
Scrivere jazz… tip tap
7 Maggio 2021E adesso che farò non so che dire
Ho freddo come quando stavo solo
Ho sempre scritto i versi con la penna
Non ho ordini precisi di lavoro
Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani
E quelli che rubavano un salario
I falsi che si fanno una carriera
Con certe prestazioni fuori orario
Pierangelo Bertoli, a Muso duro
Ho dato una occhiata a questo mio scrivere, dio mio non ci si capisce niente. Non c’è un filo non c’era argomento, ma lo sgomento di cercare trovando e perdendo le cose in una frase. Le mie mani non reggono le cose che rovinano a terra e si “fanno male”, così la testa non regge il massimale del rimborso.
Capirono subito che c’era in me qualcosa di non rettificato, qualche cilindro che non stava in accordo con gli altri e il motore tossiva facendo di me corridore poco veloce.
Poi erano la cose intorno che mi distraevano, tutte le cose intorno nessuna esclusa. E le poesie giovanili erano già deliri senili: da A a B per vie maledette. La scrissi con “le ragioni geometriche” del mio liceo e l’ingenuo procedere dei tentativi, maldestri, di diventare uomo.
Darsi un aria da maledetto era vezzo, come avere una giacca blu. Vezzo per me quanto inutile al mondo, a questo mondo ma mi predisponeva a come lo avrei incontrato, il mondo.
Non si é fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà
Ma è un ricordo che vale dieci lire
E non c’è niente da capire.
Io non ci troverei niente da dire
E non c’è niente da capire