio Alessandro

Il figlio Alessandro, che si chiama come suo nonno, lo ricorda così:

Mio padre è stato un grande sportivo, amava tutti gli sport. Partecipò molto anche a livello dirigenziale per tante discipline sportive.  Ricordo che per qualche tempo fu dirigente anche del Latina calcio, ma poi lasciò perdere perché quell’ambiente non gli piacque. Fu anche dirigente del Club Alpino Italiano di Latina. Si dedicò anche al basket, la pallavolo e nel 1972 fu uno dei fondatori del Baseball Latina. in questa ultima disciplina,  come vice presidente, nel 1980, raggiunse la promozione al massimo campionato per poi dover rinunciare a causa dell’assenza delle illuminazioni sul campo di gioco

Ricordo con affetto Bruno che ho conosciuto quando ero bambino, perché molto amico di mio padre. Era una persona che ispirava simpatia a prima vista, e l’ho voluto ricordare perché ha dato molto alla Latina sportiva. Comunque rinunciare alla massima divisione perché il campo non aveva le luci, solo a Latina poteva succedere.

Bruno Poeta a dx, accanto il suo amico Erasmo Fiorito cofondatore del Baseball Latina

Ma torniamo al Gran Caffè Poeta e alla mia definizione di padre di tutti i bar. Dovete sapere che al Poeta lavorarono: Luigi Perrelli che aprì il Bar Mimì, Bortolo Pellegrini il Bar Friuli, Vittorio Di Russo il bar dove ora c’è il Caffè degli Artisti, il signor Agnolon il Bar Meucci, adesso negozio Cancellieri, il signor Pontesilli del bar omonimo, Giuliano Noce il Bar dello sport ora Mokafe, Ernesto Viccioni il Bar Viccioni oggi Bar Nino in via Cavour sulla circonvallazione. Insomma quella del Bar Poeta è stata un’ottima scuola per molti che hanno intrapreso l’apertura del proprio bar.

Il lieto fine

Negli anni novanta il sindaco Ajmone Finestra, con una delibera, dichiarò il Gran Caffè Poeta patrimonio della città in quanto le mura erano, e sono tuttora, di proprietà del comune. In seguito però, dopo la lunga gestione da parte di Riziero Santi, il bar Poeta chiuse i battenti e per tanti anni le serrande di quel bar furono tristemente abbassate.

Nel 2010 la svolta, il comune apre finalmente il bando per l’affidamento del bar Poeta. Sono troppi anni che è chiuso, e quelle serrande chiuse sono un cazzotto ad un occhio per la piazza principale della città. Tra i partecipanti al bando c’è un ragazzo che sogna, si chiama Gianluca Scaramella e pensate un po’, è il nipote di Luigi Perrelli il fondatore del bar Mimì che aveva lavorato in quel bar nel 1934 e che dormiva nel sottoscala di quel palazzo.

Qui chi sogna più forte vince, e così Gianluca, insieme a quattro amici: Bruno Bozza, Roberto Tari, Massimo Spaziani e Marco Gargani si aggiudicano il bando, e il 24 febbraio del 2011 il Bar Poeta riapre le serrande. E sapete chi sta alla macchina per fare il primo caffè? Bruno Poeta, emozionatissimo per la riapertura del bar del papà. Con questo lieto fine, auguro a tutti di tornare presto alla normalità e di affollare i bar come una volta.

Ringrazio Alessandro Poeta e la mamma Iris, moglie del compianto Bruno. Inoltre ringrazio Cristiano Noce e suo papà Giuliano per le bellissime foto, e per ultimo, che è arrivato primo, l’amico Gianluca Scaramella.