Ode contadina all’eresia e bestemmio la natura assassina

Ode contadina all’eresia e bestemmio la natura assassina

31 Marzo 2021 0 Di Lidano Grassucci
Lo ricordo ora, perché ora la sagra dell’ovvio è diventata ignoranza della vita.
La storia è una storia di primavera, del tempo del germoglio.
Mio nonno mi ci portò di proposito. Tra contadini è uso così: tramandare. Che vuol dire mandare tra, ed è tra le mie mani che mi ha messo il seme di fagiolo rampicante. Come nella favola che la pianta arrivava nella terra del gigante e a lui ruba le uova d’oro, ma la papera di nonna le faceva solo di uovo.
Si chiamava come me, nonno, e chiamarci non ci veniva facile, iniziò la sua lezione senza nomi, perché Lidano suona antico.
E il gigante era lui, curvo e piccolo, pelle arsa dal sole.
Il racconto iniziò cosi: vedi, ora tutto ci è nemico.
Gli uccelli cercheranno di rubarci questo seme, noi lo seppelliremo ma sotto c’è il verme che vuole il suo, la talpa, il grillo talpa, poi l’erba che lo soffocherà al germoglio, poi il topo. Poi il gelo, il caldo, troppa acqua della pioggia, poi troppo poca senza pioggia.
Tutto è contro noi, tranne noi.
La natura non regala, uccide.
La natura è morte a cui la vita, con rabbia, vuole fuggire per vivere.
Il contadino è solo la sua caparbietà, la cattiveria di voler vivere nonostante non tocchi a lui.
Noi siamo ladri, siamo gramigna in questa terra assassina, viventi abusivi.
Qui non vince il buono, vince che uccido il verme, aspetto in trappola l’uccello, imbroglio il topo, trovo la talpa e porto l’acqua dove non c’è, la tolgo quando c’è.
Sono il diavolo, sono il contadino, sono il cattivo che ruba al divino che non è vino per me ma sa di rancido del marcio. C’è la mosca e c’è il moschino, la larva e la farfalla, ma non c’è mai il contadino. Noi, figlio mio siamo la bestemmia nel messale del creato, siamo la bestia tra gli angeli, siamo ipereresia contro l’armonia.
Ti diranno che c’è misericordia, non è per noi.
Noi siamo qui nonostante tutto per rabbia contro tutto. Noi siamo pirati della vita per questo contadini che non vogliono la morte e quando arriva sarà vendetta di vermi per la rabbia con cui siamo stati viventi.
Non mi ha insegnato la pietà, ma il coltello contro la viltà.
Mi scuserete ma non amo il mio assassino, non amo la naturalità della morte amando la caparbietà del vivere. Sono contadino pirata dell’ingiustizia che mi ha fatto ultimo nel disegno divino ed io sono primo per il coraggio che da il vino.
Agli amanti della natura? Anche il boia aveva i suoi amori, io sto con il collo non con la ghigliottina
Foto: Renato Guttuso, contadini a lavoro