C’era una volta a Latina negli anni sessanta

C’era una volta a Latina negli anni sessanta

30 Maggio 2021 0 Di Emilio Andreoli

A Latina gli anni sessanta sono stati rivoluzionari, la città che per trent’anni  era nata con vocazione prettamente rurale stava per essere stravolta dal progresso. Palazzoni, grattacieli, industrie, centrale nucleare, Latina era proiettata verso il futuro con i propri pro e i propri contro. Nessuno dei giovani si sentiva contadino, la terra era troppo dura da lavorare. La rivoluzione industriale, complice la Cassa del Mezzogiorno, era ormai una realtà che ridimensionava la vocazione agricola della città. Anche il divertimento per i giovani stava cambiando, nascevano i primi luoghi di incontro dove poter ballare, ma solo la domenica pomeriggio. Per il resto della settimana solo noia e cinema. Poi arrivò il primo night e la tranquilla Latina ebbe un sussulto…

 

Latina, nella mia memoria, quella della fine degli anni sessanta e inizi settanta, era contenuta nell’anello della circonvallazione. C’erano già i palazzi Barletta in via Isonzo, ma per me erano lontanissimi, in periferia, lì vicino c’erano i boschetti dove andavamo a fare cross con la bici. L’inverno erano pieni di acqua e fango, sembrava palude, e quando tornavo a casa mia mamma quasi non mi riconosceva. Crescendo un po’, i boschetti diventarono i luoghi per baciare le prime fidanzatine.

 Per ballare i primi lenti dovevamo aspettare i compleanni oppure organizzare nelle cantine o nei garage. Ballavamo i primi brani di Lucio Battisti e Claudio Baglioni che ascoltavamo con un mangiadischi. I più organizzati avevano i complessini che producevano suoni assordanti. Poi arrivava qualcuno del palazzo a sgridarci, e allora tutti a casa o a girare in bici per la città. Eravamo troppo piccoli per entrare nei luoghi dove i ragazzi più grandi andavano a ballare.

 

Gli anni sessanta

Facciamo un salto indietro, agli inizi degli anni sessanta. I giovani di allora andavano ai te’ danzanti organizzati al cinema dell’Aquila in via A. Diaz, a parte le feste private era l’unico luogo dove poter ballare e provare l’approccio tra ragazzi e ragazze. Poi nel 1960 lo chiusero e al suo posto costruirono il palazzo della Standa. I te’ danzanti continuarono in altri luoghi, soprattutto negli alberghi che disponevano di ampie sale, come l’Hotel Europa della famiglia Palumbo, l’Hotel De La Ville del signor Marzullo e l’Hotel Fogliano della famiglia Giacomini.

1969 Serate danzanti nel camping al mare

La musica era dal vivo e le band proponevano le canzoni che andavano per la maggiore, soprattutto lenti e rhythm and blues. Intanto un gruppo inglese stava iniziando a influenzare l’intero pianeta con il loro pop rock, erano nati i Beatles e anche le nostre band locali iniziarono a proporre quella musica che faceva impazzire i giovani. Certo durante la settimana i ragazzi, a parte lo struscio del Giro di Peppe che terminava prima di cena, avevano ben poco da fare, le ragazze non uscivano e la scelta della serata si limitava al cinema o una partita a biliardo con gli amici al Bar Poeta, che rimaneva aperto tutta la notte.

Se per i giovani la noia era maggiore dello svago, per i più grandi non è che andasse molto meglio, tra l’altro nel 1958 la senatrice Lina Merlin, con una legge, aveva fatto chiudere l’unico bordello della città, questo non vuol dire che la prostituzione fosse finita, divenne solo clandestina.  I più audaci e facoltosi, inventandosi riunioni  o giocate a carte con gli amici, se andavano in cerca di emozioni nella vicina Roma. Mica c’erano i cellulari di oggi che ti dicono pure in quale bagno del pianeta ti trovi, una volta uscito da casa il gioco era fatto.

 

Nasce nel 1963 il primo night club di Latina il 22/28

Ma attenzione, a Latina la vera rivoluzione la portano due ragazzi friulani, due fratelli, di ventidue e ventotto anni, che decidono di aprire il primo night club nel pieno centro storico. Hanno appena buttato giù la Casa del Contadino in Corso Matteotti, e al suo posto stanno costruendo un grattacielo che prenderà il nome del suo costruttore, Cesare Pennacchi. Intorno al grattacielo le palazzine più basse sono già pronte. Al piano terra sono pronti anche i negozi, uno di questi è destinato a un bar.

Il bar lo prendono quei due ragazzi che hanno già fatto esperienza in altri caffè della città. Sono conosciuti come i fratelli Meucci, ma non è il loro vero cognome. Bar di giorno e night di notte, una macchina perfetta per quel tempo. Senza saperlo forse, stanno per sconvolgere la quiete famigliare della piccola e benpensante cittadina di provincia. Lo chiameranno 22/28 come i loro anni. Io di questi due numeri ho ricordi lontani, quando mio padre incontrava gli amici e parlando a bassa voce li nominava. Poi ho capito perché.

I fratelli Meucci sulla scalinata del loro night club 22/28

L’incontro con Giuseppe Bolognesi, testimone del tempo

Conosco uno dei due fratelli Meucci, quello che ha avuto per tanti anni il bar vicino piazza San Marco, dove ora c’è il negozio di scarpe Cancellieri. Lo corteggio da un paio di anni per farmi raccontare la sua storia, ma niente, non cede, e allora ho fatto una ricerca e ho trovato uno dei musicisti che suonavano in quel night e anche nelle sale dei te’ danzanti. Lui è Giuseppe Bolognesi, classe 1946, ex imprenditore e oggi valido artista. Ha già fatto alcune personali di pittura, l’ultima nella sala da te’ del bar Turi Rizzo. L’ho incontrato al Bar Poeta e mi sono fatto raccontare cosa accadeva in quel night e in generale in quell’epoca.

Latina 1966, palco del 22/28 con la band The Sakems, da sx Giovanni Lungarella, Maurizio Ricci, Pino Maggiore e Giuseppe Bolognesi

Cosa ricordi di quel night club?

 Ho suonato con il mio gruppo per qualche anno in quel night, era un ambiente molto raffinato ed elegante, in effetti era lo scantinato del bar, ma i due fratelli Meucci lo avevano attrezzato bene. Ricordo il direttore del night che tutti chiamavano Paquito, ad aiutarlo la moglie Rita che dava indicazioni alle ragazze per approcciare i clienti

Quindi c’erano delle ragazze che intrattenevano i clienti!?

 Sì delle belle ragazze perlopiù straniere che cambiavano ogni venti giorni. Loro avevano il compito di far consumare il più possibile gli avventori. Ho visto spendere vere fortune in champagne, poi se qualcuno voleva appartarsi con una delle ragazze c’erano dei separé con luci soffuse, protetti da occhi indiscreti

Latina, la band “I Feudali” al bancone del night club 22/28

Facevano anche degli spettacoli?

 Certo alcune ragazze facevano degli spettacoli, ma mai spogliarelli integrali. La star del 22/28 era Paulette, una donna francese molto sensuale, ma lei cantava solo, non era una spogliarellista o intrattenitrice del locale. Noi suonavamo dalle ventidue fino all’alba, ma a me non pesava perché mi divertivo. Ogni tanto veniva a sorpresa Orazio Di Pietro con la sua chitarra e suonava con noi . Io li dentro mi sentivo importante e proiettato nel futuro, un night a Latina era una novità assoluta

la francese Paulette, star del 22/28

Chi erano i frequentatori abituali?

Venivano un po’ tutti, professionisti, imprenditori, funzionari pubblici, pure da fuori Latina, ma venivano anche tante donne a raccattare i propri mariti. Ho assistito a tante scenate di gelosia. Tra le donne di Latina c’era malcontento e preoccupazione per i soldi che i mariti lasciavano sul tavolo del 22/28. Era diventato sconveniente anche prendersi un caffè la mattina lì nel bar, venivi subito additato come frequentatore del night

Band in posa sul palco del 22/28, da sx Franco Miletta, Enrico Gualdi, Nino Vassallo, Andrea Nascani e Giuseppe Bolognesi

Che mi dici invece dei te’ danzanti ?

 Erano meravigliosi, in quei pomeriggi respiravamo aria di libertà. Certo a raccontare oggi i te’ danzanti mi viene da sorridere, sembra essere passato un secolo, non avevamo niente eppure eravamo felici

 

Nel 1970 la storia del primo night club di Latina si concluse, era durata solo sette anni, ma il 22/28 rimane una pietra miliare, indimenticabile per chi lo ha vissuto e sono convinto che più di qualche nonno ha tramandato questa storia, perché ho sentito molti giovani che la conoscono. Oggi quel bar esiste ancora, si chiama Bar Ariston, potete andare tranquillamente a prendervi un caffè, nessuno vi additerà perché li sotto ora c’è solo uno scantinato, ma se chiudete gli occhi qualche nota di quella band ancora potrete udirla. Che dire poi dei ragazzi dei te’ danzanti, erano felici perché forse indossavano i vestiti più belli, quelli della giovinezza.

Ringrazio Giuseppe Bolognesi per le magnifiche foto e per i racconti