Latina la città senza Carnevale sempre in Quaresima

A Latina fanno tanti natale, ma il carnevale no. Il carnevale è il giorno in cui la follia diventa ragione e la ragione appare folle. E’ il giorno della libertà assaporata dalla consapevolezza che poi arriverà il sacrificio e sarà lungo, lungo 40 giorni. Ma qui nessuno si lascia andare, qui nessuno si sveste dei panni che è solito indossare. Siamo un poco veneti è vero, ma di quelli delle campagne non i curiosi commercianti di Venezia con le dame dalle maschere fisse che celavano in quella estraneità la più assoluta libertà. Siamo legati, seri per “sconoscenza” della forza dell’ilarità, per “sconoscenza” della libertà di essere così liberi da non essere per un giorno neanche noi stessi. Siamo seriosi ma non seri e la mancanza di Carnevale ci fa tristi a capire messaggi nuovi, pensieri diversi. Troviamo strane le navi in mare, gli uccelli in cielo e ogni cosa nel suo posto.

Qui siamo tutti presi dal nostro ruolo senza immaginare la maschera che di ruoli ne raccoglie cento e così fa conoscere al mascherato mille mondi e non solo il suo. A Carnevale ci si libera di ogni pregiudizio, si prova ad essere come si è ma non si può essere. Si vedono occhi vivi in maschere così ferme da rendere unico ogni anonimato e domani è quaresima e tutto è dimenticato.

I colori sono dei bambini, i coriandoli mascherano anche l’aria tutto è così vero da essere falso e nel falso siamo veri. Qui invece è un giorno banale, questa è città di natale ma al bambino che nasce è vietato giocare. Perché si nasce in una stalla, si muore su di una croce ma in mezzo c’è il carnevale. Tra un pianto e un miracolo c’è una Maddalena.

Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino, ma nei convitti e in piazza
Lascia i dolori e vesti da Arlecchino, il carnevale impazza, il carnevale impazza…

Francesco Guccini, canzone dei 12 mesi.

Nella foto la Lotta tra Carnevale e Quaresima  di Pieter Bruegel il  Vecchio (1559)