Quella banda che abbiamo fatto per non diventare grandi

Quella banda che abbiamo fatto per non diventare grandi

23 Maggio 2021 0 Di Lidano Grassucci

C’era un tempo, da bambini, che per essere grandi ci facevamo bandoleri, pirati, ladri di cavalli, malfattori e briganti. C’era un tempo che fantasticavamo sulle cose che non ci toccavano in dote.

Diciamolo che ci piacevano le malefatte, ci piaceva Franti, Lucignolo, Pinocchio quando pensava a ingenue ribalderie con quei falsi traditori di un gatto e di una volpe.

Siamo stati tutti, e chi non lo è stato ha saltato l’essere bambino, dei poco di buono degli Spugna al cospetto di Capitan Uncino

Ciurma questo silenzio cos’è?
Svegliaa tutti a rapporto da me
Spugnaa pendaglio da forca
Possibile che nessuno si muove?
Ma sono o no il comandante
Di questa lurida nave?
Di questa lurida nave?

Edoardo Bennato, Capitan Uncino

Spugna, pendaglio da forca era parente al bandolero triste, era Bernardo il muto amico di Zorro contro le guardie di Spagna.

Ora lo dico: noi non stavamo con Ginko, ma con Diabolik ed Eva Kant. Stavamo con i loro loschi piani contro ricchi troppo ricchi, stolti troppo stolti. Certo il commissario Ginko a suo modo era anche lui dei nostri, solo dalla parte “sbagliata” per fare un’avventura. Ma era un fumetto e noi non eravamo così sottili.

Queste avventure così senza righe uscite dalla fantasia di due signori miti ma “ladre” della loro stessa fantasia. Si chiamavano Angela e Luciana Giussani che hanno visto animali strani messi dentro storie sopra ogni riga.

Diabolik non ha pietà di chi non ha avuto pietà, chi si è fatto ricco derubando le speranze e lui prende il debito che questi hanno all’umanità per inumanità.

Eccola la banda, ma non si rubano più denari o gioielli ma opportunità, libertà, diversità di vita rimesto a omologanti buone educazioni che prenotano eterne frustrazioni.

Rapinano, rubano, e se serve anche uccidono l’ipocrisia di chi si sente giusto nella sua pedanteria, nella sua uniformità, nel suo buongusto fatto di banalità.

Ruberemo questo bottino fatto con ingiusta banalità con inutilità di regole, di vita fatta per diritto un diritto che, però, è stato storto.

Una banda capoculo, che darà a chi ha fantasia anche la fantasia di chi non la può avere.

Siamo stati tutti bandoleri, pirati… se non non saremmo stati bambini un poco amici della banda Bassotti, e quel Pietro Gambadilegno era uno che “pensava in grande”