Una foto arancione nel tempo infinito del virus e la montagna

Una foto arancione nel tempo infinito del virus e la montagna

17 Gennaio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Un paesaggio morto oggi domenica di gennaio.

Una volta la Semprevisa diceva neve e tu andavi al piano, diceva sole e tu salivi sui sentieri per vedere se poi da lassù il cielo si poteva anche toccare.

Ora la Semprevisa parla uguale, ma nessuno va, nessuno viene.

Lei parla ma ci sono tappi di paura. Sono qui, sul piano, zona arancione e mi trovo solo, senza più ragione .

La domenica ci si metteva il vestito nuovo e si facevano gli affari e le piazze erano un pullulare di uomini seri, di parole date, di mani strette di previsioni mai funeste. Si scommetteva col freddo tutto, si metteva su quella casella, poi la ruota girava per fermarsi a maggio. In mezzo? L’illusione di un grande affare.

La piazza è vuota, ci passano in fretta freddolosi portatori di piccole faccende, e la paura non fa meravigliare se passa una ambulanza. Sui bordi delle strade vecchie cose abbandonate, rifiuti di confusione e anche loro, ora, si fanno radi.

Davanti ad un bar nostalgici di riti mediorientali stanno ad aspettare una illusione di caffè. Il prete è chiuso dentro, una volta contro la peste faceva una bella processione, una lunga orazione, e mandava ogni malore ai satanassi e alla fine della prolusione arrivava Nostro Signore a risolvere la questione e tutti capivano cosa era il Salvatore.

Ora è arancione devi restare e cercare di non fiatare che mica è certo il resto.

Le strade qua sono diritte e vedi fino a quando non finiscono e si fanno un puntino e puoi anche fare lo stesso giochino all’indietro, qui il rumore è arrivato da poco e ci ha illuso di essere insieme, invece… una foto arancione.

Ora siamo noi il residuo di troppo, siamo noi quelli fuori scala. Un gatto si inoltra per la sua strada anche lui solo, pronto a non fare più le fusa perché pare aria cattiva dal mare e la montagna si è gelata.