Cerasa

Cerasa

24 Maggio 2021 0 Di Lidano Grassucci
Resta in bocca un sapore di ciliegie, anche se non le hai mangiate. Una memoria. Le ciliegie sono gradazioni di rosso fino ad un intenso colore sangue e macchiano i golosi.
Macchiano i golosi e invogliano a nuove golosità. Le ciliegie non hanno bisogno di artifizi, sono come sono. Prendere o lasciare.
Certo devi salire sull’albero, devi andarle a cercare. Certo devi contenderle agli uccelli, alle formiche al sole che dopo averle alimentate le sconforta.
Resta indelebile il senso del morso, la prendi la tocchi delicatamente con la mano per mantenere intatta la sua perfetta armonia. Devi essere fortemente delicato per prendere questo senso di maggio.
Maggio ha sempre il rosso come scelta cromatica. Un tempo dicevano di passioni rosse. La camicia di Garibaldi, la bandiera delle rivoluzioni dei sanculotti di ogni mondo. E… le ciliege.
Ora dopo la mano delicata lo strappo, un colpo secco per non rompere l’equilibrio, la perfezione. Ci vuole delicata forza e non deve uscire il rosso a ferire la camicia. Equilibrio, attenzione,. decisione. Perchè solo così arriverà il piacere del morso. La più rossa, quella rosso carminio, l’ho scelta. Esposta al sole, dal sole curata, dal sole amata. Rosso carminio. Ora la guardo, pare si faccia guardare, la sento pelle di raso, la sento sapore annunciato. Mi invita, ora mordo.
Forte, i denti affondano in una polpa densa. Si colorano di rosso carminio, il succo invade la bocca e ogni altro sapore è esaustivo in quel sentire.
La ciliegia è una provocazione al divino, effimero maggio, che resta indelebile lungo un anno, in quel sempre che è il nostro bisogno di piacere, di un dolce che invita che è equilibrio.
Mordo, forte. Mordo e sento.
Credo che a maggio quando il creatore fece per creatura la ciliegia allora comprese il piacere, ad ottobre con l’uva aggiuse la follia.