La lettera dei Medici di famiglia: “Siamo stati accusati non curare i pazienti Covid, ora basta chiediamo rispetto”

La lettera dei Medici di famiglia: “Siamo stati accusati non curare i pazienti Covid, ora basta chiediamo rispetto”

26 Marzo 2021 1 Di Glenda Castrucci

LA MEDICINA DI BASE OGGI – problematiche e incongruenze: la pubblicazione della lettera dei Medici di Famiglia


«In questo anno di pandemia la medicina di famiglia è stata costantemente sotto attacco , considerata come un fronte che è venuto meno al suo compito di fungere da barriera all’avanzata del nemico.

Gli attacchi sono arrivati da “fronti” esterni (stampa, social, Tv), ed interni ad opera  di “illustri” professori  e colleghi ospedalieri.

Tutto ciò ha contribuito a fornire una immagine assai distorta del nostro lavoro.

I medici di famiglia vengono accusati di:
– aver chiuso gli studi, senza accettare più visite con libero accesso;
– di ricevere solo su appuntamento;
– di non essere rintracciabili  al telefono;
– di non curare i pazienti Covid a domicilio.

All’inizio della pandemia e in mancanza di DPI ci è stato raccomandato di ridurre al minimo le visite in presenza e di fare sempre un triage telefonico prima di ricevere i pazienti. Questo è quanto è stato fatto dalla maggior parte di noi per cercare di tutelarci, perché ammalarci  significava e significa lasciare i cittadini in carico senza alcuna assistenza.

Con l’arrivo dei DPI le visite sono riprese, sempre su appuntamento e per seri motivi. Le prescrizioni di farmaci e il controllo esami, se non necessitano di visita in presenza,sono state, e lo sono ancora, effettuate per via telematica: tutto questo per far sì che non si creino assembramenti nelle nostre sale d’attesa.

I nostri telefoni squillano continuamente e ormai i pazienti hanno non solo il numero di telefono dello studio ma anche quello dei nostri cellulari: rispondere a tutti (telefonate, WhatsApp , sms, email) comporta più di 12 ore di lavoro al giorno, festivi compresi (specie per monitorare i pazienti Covid, a domicilio).

Siamo stati accusati di non curare i malati di Covid: tale affermazione non merita commenti. Siamo di fronte a un virus imprevedibile, per molti aspetti sconosciuto e non abbiamo armi da usare, specie sul territorio (manca ancora un protocollo condiviso ed unanimemente accettato). Saremmo noi i principali responsabili del mancato arresto della pandemia? Eppure basta uno sguardo, anche distratto, ai dati per capire che chi finisce in Ospedale per Covid rappresenta una percentuale molto piccola, per fortuna, rispetto a chi è a domicilio.
Chi segue questi pazienti? Chi fornisce loro le indicazioni basilari? Chi fa il monitoraggio del loro stato di salute?

Noi siamo rimasti l’unico presidio di salute accessibile  per i pazienti: i nostri studi sempre aperti anche quando tutta l’attività della specialistica ambulatoriale, ospedaliera e dei presidi ASL, INPS e INAIL  è stata bloccata.

Eppure qualcuno ci ha chiamati “ignavi”, come quelli a cui Dante attribuiva il massimo disprezzo, o peggio “disertori”.

Quanta malafede c’è dietro a queste parole , malafede ed ignoranza  di chi non vuole neanche sporcarsi le mani per capire il lavoro degli altri ed esprime giudizi senza conoscenza e competenza: giudizi che contribuiscono ad esasperare medici e pazienti in un periodo in cui la stanchezza sta stremando un po’ tutti.

Forse ad altri vanno ricondotte le responsabilità e cioè ad un Sistema politico:

– che ha tagliato personale e non ha saputo programmare  un adeguato numero di medici e specialisti;

– che ha tagliato  posti letto negli Ospedali, promettendo un rilancio del territorio  mai iniziato.

A ciò si aggiunge la responsabilità di un certo tipo di sindacalismo, che ci ha massacrati di incarichi e compiti impropri ed inappropriati, senza  una visione del futuro e senza scudo difensivo.

Siamo stanchi, ma più che la stanchezza fisica ci fiacca e ci indigna il giudizio malevolo di chi non sa riconoscere il valore del lavoro altrui , di chi ha bisogno di capri espiatori da buttare in pasto all’opinione pubblica, di chi deve sempre creare “un mostro” da buttare in prima pagina.

La stanchezza psico-fisica è accompagnata alla percezione del poco valore che si dà alla nostra professione di medici di famiglia.

Eppure i medici italiani nel mondo, sono quelli che hanno dato il più alto contributo in termini di vite umane in questa pandemia e molti di questi erano medici di famiglia, sprovvistiinspiegabilmente anche di una qualsiasi tutela INAIL.

Basta con questa campagna di denigrazione e squalificazione del nostro lavoroOggi chiediamo più rispetto per il nostro lavoro e la possibilità di essere protagonisti. 

Dobbiamo e vogliamo contribuire a riformare  questo nostro patrimonio concreto  che è il SSN, a cominciare proprio dalla medicina del territorio: investire nelle Cure primarie, che vede tra gli attori anche i medici  e i pediatri di famiglia significa migliorare drasticamente il Benessere di un Paese,  in termini economici e sociali».